La demonizzazione dei termini complotto e complottismo.

in #ita6 years ago

Negli ultimi decenni, specialmente grazie alla diffusione di internet, si sono moltiplicate con rapidità crescente le teorie definite complottistiche per quanto riguarda buona parte degli avvenimenti che hanno influenzato la società fino ad oggi.

Il filo che separa teorie su fatti storici e su eventi non provati è sottile: Dall'assassinio di J.F. Kennedy a Dallas, all'11 settembre con la tragedia delle torri gemelle, dalla seconda guerra mondiale fino agli ultimi attentati terroristici che hanno preso piede in Europa (prevalentemente in Francia e in Germania); per passare ai rapimenti alieni, l'esistenza di una struttura governativa che opera nell'ombra, la storia stessa scritta sui libri che tutti impariamo sin da bambini.

Quando ad ognuno è data l'occasione di far sentire la propria voce e/o la propria opinione si crea in effetti un vortice di storie e teorie difficili da valutare o da smentire anche perché spesso non si basano su prove/dati ma più su speculazioni frutto di ragionamenti e analisi del tutto personali. Le persone hanno iniziato a dubitare delle versioni alternative a quelle ufficiali di certi eventi che potrebbero essere con ogni probabilità orchestrati, iniziando a usare termini di sfottò come il classico "gomblotto" che può essere trovato spesso nella sezione commenti quando qualcuno propone una lettura differente dei fatti accaduti.


John Tenniel, A Conspiracy, oil on panel, August 1850.
Public Domain.

Il rischio, a mio avviso, è quello di trasformare le versioni alternative a quelle ufficiali in mere costruzioni fantasiose che non poggiano su evidenze scientifiche (anche se queste possono essere costruite/alterate ad hoc). Un fattore determinante è sicuramente il propagarsi di teorie complottistiche ovviamente false che si basano sul niente o su prove false, più queste proliferano più diventa difficile affrontare temi del genere senza cadere nel ridicolo.

Lo sviluppo di un senso critico e di un approccio che si basa meno sul "credere" e più sullo studiare il materiale disponibile è fondamentale per districarsi in una matassa dove la maggior parte dei fili non portano a niente di concreto. Va anche valutata la risposta psicologica di chi riceve una notizia dai giornali o dai governi e la prende per verità assoluta, da quel momento in poi diventa davvero complicato cambiare idea, questo perché qualcosa che prendiamo per vero diventa difficile da sradicare mentalmente.

Le verità e le versioni più credibili rischiano di venire ridicolizzate quando il marchio di "teoria del complotto" le identifica, almeno fino a quando le prove non saltano fuori (e anche in quei casi tutto va avanti come nulla fosse).


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I primi ad attuare la tecnica del dubbio sono stati proprio gli americani, durante una campagna elettorale, e la cosa funzionò talmente bene che è sfuggita di mano. Tanto che si riesce a convincere la gente che un mattino feriale di settembre, a New York, non proprio il paesello di montagna, quello che è successo sia stata tutta una montatura.

p.s. dimenticavo, stanno già girando dei video sul complotto del ponte Morandi... andiamo bene.

Non voglio entrare nel merito di complotti targati USA, dai quali scaturirebbe una discussione infinita.
Voglio soffermarmi anche io, come hai fatto tu, sul fatto che il "complotto" inteso come possibilità di parlarne ed argomentarlo sia a disposizione di tutti, indipendentemente dalle conoscenze in merito. Siano queste sportive o politiche.
Contestare chi parli di complotto senza saperne nulla o comunque a sufficienza, scaturisce in un batti e ribatti dove si perde di vista il tema centrale e si trasla su un altro tema, che è quello:

Io posso dire ciò che voglio. Ho la libertà di espressione e nessuno può dirmi cosa pensare o dire.

"Poter dire", allo stesso tempo, non è comunque sinonimo di "sapere cosa si sta dicendo". Da qui lo sviluppo di "fanta-complotti" a cui purtroppo molti credono.

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Bisognerebbe imparare dagli scienziati, dai fisici: ci vogliono prove concrete per le teorie e poi studi superapprofonditi. E anche scendere in campo, direttamente. Scegliere uncampo, magari ristretto e conoscerlo in tutte le sue sfaccettature. Io credo che in questo momento, con i miliardi di informazioni che ci arrivano (a cui aggiungiamo le nostre...), si debba approfondire qualcosa di specifico e poi cercare di collocarlo piano piano in contesti sempre più ampi. E' difficile che esista un Leonardo da Vinci nel nostro tempo. Ci vogliono pool di studiosi, interdisciplinariamente. Un post stimolante.

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