Il potere dà alla testa?

in #ita6 years ago (edited)

Nel corso delle nostre vite, prima o poi, tutti quanti saremo chiamati a fare i conti con qualche forma di potere.

Che si tratti dei genitori in età adolescenziale, il capo ufficio durante il periodo lavorativo, un' autorità di polizia ad un posto di controllo o che sia nostro il ruolo di responsabilità col quale confrontarci, l'interazione tra le varie forme di potere e le persone che da esse sono influenzate, risulta essere una costante nella giornata-tipo della maggior parte delle persone.

Ma il potere, la possibilità di porsi in un ruolo di comando e di decisione, può modificare il comportamento dei singoli?

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CC0 Creative Commons - Pixabay

Chi di noi non ha mai pronunciato (o ascoltato) la frase:

Basta dare un po' di potere alle persone, che subito si montano la testa!

Probabilmente siamo ancora scioccati dalla simpatica e tenera vecchietta che abita sopra di noi, e dalla sua trasformazione in famelica iena, una volta nominata caposcala dall'amministratore del condominio; e che dire del commilitone col quale condividiamo ogni momento libero e che minaccia un rapporto ai superiori nel suo giorno da Sergente di Giornata?

Un tempo era Platone a sostenere la teoria secondo la quale il potere logora, mentre in giorni decisamente più moderni, il Senatore Giulio Andreotti proponeva una tesi diametralmente opposta:

Il potere logora chi non ce l'ha!

Cosa c'è di vero in queste due visioni così diverse? Quale delle due sembrerebbe corrispondere maggiormente alla realtà?

L'esperimento della pallina

Sukhvinder Obhi, neurologo della McMaster University in Ontario (Canada), volle testare i possibili effetti negativi che un ruolo di potere poteva lasciare in eredità alle persone.

Propose un esperimento[1] coinvolgendo due gruppi di volontari: il primo era composto da persone che nella vita di tutti i giorni ricoprivano un ruolo di comando, il secondo da individui senza particolari cariche aziendali.

I due gruppi furono fatti accomodare separatamente davanti ad un video, dove venne loro mostrato un breve filmato: vi era rappresentato un uomo, nell'intento do stringere ripetutamente una pallina nella mano.

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Lo scopo dell'esperimento era quello di studiare le reazioni del cervello dei partecipanti attraverso una particolare tecnica, detta Stimolazione Magnetica Trans-cranica: ne risultò che i neuroni specchio, responsabili della capacità di provare empatia, che si attivano quando si compie un azione o quando la si vede compiere agli altri, non venivano sufficientemente sollecitati nel primo gruppo, probabilmente perché inibiti dall'abitudine ad una posizione di potere.

Per fugare i dubbi che il risultato fosse dovuto ad un minor interesse o ad un minor impegno profuso dal gruppo dei potenti, venne reso noto in un secondo momento lo scopo dell'esperimento, spiegando a corollario il funzionamento dei neuroni specchio.
Dopo la ripetizione del video però, il risultato fu pressochè identico.

I potenti sono pertanto incapaci di immedesimarsi con i problemi delle persone comuni?

Il paradosso del potere

L'esperimento della pallina è alla base di un'altra teoria, sostenuta dallo psicologo americano Dacher Keltner dell'Università di Berkeley, quella sul paradosso del potere[2]:

Una volta che conquistiamo il potere, perdiamo alcune delle capacità necessarie per ottenerlo.

La frase sopra citata è alla base di questa teoria: le persone, normalmente, conquistano il potere grazie alle loro qualità di empatia, alla loro capacità di ascoltare i bisogni degli altri e di mettersi al loro servizio, salvo poi progressivamente dimenticare queste qualità, una volta che il ruolo di responsabilità è stato raggiunto.

In aggiunta a ciò è stato notato che, a seguito del raggiungimento di una posizione dominante, le probabilità che gli individui si comportino in maniera maleducata e prevaricante crescono esponenzialmente.

Keltner nota come i soggetti ai quali vengono assegnati compiti di responsabilità, tendono a ricercare un contatto fisico con maggiore frequenza, sono più portati ad alzare la voce nelle discussioni e persino a comportamenti decisamente sconvenienti, come mangiare con la bocca aperta o lasciar cadere le briciole sui vestiti.

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Nell'esperimento chiamato The cookie monster, lo psicologo divise alcuni volontari, con la scusa della partecipazione ad una ricerca scientifica, in gruppi da tre persone, assegnando in un secondo momento ad uno di loro il compito di responsabile; poco dopo l'inizio dei finti lavori, l'esperimento prevedeva che venisse offerto loro un piattino con quattro biscotti; nella quasi totalità dei casi, fu la persona alla quale era stato dato il ruolo di maggior potere a sentirsi legittimata nel mangiare il biscotto in più.

In un'altra analisi, tenuta insieme a Paul Piff della UC Irvine, Keltner dedusse che, mentre i conducenti dei veicoli meno costosi erano soliti cedere sempre il diritto di passaggio ai pedoni in un passaggio pedonale, chi guidava auto di lusso tendeva a fermarsi solo la metà delle volte.

Alla luce degli studi di Kertner si possono rileggere alcuni comportamenti imbarazzanti dei personaggi famosi: il campione dello sport che evade il fisco, il politico beccato in atteggiamenti poco convenienti, l'attore coinvolto in uno scandalo sessuale, sono tutti esempi di come il raggiungimento di una forma di potere tenda a suggerire di trovarsi in una sorta di onnipotenza, in cui tutto è permesso, con tanto di auto-assolvimento anche di fronte ad azioni piuttosto gravi.

Gli studi di Galinsky

Adam Galinsky, psicologo presso la Columbia Business School, effettuò diversi studi sugli effetti del potere sulla personalità dei singoli individui:

In un esperimento ai partecipanti fu chiesto semplicemente di disegnare con un pennarello la lettera E sulla propria fronte[3], in modo che la stessa fosse leggibile a chi si trovasse di fronte; coloro che prima di iniziare lo studio si erano auto-definiti come potenti , erano portati a sbagliare in misura tre volte superiore, e a scrivere la lettera al contrario. Alla stessa maniera, George W. Bush, durante le Olimpiadi del 2008 a Pechino, espose la bandiera degli Stati Uniti al contrario; l'auto-considerazione suggerisce, in determinati casi, di preferire il proprio punto di vista rispetto a quello di tutti gli altri.

In un altro studio, Galinsky insieme ad altri colleghi, notò come le persone che si percepiscono come potenti, hanno meno difficoltà degli altri ad esprimere opinioni ritenute fuori dalla norma[4].

Conclusioni

Avete riconosciuto qualcuno di questi atteggiamenti o di queste situazioni? Siete soliti vivere esperienze simili o vi trovate dall'altra parte della barricata?

Se anche voi, nel vostro quotidiano, siete collocati in una qualsivoglia posizione di potere, vogliate accettare qualche consiglio, che Dacher Keltner ha voluto fornire per superare le spiacevoli conseguenze dell'essere percepiti come persone poco empatiche:

  • Riconoscete il valore di ogni persona e il contributo che apportano alla vostra causa. Se ottenete dei successi, lodate i vostri collaboratori.

  • Dimostrate fiducia ai collaboratori, delegando una parte del vostro lavoro.

  • Prima di un qualunque colloquio, prendetevi un momento per pensare alla persona con la quale parlerete, e provate ad immedesimarvi con la sua vita e con il suo stato d'animo.

  • Ascoltate sempre gli altri con attenzione, evitando di fare altro mentre parlano.

  • Se qualcuno viene da voi per esprimervi un problema o un disagio, cercate di non liquidarlo in fretta, ma fate il massimo che è nelle vostre capacità per risolverlo.

Un grazie di cuore a tutti coloro che avranno voluto leggere l'articolo per intero.

Fonti

[1] L'esperimento Obhi

[2] Il paradosso del potere sulla rivista Atlantic

[3] L'esperimento della lettera E

[4]Teoria delle opinioni non convenzionali

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Molto bello il post e bellissime le conclusioni.
Collimano con la filosofia di Dale Carnegie che io apprezzo particolarmente!

Carissimo, innanzitutto grazie per i complimenti,fanno sempre piacere! Devo confessare però che nonostante il libro di Carnegie (come trattare gli altri) sia un po' vecchio, io non l'ho ancora letto. Mi riprometto di farlo presto :)

Post eccezionale.
Amo molto questi argomenti, soprattutto quando sono supportati da esperimenti "sociali" o mentali.
Ahimè credo che siano tutte delle amare verità, temo anche che ci sia poco da fare. Chi è al potere subisce un distacco della realtà molto difficile da limare.
Bravo, bel post davvero.

Grazie, molto gentile. L'ispirazione del post, non a caso, me l'ha data il mio capo...

E chi altrimenti?! Sono loro , i nostri capi, la nostra interfaccia diretta col potere.

Fai sempre ottimi post, ricchi di tante notizie e spunti degni di nota, complimenti per questo ennesimo bel resoconto relativo al discorso del potere, che genera sicuramente tante incomprensioni e conflitti.

Grazie mille amico, ci tengo al tuo giudizio e sono contento che ti sia piaciuto!

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