Jessica Jones: una serie TV atipica targata Marvel
Quando pensiamo ad un personaggio Marvel, la nostra mente lo associa ad un supereroe dai poteri illimitati, ad azioni catastrofiche con esplosioni, macchine distrutte e grattacieli crollati. In Jessica Jones tutto ciò è di molto ridimensionato: sin dalle prime puntate della prima stagione, la protagonista, un detective privato, lavora ad un caso in cui lei stessa è coinvolta in modo personale, segno di una debolezza psicologica che accompagna constantemente tutta la serie TV.
Questo malessere di Jessica Jones è trattato in modo accurato in tutti gli episodi ed il suo potere, una forza al di sopra della norma, sembra trascinarla sempre più in uno stato depressivo, piuttosto che aiutarla. È un malessere che gli sceneggiatori sottolineano con scenografie spoglie ed ambientazioni scure. Spesso, l'unica compagnia della protagonista è un bottiglia di superalcolico che manda giù come fosse acqua.
È un personaggio che nasce disagiato, senza una vera famiglia come riferimento, abituata a vivere da sola e dal carattere scontroso e facilmente irascibile. La trama mette in secondo piano il suo superpotere, e ai fini della storia è davvero poco utilizzato.
Le puntate tuttavia possono risultare molto lente, la terza stagione soprattutto scorre con il contagocce e lo stato depressivo diventa quasi contagioso. La serie, di produzione Netflix, chiude i battenti con la terza stagione, seguendo l'iter di altre serie Marvel prodotte da Netflix.
Le prime due stagione, più movimentate, hanno visto la presenza di attori Marvel, protagonisti delle altre serie Netflix, il che ha creato un buon legame al fine di sembrare un prodotto unico. Peccato per la scelta di Netflix di cessare la produzione. Sicuramente i diritti Marvel, detenuti dalla Disney, hanno bloccato qualsiasi possibilità di evoluzione nelle storie dei personaggi.
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