I 5 Talenti di Akireuna - parte prima

Nottata insonne. Ovvero, emicrania da cervicale con nausea da mezzanotte alle 5. Nel frattempo, tra una lotta con la gatta che passa dallo stare accoccolata nell'incavo del mio collo, quasi a volermi guarire, all'azzannarmi violentemente ovunque riesca, la mia mente è ossessionata da qualcosa: un post si sta insinuando nei miei pensieri e non riesco ad arrestare titoli, paragrafi ed argomenti che prendono vita autonomamente. Vorrei dormire, anche perché l'Aspirina Forte dopo un po', inizia a fare effetto. Ma mi sento sopraffatta da questo fiume di parole in piena, senza averne il minimo controllo. In effetti vivo la notte in modo quantomeno strano. Da qui inizia la mia storia.

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Sonnambulismo e sonniloquio

Ero una bambina come tante altre, tranquilla, educata, non molto socievole probabilmente, ma che non dava particolari preoccupazioni.
Quando calava la notte però, ogni tanto, mi trasformavo in una creatura inquietante che si aggirava nelle tenebre alla ricerca di non si sa bene cosa. Forse anche per questo motivo ho dormito parecchi anni con mia madre, che ha potuto quindi testimoniare questi episodi di sonnambulismo. Pare che una volta mi abbia trovato a quattro zampe, in un'altra occasione cercavo invece di entrare nell'armadio. Durante una vacanza estiva in campeggio, in cui dormivo con degli zii, questi ultimi mi hanno acchiappata al volo mentre ero intenta ad aprire la cerniera della veranda connessa al camper, in piena notte. Chissà dove volevo andare!
Gli episodi non sono stati particolarmente numerosi e sono svaniti al termine dell'infanzia a differenza del sonniloquio che mi accompagna ancora oggi, per la felicità di mio marito.
Eravamo andati a vivere da poco insieme quando, una notte come tante, ho iniziato un monologo parecchio acceso con un interlocutore invisibile. @itegoarcanadei, svegliato dal baccano, era scioccato. Non ha ancora superato il trauma di quella volta in cui, tiratami su tipo Nosferatu per sedermi sul letto, con il braccio teso in avanti e tono minaccioso ho recitato:
"E tu, invece di stare lì a biascicare cazzate, vieni ad aiutarmi a mettere a posto nei cassetti"! Se l'è legata al dito.
Da lì in poi è stato un susseguirsi infinito di sproloqui notturni e lui, ormai abituato, cerca di estorcermi segreti e mi tratta malissimo, perché deliro come pochi. Tanto io non ricordo nulla.
A parte quell'unica volta in cui ho urlato all'improvviso così forte che mi sono svegliata e spaventata anche io! Davvero terrificante, ho rischiato di provocare un infarto collettivo.

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Svenimenti

Sono campionessa mondiale di svenimenti. Iniziati anch'essi in tenera età, soprattutto in occasione di prelievi del sangue ed in seguito a fratture varie: ricordo ancora gli squallidi corridoi seminterrati dell'ospedale pediatrico Gaslini di Genova che portavano alla radiologia ed alla sala gessi. Sembravano il set di un film dell'orrore con quei grossi condotti di ventilazione e cavi elettrici a vista. Puntualmente, usciti dalla sala in cui mi riducevano una frattura scomposta o mi toglievano l'odiata ingessatura con quella specie di sega elettrica, svenivo camminando in quei tetri luoghi. E a quella santa di mia madre toccava camallarmi visto che non c'era mai anima viva in quella parte di ospedale, anche se ero già grandicella e iniziavo a pesare parecchio. Oggi, riesco a controllare un pochino meglio la paura degli aghi, ma ho aggiunto una variante allo spettacolo: quando ho forti attacchi di cervicale, arrivo a vomitare (scusate l'immagine) anche diverse volte. Nel frattempo, visto il forte malessere, tendo a perdere i sensi ed a cadere in terra, come quella notte che ho cercato di riprendermi uscendo in giardino e sono svenuta sulla ciotola dell'acqua dei cani. La mattina dopo Fabio mi dice: "Cos'è quella striscia nera enorme che hai sulle chiappe?" Come potrete immaginare era un livido inguardabile.
Ora cerco di stare il più possibile vicino al pavimento in quei momenti, per evitare di spaccarmi il cranio...

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Autodistruzione, sabotaggi e riparazione

Come già forse avrete capito dall'accenno alle fratture, in questi primi quasi 40 anni, sono riuscita a farmi male nelle più svariate occasioni e in diverse forme. Quella che ha provocato più sofferenza nell'immediato è stata sicuramente la storta che mi ha causato la rottura di un legamento della caviglia, cosa che non auguro a nessuno. In un minuto è apparso un rigonfiamento grande quanto una pallina da tennis ed un insopportabile dolore lancinante al quale seguirono lacrime e bestemmie a profusione.
La mia riluttanza a sottopormi all'intervento chirurgico ordinato dall'ortopedico, ha posticipato la data dell'operazione alla fine delle vacanze estive, essendo il fatto occorso nell'Aprile 1997. La nuova risonanza magnetica fissata a Settembre ha evidenziato una risaldatura del legamento in questione, che magicamente si era auto guarito. Potere della paura di andare sotto i ferri o errore degli specialisti? Chissà...
Parecchi anni dopo, avevo appena iniziato a lavorare e dovevo sottopormi ad un piccolo intervento per rimuovere un fibroadenoma al seno, un nodulo benigno che era cresciuto un po' troppo negli ultimi tempi. Mi ero fatta convincere a farmi operare in anestesia locale, ma non ho idea di come pensassi di gestire la cosa, visto il mio pessimo rapporto con aghi, bisturi & co.
Un paio di giorni prima però, ecco intervenire l'auto sabotaggio salvatore: un bell'incidente in scooter è proprio quel che ci vuole per mandare tutto a bagasce! Così è stato, anche se ho rischiato grosso, dato che ho fatto un quasi frontale con un auto, ma perlomeno niente anestesia locale! Sia chiaro che non l'ho fatto apposta, anzi, era colpa dell'auto che è passata col semaforo rosso!
In un'altra circostanza in cui già probabilmente stanca del lavoro che svolgevo, ho dato vita ad una serie di eventi che mi hanno tenuta lontana dall'azienda per un bel po'. Era estate e durante un pomeriggio al mare, decido di fare un bagno e qualche tuffo, come tante altre volte. Mi arrampico su uno scoglio e mi lancio di testa nel blu, da un'altezza non particolarmente elevata. Una fitta mi attraversa la schiena, probabilmente troppo sollecitata dall'esecuzione maldestra. Da quel giorno iniziò un calvario lungo qualche mese, inframezzato solo da un altro evento. Era autunno e stavo per iniziare un'altra sessione di fisioterapia prescritta dall'ennesimo specialista: nel viaggio in scooter verso lo studio in questione, probabilmente per non correre il rischio di guarire troppo velocemente, sono scivolata sulla striscia bianca che divide le carreggiate a causa della pioggia e ho dato una sonora culata sull'asfalto. Arrivata dal fisioterapista non sapevo da che parte iniziare visto che avevo appena aggiunto al quadro clinico una simpatica lussazione del coccige.

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Continua...

Nella seconda parte vi racconterò altri 2 talenti, che ho chiamato:
Matematica che passione e Calamita per esibizionisti

Mi raccomando seguiteli, ci sarà una domanda che voglio porgervi: ho bisogno del vostro aiuto!