"Michele", ottava puntata : Martina diventa incompiuta

in #ita5 years ago

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Forse qualcuno può immaginare che la storia di Martina e Michele abbia a questo punto trovato un lieto fine, ma non potrebbe essere più lontano dalla verità.
Bisogna dire che anche lei lo pensava in quel luminoso mattino e mi telefonò per comunicarmi la lieta novella.
Ma, quando tornò a casa, alla fine del turno di lavoro, del fascinoso ingegnere non v'era traccia. Teniamo presente che, nel '94, ancora non erano in uso i cellulari, quindi Martina, dopo aver provato senza successo a chiamarlo a casa, ripiombò in uno stato ondeggiante tra l'ansioso e il catatonico e non riuscì a fare altro che venire a casa mia e stendersi nel letto. La casa ed io ci mettemmo subito a disposizione per le lacrime della mia dolce cugina.
Che si trasferì per qualche giorno da me, non riuscendo ad affrontare sere solitarie dopo l'exploit del 16 agosto.
Non si capacitava e non capiva che fine potesse aver fatto il suo (forse) innamorato.
Venne a saperlo dopo qualche giorno, quando la convinsi a raggiungere Diana che villeggiava nella casetta sul mare che i nonni avevano costruito molti anni prima, ma che le affittavamo volentieri a prezzo irrisorio, dal momento che Desdemona non andava mai in ferie, io e Martina non amavamo il mare in estate, così Quell'anno Diana ospitava anche la piccola Bettina e dunque la casa e il giardino erano piene di giochi, voci e colori. Moltissima allegria. Quello di cui Martina aveva bisogno, pensavo. E così sembrava, fino a che, durante il pranzo, Diana, servendo una splendida panzanella, cominciò a parlare del cognato “Meno male che siete venute. Quest'anno non si vede nessuno. Michele non è venuto neppure una volta, va bene che c'è quel fenomeno romano a mostrare le sue forme sulle spiagge dell'Argentario, ma almeno una visita a suo fratello e ai nipoti la potrebbe fare.
Ma , si sa, è un grande egoista. Wanda non aveva tutti i torti”. Martina cominciava a sbiancare.
Ma il suo pallore divenne cadaverico quando Leopoldo disse: “Ma guarda che io lo sento spesso per telefono. Ieri poi è passato in studio per dirmi che stava partendo”
“Ah sì? E per dove?” chiesi io dato che Martina aveva ormai perso la favella.
“Andava con Agata a Portofino a riprendere le bambine che sono lì in vacanza con il padre. Si fermano qualche giorno, ha detto”.
A questo punto la mia povera cugina era immobile e terrea. Smise di mangiare e disse di non sentirsi bene e che voleva andare a casa. Così lasciammo il pranzo a metà, mentre Diana e Leopoldo la guardavano esterrefatti. Nei loro occhi si leggeva quello che si sarebbero detti dopo: “Martina è proprio impazzita. Non solo ha mandato a monte il matrimonio, ma non riesce neppure a tollerare un pranzo con noi”
“Ma io, guarda, non avrei mai creduto... è un'altra persona”.
Martina, nello scorcio d'estate che seguì, continuò a dimagrire e a piangere. Era sorridente e disponibile solo al lavoro, anche se tutti notavano il suo pallore e la tristezza dei grandi occhi chiari.
Ero ormai quasi certa che la storia tra Martina e l'Arcangelo fosse definitivamente chiusa, anche se qualcosa di irrazionale, quasi un folletto curioso, mi suggeriva che poteva non essere così. E la creatura fantastica aveva ragione.
Infatti, a settembre, non appena la Gattoparda ritornò nella capitale, Michele cercò Martina. Ovvero: finse di incontrarla casualmente. Ma entrambi sapevano che non era così.
Cominciò dunque uno strano periodo in cui i due si vedevano nei giorni feriali, almeno un paio di volte a settimana, mentre il sabato e la domenica il fantastico ingegnere continuava a passarli a Roma. Magari un po' più di rado dell'anno precedente, ma comunque, anche quando non andava, doveva essere “reperibile” per la fragile Agata che aveva sempre bisogno di supporto e consigli. Chi, meglio di lui, razionale e tecnologico, poteva sostenere una creatura artistica e delicata (nonostante il suo aspetto matronale)?
Inoltre, nessuno doveva sapere della relazione con mia cugina. Assolutamente. Doveva tutelare la Gattoparda da una ulteriore delusione.
Io ascoltavo Martina, orgogliosa e dai principi ferrei, e quasi non la riconoscevo. In pochi mesi era diventata peggio delle Incompiute, umorale, disponibile ad accettare umiliazioni e sofferenze e, cosa ancor più grave, la più completa clandestinità.
Ma non dobbiamo dimenticare che c'era sempre nei pressi uno sposo mancato, pieno di rabbia e rancore, ancora incredulo per ciò che era accaduto, forse innamorato o solo ferito nell'orgoglio, così come lo sono gli uomini abbandonati che, credendosi mediamente perfetti, non capiscono come una femmina li possa oltraggiare fino al punto di fare a meno di loro.
Andrea, improvvisamente “scaricato” ai piedi dell'altare, non si dava pace. Parlava, parlava, parlava. Parlava ormai da più di sei mesi, quando una sera, passeggiando in centro con un amico a cui stava raccontando per la trecentesima volta della pazzia improvvisa che aveva colpito Martina, vide uscire dalla casa di quest'ultima l'ingegner Della Creta che si guardava intorno sospettoso, ma che, nella semioscurità, non identificò l'altro.
Per Andrea fu un’ illuminazione. Ma un dubbio restava e, nelle sere seguenti, sempre in compagnia dell'amico, si appostò sotto casa della sua ex promessa sposa, vedendone uscire per ben tre volte su sei il sunnominato Arcangelo Michele.
Da quel momento, l'eloquio già fluido del fidanzato tradito si trasformò in un fiume in piena. Raccontò a tutti la tresca che la pallida ginecologa aveva portato avanti da chissà quanto tempo e che l'aveva portata a rinunciare alle nozze mentre “... quello, quello no, lui continua a frequentare la riccona, e si tr.... quell'idiota della mia ex. Ma gliel'ho sempre detto: tu leggi troppo, ti troverai male. Ecco come si è trovata, la scema. Peggio di Madame Bovary che le piaceva tanto”.
Ma la cosa superlativa fu che, per i suoi giri di divulgazione, decise di iniziare dai parenti stretti e si recò, assolutamente inatteso, a casa di Diana e Leopoldo che, allibiti, lo ascoltavano mentre raccontava davanti a loro e ai bambini la triste storia della sciagurata e del marpione.
Diana non riusciva a proferire parola. Leopoldo, a un certo punto, si limitò a dire : “Scusa, Andrea, ma preferirei parlarne in un altro momento...”
“Ah, sì, difendi il porco di tuo fratello e quel grandissimo tegame mascherato da santarellina? Bravo! Sei di famiglia!”.
Continuava a blaterare, senza tregua. Tanto che Leopoldo fu costretto a metterlo alla porta, mentre i bambini, incuriositi, volevano notizie sulla storia che riguardava lo zio.
La prima persona a cui Diana telefonò fui io. Che dovetti ammettere la verità.
“Bene, anzi male, molto male. Martina è diventata pazza sul serio. Mio cognato è un ipocrita e anche disonesto, tu sei bugiarda”. “No che non lo sono. Non potevo dirlo, avevo giurato” “Allora sei omissiva. Ora, con Leopoldo, decideremo il da farsi”.
Dopo un lungo colloquio in cui esaminarono le varie possibilità, fu deciso che Leopoldo avrebbe convocato il fratello per fare chiarezza. La storia era già sicuramente in bocca di mezza città, bisognava arginarla.
Fu così che il giorno dopo i due fratelli parlarono, cosa alla quale, decisamente, non erano abituati. Ovvero: Leopoldo parlò. Michele non disse quasi nulla. Solo che era davvero seccato ed avrebbe provveduto. Dopodichè se ne andò, lasciando cognata e fratello nel dubbio sul significato delle sue parole.
Avrebbe chiuso con la Gattoparda e reso ufficiale il rapporto con Martina? Sembrava la decisione più plausibile... se non si fosse trattato dell'Arcangelo.
Infatti, il giorno dopo, Martina fu liquidata con poche parole del tipo “ti avevo detto di non fare chiacchiere” e quando lei, sempre più affranta, cercava di spiegare la sua estraneità alla pubblicizzazione, Michele , con fare distaccato, la invitò a non cercarlo mai più e a stare attenta che nulla di tutto ciò arrivasse alle nobili orecchie di Agata.
Seguì un autunno-inverno di disperazione, peggio dell'estate, dato che, alla rinnovata scelta del suo innamorato, si era aggiunto anche il continuo parlare con chiunque di Andrea. Che aveva messo al corrente tutti, amici , parenti, colleghi, di quanto fosse stupida e fedifraga la sua mancata sposa
. Unico lato positivo dell'estrinsecazione della vicenda, fu che Manu e Simo, messe finalmente al corrente di ciò che stava accadendo, tornarono a far gruppo con noi e ad essere solidali con Martina.
Si era così ricostituito il quartetto, ormai costituito non più da due incompiute, una prudente e una temperante, ma da tre incompiute e una prudente.
(continua)

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Quanti colpi di scena e giochi di coppie che hai inserito in questo tuo racconto, io la mia speranza ce l'ho, vediamo se nell'ultima puntata sarà accontentato!!!

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