Antefatto: il 7 maggio 2017, durante una visita a Castelbrando con la mia ragazza, il mio glorioso Samsung Galaxy III è scivolato fuori dalla sua consunta cover mentre lo reggevo per scattarci un selfie. Si è schiantato sulle lastre della terrazza e lo schermo si è spaccato in modo definitivo.
Qualche sera dopo, sentendomi tra l'insonne e il cretineggiante, ho preso Il cinque maggio di Manzoni e l'ho parodiata come segue. La parodia è rimasta tra i meandri delle mille schifezze che scrivo e che metto da parte, fino ad ora. Spero che qualcuno possa trovarla divertente!

Il sette maggio

Ode.

Ei fu. Siccome mobile,
Data la mortal caduta,
Stette il Galaxy rotto,
Orbo di tanto schermo,
Così isolato, disconnesso
Il Marco da Whatsapp sta,

Muto pensando all'ultimo
Selfie che fu fatale;
Né sa quando un simile
Telefono cellulare
Il suo moderno touchscreen
A digitar verrà.

Lui folgorante in rete
Vide il Lenovo e tacque;
Quando, con vece assidua,
Sconti, confronti e marche,
Di mille voci al browser
Vista la sua ebbe già:

Amazon di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or pagato al subito
Acquistar di tanto aggeggio:
E attende il corrier il 20
Che forse arriverà.

Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
Di quel pacchetto il codice
Sarà tracciato almeno;
Andrà da Pavia al Lemene,
Dall'una all'altra man.

Sarà buon acquisto? Ai posteri
L'ardua sentenza: nui
Tiriam i porchi al Massimo
Fattor, che volle in ciò
Del burlon suo spirito
Più gran papagno stampar.

La porcellosa e lepida
Gioia d'un pomeriggio,
L'aria d'un cul che indocile
Sfiata, digerendo il pranzo;
E non paga, e scrocca un pasto
Ch'era follia sperar;

'Sì la pagò: 'na sfiga
Minor nel gozzoviglio,
La figa e Castelbrando,
La foto e lo scompiglio;
Una volta sul pietrone,
Una crepa sull'affar.

Ei procurò: telefono,
L'un con l'altro sostituito,
SMS a lui si volsero,
Come tornando al passato;
Ei fe’ silenzio, e rapido
La SIM in mezzo a lui.

E sparve, e i dì offline
Chiuse in sì vecchio arnese,
Resto di sua sorella
E di pietà profonda,
Di provvisoria pezza
E d'indomato amor.

Come sul braccio al tossico
La vena s'infiamma e prude,
La vena su cui del misero,
Gonfia di cazzate e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Chat remote invan;

Tal su quel pirla il cumulo
Delle battute sceme!
Oh quante foto ai posteri
Scambiar tra amici perse,
E sulle schermate vuote
Cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
Morir d'un giorno inerte,
Chiamata la femminea,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e delle chat che furono
L'assalse il sovvenir!

E ripensò al mobile
Smartphone, e il percosso schermo,
E il trillo di notifiche,
E il lampeggiar del flash,
E il concitato gesto,
E il celere imprecar.

Ahi! Forse a tanto strazio
Sarebbe meglio il sonno,
E che ne so; ma sapida
Sembra l'ispirazione
E ormai la faccio tutta
Pietosa anzichenò;

E riavviò, i decrepiti
Circuiti del telefono,
Riscaricando il premio
Che l'app store avanza,
Dov'è silenzio e tenebre
Il Whatsapp che passò.

Brutto Immortal! Malefico
Manzon a logorrea avvezzo!
Scrivi un fottìo, impìccati;
Ché più allungata zuppa
Al fracassar del Galaxy
Non so che aggiungerò.

Qui dalla memoria angusta
Perdo ogni video o foto:
Il Drive che backuppa e salva,
Che uploada e che conserva,
Sulla criptata cloud spero
Per me le caricò.

---

All images are my own unless otherwise cited.