"Bosforo e le sue sorelle", sesta puntata

in #ita5 years ago

I racconti degli zii erano davvero incredibili.
I loro (pochissimi) viaggi, effettuati tutti prima della guerra (la prima o la seconda non si capiva mai, perché le confondevano continuamente) erano diventati materia di narrazione fantastica.
“Ti ricordi, Siglina -affettuoso nomignolo di Marsiglia – quando siamo andati a Roma?”
“Certo che me lo ricordo. C’era ancora il povero Atlantico”
“Ma che dici, Marsiglia – Barcellona con fare aggressiva- è stato nel ’38, dopo la comunione di Marisina”.
Marisa detta Marisina era mia madre che con il simpatico trio non aveva mai voluto tante confidenze.
“Ma no, che dici? Era Ada ad aver fatto la comunione”
“No, Marisina” Barcellona assertiva e già furibonda.
“Carasanta- Bosforo, che vedendo la malaparata, cercava di cambiare discorso- Sai che invece quando sei nata, siamo venuti a Grosseto col calesse? Era il giorno di Pasqua”
“Zio, ma io sono nata il 2 novembre!”
“Bosforoooo- Barcellona sempre più arrabbiata – questo è accaduto quando è nata Ada, la nonna della bambina, era il 1905, non il 1955.
Voi due -rivolta ai fratelli – confondete continuamente Ada con Marisina e con Carasanta. Ma possibile??
Sono tre generazioni diverse, e parecchio differenti anche come persone. Ada è sempre stata un po’ sciocchina, Marisina intelligente, ma scontrosa. Invece Claudina la chiamiamo Carasanta, perché è un tesoro. Con noi sta bene e si diverte, ci ascolta sempre. Bella la mia cittina” E mi riempiva di baci e di regali, a partire dalle bambole per continuare con libri, vestiti e perfino dischi del cui acquisto incaricava mia madre o mia nonna, dato che in città scendeva di rado.

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Gli anni passavano, io crescevo e i tre fratelli invecchiavano, sempre più bizzarri.
Marsiglia era prepotente e altezzosa, Barcellona urlava spesso, soprattutto col fratello che, col passare del tempo, aveva un po’ perso la lucidità. Il povero Aladino si era ritrovato a gestire la macelleria suo malgrado, con l’autoritaria supervisione di madre e zia.
Io, però, malgrado gli impegni scolastici e poi universitari, non mancavo di andarli a trovare almeno una volta al mese.
Quando, a diciotto anni, mi fidanzai con Federico, cominciai a portare anche lui a Fiorile.
Gli zii lo adoravano. Bello, intelligente, educato.
“Guarda, Claudina – diceva Marsiglia – non era facile trovare uno alla tua altezza, ma questo ragazzo è davvero eccezionale. Siete una coppia bellissima, oddio, lui è un po’ troppo alto per te, ma insomma…”
“Ma che dici, Siglina? – Barcellona uralndo- è una coppia bellissima. Anche nei film di Hollywood l’uomo è parecchio più alto.
Ora è tanto che non si va al cinema, ma pensa a Clark Gable e Vivien Leigh. Gli arrivava alle spalle. Va benissimo, capito?”
Per me gli zii erano una fonte di memorie preziosa (a volte un po’ confusa, ma non si può avere tutto dalla vita), ma anche un diversivo esilarante. E ultimo, ma non trascurabile, la loro incondizionata ammirazione mi gratificava.
Barcellona, generalmente tirchia oltremisura, per la laurea mi aveva regalato un prezioso paio di orecchini con i brillanti, era addirittura andata a Siena col taxi per comperarli in una antica gioielleria.
Marsiglia, non volendo essere da meno, aveva incaricato mia nonna di comprare per suo conto un collier d’oro, regalo suo, ma anche di Bosforo e Aladino.
(continua)

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Marisina, hai una fantasia stupefacente nel trovare questi nomi così particolari e carini, complimenti per il racconto, cara @fulviaperillo

Grazie 😊 sei sempre molto gentile 🙂

Non so perché ma non mi aveva rilasciato l'upvote al tuo post, ho rimediato subito, ci mancherebbe altro

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