Goodbye, Alfred Nobel!

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

Un giorno forse qualcuno avrà il coraggio di dire:"Sia lode a Jean-Claude Arnault, che per aver toccato le regali terga di Victoria di Svezia ha terremotato il più ignobile, miserabile, insignificante e scandaloso premio letterario che mai sia stato assegnato: Il Nobel per la Letteratura". La mia è una provocazione a fin di bene per dire che l'annullamento dell'assegnazione del Nobel per la Letteratura del 2018, a seguito dello scandalo Arnault, è la più bella notizia culturale dell'anno. Provo a spiegarmi.

Qualcuno si è mai domandato qual è la fonte primigenia dell'autorità che tutti assegnano a questo premio? Qualcuno si è domandato perchè il Nobel è più importante del Premio Goncourt o del Premio Franz Kafka? La fonte dell'autorità di questo premio è il danaro. Un enorme fiume di danaro. Non certamente il prestigio, la raffinatezza e la sensibilità letteraria dei giudici. Non certamente la rispettabilità costruita nel tempo dall'Istituzione che lo assegna, magari grazie alla scoperta di talenti diventati successivamente immortali. Niente di tutto questo: l'auctoritas dell'Accademia di Svezia è fondata sul danaro.

La somma assegnata direttamente dall'Accademia di Svezia è già di per sè da capogiro: ben otto milioni di corone svedesi, circa novecentomila euro, oltre naturalmente alla medaglia d'oro. Medaglia che ha anch'essa un grosso valore economico, basti pensare che in passato, due vincitori l'hanno venduta all'asta guadagnando uno settecentomila dollari e l'altro ben quattro milioni di dollari.
E non parliamo poi dei guadagni indiretti: vincere il Nobel significa aumentare notevolmente le vendite delle proprie opere e, conseguentemente, significa ottenere migliori condizioni economiche dagli editori. Per non dire poi di quello che si incassa dagli articoli per i giornali, dalle interviste televisive e dalle partecipazioni ad eventi culturali. Non c'è che dire, vincere il Nobel trasforma uno scrittore in una società per azioni che fattura milioni di euro all'anno.
Molti diranno che la mia è una posizione moralistica, ma si sbagliano. Il problema di fronte a queste somme di danaro è duplice. Da un lato aumenta il rischio di autocensura dei potenziali vincitori che potrebbero essere spinti a limitare la propria creatività nell'intento di captare la benevolenza dell'Accademia al fine di vedersi così assegnato l'agognato premio. Non parliamo poi dei vincitori che si trasformano - come ho detto - in società per azioni ed in un monumento a se stessi. La loro creatività non può non inaridirsi.

Vogliamo parlare poi degli infiniti svarioni dell'Accademia? Basta guardare l'elenco dei vincitori per accorgersi di chi non ha vinto: Il Principe Lev Tolstoj, l'impiegato Franz Kafka, il borghese Marcel Proust, l'Odisseo di Dublino James Joyce, Louis-Ferdinand Céline il Maledetto, l'Immorale Vladimir Nabokov, l'Omero del Rio de la Plata Jorge Luis Borges, il pittore di arabeschi letterari Julio Cortázar, la Macchia Umana Philip Roth...e non parliamo poi degli italiani Leonardo Sciascia e Carlo Emilio Gadda! E sì, il Club dei Grandi Perdenti è probabilmente più prestigioso di quello dei vincitori. Alcuni di questi ultimi oggettivamente improponibili e caduti meritatamente nel dimenticatoio.

E poi, come non sottolineare che sottilmente l'Accademia ha orientato politicamente le sue scelte. Da decenni sono favoriti gli autori intrisi di un insopportabile political correctness a discapito degli outsider, dei ribelli, degli anticonformisti. E cosa ancor più grave questo orientamento pro politically correct è fatto anche a discapito delle innovazioni stilistiche che in letteratura contano quanto i contenuti.
E che dire infine delle provenienze geografiche dei vincitori? La questione non è di poco conto per un premio che avrebbe l'ambizione di essere universale: ben otto vincitori svedesi contro solo sei italiani e spagnoli e cinque russi. Non parliamo poi dell'immenso continente asiatico che è culla di culture millenarie e che è trattato alla stregua di una landa desolata abitata da popoli che non hanno ancora scoperto la scrittura: complessivamente sei soli vincitori (due vincitori cinesi, tre giapponesi ed un solo indiano).

Insomma, un premio assolutamente sopravvalutato che fonda la propria autorità su un fiume di danaro e che non è stato immune nelle scelte da errori che definire colossali è poco. Quanto basta per non sentirne la mancanza e per auspicarne, se non la scomparsa, quantomeno un notevole ridimensionamento a vantaggio, magari, di altri premi ben più significativi sebbene meno noti.

Alla fine ci tocca plaudire a quello sciagurato di Jean-Claude Arnault che involontariamente ci ha dimostrato come il Re sia nudo. Sarà pure un applauso politicamente scorretto ma che liberazione!

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Bibliografia

Raffaella De Santis, Caso molestie, Nobel 2018 per la Letteratura non sarà assegnato
Cristiana Gagliarducci, Premio Nobel: quanto vale e quanti soldi guadagnano i vincitori
Wikipedia, vincitori del Premio Nobel per la Letteratura

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Purtroppo, e di questo sono profondamente convinta, i soldi rovinano sempre tutto, perché si finisce per fare o non fare qualcosa in funzione di un atteso guadagno; e quando si parla di attività legate alla creatività, come la scrittura (o il cinema, perché no? Ho sentito e letto critiche analoghe per i premi nel mondo dello spettacolo), è denigrante, a volte. Perché la creatività imbrigliata dalla moneta, lentamente si assopisce e muore.

Certo, è vero anche il contrario: che le reward possono stimolare la produzione di contenuti interessanti e progetti notevoli, ma solo se commisurate e non eccessive, altrimenti il dio denaro diventa l'unico capace di muovere i nostri pensieri e le nostre azioni. Il tuo discorso, secondo me, si estende bene a numerosi altri ambiti, online ed offline; è una critica molto sensata.
Grazie della condivisione :)

Questa notizia mi ha colpito molto alcuni giorni fa quando l'ho ascolata alla radio. I tanti scandali che sono a monte di questa decisione mi farebbero pensare che la cosa sia più grande (e forse più marcia) di quella che viene comunicata dai massmedia

Si, potrebbe essere che ci siano fatti e circostanze ancora non divulgati pubblicamente....

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