"Bosforo e le sue sorelle", quarta puntata

in #ita5 years ago

Mia nonna Ada, figlia del compianto Atlantico, sopportava poco i suoi zii, li riteneva tutti un po’ suonati e li frequentava pochissimo.
Sua sorella Argentina, per contro, aveva mantenuto con loro rapporti abbastanza stretti e periodicamente prendeva il pullman e si recava nel ridente paesino di Fiorile, rimanendo a pranzo, a merenda e qualche volta anche fermandosi qualche giorno.
D’altronde, lei aveva un solo figlio, emigrato in Svizzera, che non vedeva mai e un marito vagabondo e beone, sicuramente non una grande compagnia.
La zia Argentina, data la scarsa laboriosità del marito, lavorava come sarta da sempre. Cuciva per le signore della Grosseto bene, copiando abiti d’alta moda in maniera perfetta, tanto che non di rado un tailleur confezionato da lei veniva scambiato per un capo “firmato”.
Così, aveva sempre provveduto alle necessità della famiglia, ma la sua comunicazione col marito era decisamente scarsa.
Mano a mano che passavano gli anni, lui era sempre più sotto spirito e meno presente.
Da tempo aveva lasciato il suo lavoro di falegname, dormiva molto e poi andava al bar a farsi ben più di un bicchiere. Dopo di che, tornava a casa e si addormentava di nuovo.
Così, la povera Argentina aveva coltivato una sua vita di relazione.
Frequentava moltissimo la mia famiglia, ma le piaceva anche recarsi dagli zii, dove, diceva, respirava aria di casa.
“Mi manca tanto il mio babbo!” diceva con le lacrime agli occhi.
“Argentina – la riprendeva mia nonna- è morto nel ’17, tu avevi tre anni, era partito da due. Ma cosa ti manca, che neppure lo hai conosciuto? Me lo ricordo a mala pena io che ho cinque anni più di te”
“Appunto – replicava la zia – Almeno tu un pochino te lo ricordi. Io sento un vuoto grande come il suo nome, un vuoto oceanico, e lo colmo solo andando a Fiorile dagli zii”.
A me bambina la zia faceva tanta tenerezza. Forse ero l’unica ad avere un punto di sensibilità in più che mi premetteva di essere empatica e comprendere la mancanza atavica che Argentina avvertiva.
Ci volevamo molto bene, tanto che, a partire dai sei anni di età, prese a portarmi con sé qualche volta quando andava al paesello. Io ero una bambina molto buona e socievole, oltre che dall'aspetto dolce. Così, perfino le prozie, normalmente tanto aspre nei modi, gradivano la mia presenza, per non parlare di Bosforo e Aladino per cui ero quasi una compagna di giochi.

(continua)

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Mi tocca fare le corse per leggere i tuoi post, a orari un po' fuori dal normale come adesso, vado subito alla puntata successiva che è già uscita!!!

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