Il regalo di Manrico

in #ita5 years ago (edited)

Il Cristo degli abissi è una statua bronzea posta nel 1954 sul fondale della baia di San Fruttuoso, tra Camogli e Portofino all'interno dell'Area naturale marina protetta Portofino, a 17 metri di profondità>

Maggio 1965

Tra i regali ricevuti per la prima comunione, Stefania era rimasta particolarmente colpita dal Cristo degli abissi.
Sua madre, invece, ne era stata piuttosto contrariata. Diceva che suo fratello Manrico, come al solito, era stato inopportuno.
“Ma perché?” Obiettava lui “E’ un’immagine di Gesù, anche bella, e per giunta d’oro. L’ho comprato a Genova durante l’ultima tournée
“Sì, ma è fuori dalla tradizione, come te, del resto”
Lo zio Manrico era un trentenne aitante, di professione ballerino classico (e già questa era una spina nel fianco per la sorella e per tutta la famiglia).
Viveva a Milano, ma non di rado tornava a trovare i genitori e la sua unica sorella Magda, appunto madre di Stefania.
Non si poteva dire che Manrico avesse creato grossi problemi ai genitori. Era stato obbediente e studioso, solo che aveva rifiutato carriere tradizionali per frequentare con successo l’accademia di danza classica e già da diversi anni era affermato e piuttosto famoso.
Viveva a Milano e Magda ne era felice. Nella piccola provincia sarebbe stato imbarazzante avere un fratello ballerino e … omosessuale.
Lei non diceva mai questa parola, né usava sinonimi, ma l’aveva sempre saputo, fin da quando erano piccoli.
Il fratellino, minore di lei di quattro anni, era aggraziato e dolce, ma non giocava mai con i maschi e preferiva trascorrere il tempo libero con la sorella e le sue amiche.
Con gli anni, l’orientamento sessuale del giovane era stato sempre più evidente e mai aveva fatto qualcosa per nasconderlo.
In casa nessuno aveva affrontato apertamente la questione, anche se negli ultimi anni spesso Manrico era tornato a Grosseto insieme a un giovane musicista, Franco, di origini siciliane, una sorta di dio greco per prestanza e bellezza fisica.
I due, al netto delle opinioni della sorella, erano una bellissima coppia, anche se tutti dicevano “l’amico di Manrico”.
Stefania adorava lo zio, così diverso dai suoi genitori impiegati statali e rigorosi in tutto, ma considerava anche Franco una persona di famiglia, sapeva benissimo che era molto più di un amico, ma per lei andava bene così. Anzi, non vedeva perché i due non avrebbero potuto sposarsi. Un giorno, però, lo aveva detto alla mamma e lei aveva avuto una sorta di crisi isterica: “Ma come ti vengono in mente certe cose? Il matrimonio è solo tra uomo e donna, capito? Franco è un amico dello zio e sicuramente prima o poi si sposeranno, ma ciascuno con una DONNA. Chiaro?”
Stefania si era stretta nelle spalle, ma pensava che era davvero chiaro solo il fatto che la madre rifiutava di vedere la realtà.
Lei, in ogni modo, gradiva molto i regali dello zio e in particolare quel bellissimo Cristo degli abissi era il suo preferito, tanto più che il mare le piaceva tanto, tuffarsi e nuotare erano le attività che preferiva.
Guardando quel ciondolo così originale, decise che, appena fosse stato possibile, avrebbe fatto immersioni e pesca subacquea insieme a Franco che era un appassionato.

Luglio 1994

Gli anni erano passati, non troppo veloci e neppure tanto facili.
L’anno dopo la sua prima comunione, sua madre aveva avuto un altro bambino, Giulio, ma il carico familiare l’aveva fatta diventare sempre più agitata e nervosa. L’adolescenza di Stefania era stata conflittuale nei confronti dei genitori e, non appena terminato il liceo, si era trasferita a Milano, a casa dello zio e di Franco, ormai una coppia stabile, per studiare lettere e nel frattempo lavorare come segretaria presso la scuola di danza che Manrico gestiva.
La sua vita era migliorata moltissimo. Sicuramente molto più serena di quella che la sua nevrotica madre le aveva offerto.
Si era anche avverato il suo sogno di fare le immersioni insieme a Franco che le aveva insegnato a fotografare i fondali marini.
Lei era diventata bravissima, tanto che aveva iniziato a collaborare con riviste specializzate, un hobby che pian piano era diventato un lavoro.
Manrico era uno zio dolcissimo, un amico impagabile, sempre affettuoso e disponibile.
Per sette anni, la felicità di quella famiglia ricomposta e originale era stata perfetta.
Poi Franco e Manrico si erano lasciati e le cose erano cambiate.
Lo zio era diventato triste, usciva spesso, frequentava persone sempre diverse e, pur continuando ad essere gentile, era diventato distratto.
Stefania, intanto, si era innamorata più volte, ma le sue storie non erano state fortunate.
La collaborazione occasionale con le riviste di fotografia era diventata costante, tanto che Stefania, pian piano, ne aveva fatto il suo lavoro principale e, con il tempo, era diventata redattrice di una rivista femminile, lavoro che le piaceva molto.
I suoi rapporti con lo zio erano sempre ottimi anche se non vivevano più in casa insieme, mentre molto raramente tornava dai genitori, anche perché sua madre non era affatto contenta di lei : un lavoro strano, niente marito né figli.
Manrico, però, dopo la fine della storia con Franco, non era più stato lo stesso e non aveva mai più avuto una relazione stabile.
Ma negli ultimi due anni era accaduto qualcosa.
Era molto dimagrito, spesso era stanco e pian piano aveva lasciato la sua attività di ballerino e si occupava poco anche della scuola.
Un giorno del dicembre precedente, aveva invitato a cena la nipote a casa sua. “Ti devo parlare, Stefi” le aveva detto.
Lei, da tempo, percepiva e temeva quello che Manrico le confidò. Era ammalato di AIDS, ad uno stadio molto avanzato e non c’erano cure efficaci, per cui il suo tempo stava per scadere.
“Tu sei la persona più cara che ho e voglio che sia solo tu a occuparti di me in questo scorcio di tempo. Non dire niente a tua madre, non la voglio fra i piedi, lo so cosa pensa, che questa peste ce l’ha solo chi se la merita”
Avevano pianto abbracciati, certi del loro reciproco affetto, e lei gli aveva promesso cura e riservatezza.
A giugno a Manrico era stata riscontrata una toxoplasmosi cerebrale e rapidamente si era aggravato e infine, il 4 luglio, si era spento tra le braccia della nipote. Aveva gestito tutto da sola e ai genitori aveva detto che lo zio era ammalato di tumore al fegato. Certo, non voleva che la sua memoria fosse infangata. Poi c’era stato il funerale, i suoi familiari, padre, madre, fratello e giovanissima moglie di quest’ultimo, giunti da Grosseto ciarlieri e vuoti come sempre. Si erano trattenuti a Milano per una settimana, un vero incubo.
Poi, con suo grande sollievo, erano tornati a casa e lei era rimasta lì, nel grande appartamento dello zio, ora silenzioso e pieno di ricordi.
A trentanove anni, Stefania si sentiva vecchia e piena di amarezza.
Prese a ordinare i cassetti e ad aprire i vari pacchetti che sua madre le aveva portato con oggetti che, secondo lei, le potevano servire.
Figuriamoci, pensava, non l’aveva mai capita, cosa poteva averle portato di utile?
Ma, dopo scatole di foulard e sciarpine, un paio di stivaletti anni ’70 e qualche borsa, dall’ultimo borsone, spuntò una piccola scatola.
Stefania l’aprì e davanti ai suoi occhi comparve, ancora splendente, il prodigioso Cristo degli abissi.
Le sembrò un segnale dello zio e del destino.
Doveva tornare a fare immersioni, a provare quelle sensazioni che tanto l’avevano cullata nei suoi anni giovanili.
Fu una decisione repentina. Due dopo era già nelle acque dell’Isola d’Elba, insieme agli amici di un tempo che adesso erano istruttori.
Le acque, come sempre, erano ricche di pesci : bavose, ghiozzi, boghe, orate…
La vita, ecco, era la vita, pensò Stefania. Continuava, nonostante le delusioni, il dolore. Quel Cristo degli abissi che ora portava al collo le suggeriva una forza nuova; il pensiero dell’amore che lo zio le aveva donato fino all’ultimo, insieme alla sensazione di essere parte di quel mondo silenzioso e variopinto, le dette speranza.
Sentì scorrere ancora la voglia di ricominciare da capo.

FINE

CCO Creative Commons
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La Magia del mare e della natura.

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Una storia piena di emozioni, affetto e superamento di pregiudizi provinciali. Bellissimo questo legame fra zio e nipotina.

molto bello davvero. mi piace quando la storia inizia da lontano, per poi arrivare pian piano al nocciolo. Grandi sentimenti, che alla fine vincono su tutto. la tua narrazione è sempre precisa ma dolce, come poesia

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