L'Abbazia dei Misteri

in #ita6 years ago (edited)

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Arrivati al sommo della scala entrammo, per il torrione orientale, allo scriptorium e quivi non potei trattenere un grido di ammirazione. Il secondo piano non era bipartito come quello inferiore e si offriva quindi ai miei sguardi in tutta la sua spaziosa immensità. Le volte, curve e non troppo alte (meno che in una chiesa, più, tuttavia che in ogni altra sala capitolare che mai vidi), sostenute da robusti pilastri, racchiudevano uno spazio soffuso di bellissima luce.

Umberto Eco, Il Nome della Rosa

Dopo aver percorso, per qualche chilometro verso sud, la strada che da Milano porta a Pavia in un panorama piatto e monotono che ricorda le umide brughiere del nord Europa, ad un tratto si vede nel verde una macchia marrone dall'architettura gotica: è l'Abbazia di Chiaravalle.
Si tratta di un complesso monastico fondato nel Medioevo dai frati cistercensi provenienti dalla Francia per dare manforte alle tesi del Papa Innocenzo II contro l'Antipapa Anaclerio II. Un tempo avere due papi era fonte di forti dispute teologiche e di potere.

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Si tratta di un complesso molto vasto che oltre alla chiesa ha all'interno un dedalo di stupendi ambienti adibiti alla vita monastica (non tutti visitabili) che custodiscono importanti opere d'arte di straordinaria bellezza.

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Una volta superato l'ingresso mi ritrovo in un amplio spiazzo dove ho di fronte la chiesa davvero imponente e sobria che rimanda all'austerità della vita monastica. Entrato dentro la prima cosa che noto è l'imponenza delle colonne che reggono tutta l'architettura.

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Attraverso la navata in un silenzio irreale e mistico: anche una comitiva di studenti in gita sembra quasi intimidita dal luogo e interrompe il flusso continuo del proprio brusio e delle risate appena trattenute.
Guardo il bellissimo coro ligneo finemente scolpito che a differenza dalla norma non si trova dietro l'altare ma davanti.

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Mi fermo all'altezza di una cappella per ammirare una delle opere che più mi ha incuriosito nelle mie letture precedenti alla visita del complesso. Si tratta della Cappella della Passione che custodisce il famoso “Cristo alla Colonna” del Bramante (1).

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E' un quadro bellissimo che lascia un fortissimo impatto emotivo perchè rappresenta un Gesù in primo piano, legato alla colonna nella quale verrà flagellato. Lo sguardo attonito del Cristo, quasi incredulo di ciò che gli sta per accadere, trasmette la stessa sensazione di sgomento anche in chi osserva. Mi fermo almeno cinque minuti ad osservare in silenzio.

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Attraverso tutta la navata e mi trovo di fronte all'abside con il suo altare. In questa chiesa anche i nomi si differenziano rispetto alle altre chiese. La sua parte destra dell'abside è chiamata “braccio della vita” mentre la sua parte sinistra “braccio della morte”.

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I nomi hanno sempre un significato: infatti nella parte destra c'è una porta che mette in comunicazione con la parte del complesso monasteriale dove si svolgono tutte le attività dei frati. L'altra parte invece si chiama della morte perché una porta mette in comunicazione con il piccolo cimitero dell'Abbazia. In questa parte c'è una bellissima statua del Manzù: l'Angelo della Resurrezione.

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Una statua che ci rimanda al Grande Mistero di questa Abbazia. L'Angelo della Resurrezione è infatti una statua che ha una metà con sembianze femminili e l'altra metà con sembianze maschili. Una scelta in apparenza bizzarra che ci riporta però all'Eresia di Guglielmina La Boema.

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Guglielmina arrivò in questa Abbazia da missionaria laica – diremmo oggi – e guadagnò presto un vasto seguito di estimatori per le sue opere umanitarie. Ma lei era portatrice anche di una visione teologica poco compatibile con la dottrina ufficiale della Chiesa: infatti secondo alcuni apparteneva alla comunità eretica del Libero Spirito diffusa all'epoca nel Nord Europa e che riteneva che ognuno potesse ricercare Dio dentro se stesso e che – addirittura – Dio poteva abitare anche il corpo di una donna. Un'eresia che non poteva non portare ad uno scontro molto forte con la Chiesa che contrastò la sua diffusione e le predicazioni dei suoi adepti anche dopo la stessa morte di Guglielmina. Molti furono gli eretici guglielmiti condannati al rogo e la stessa salma della donna fu traslata dalla sua tomba nell'abazia e bruciata al rogo.

Tornando al Manzù sembrerebbe che però qualcosa dell'idea dell'eretica sia arrivata sino ai giorni nostri. La statua. mezzo uomo e mezzo donna, rimanda inevitabilmente all'insegnamento dell'eretica e fa pensare ad un Dio non più maschio e abramitico ma ad un Dio anche donna. Una nota curiosa è che questa statua è stata commissionata dal banchiere Raffaele Mattioli che proprio nel piccolo cimitero è sepolto. Non mancano naturalmente le teorie complottistiche che ipotizzano l'appartenza del leggendario banchiere all'eresia dei guglielmiti e che, una volta all'anno, qui si riuniscano segretamente tutti i milanesi appartenenti a questa setta per celebrare un rito in suo suffragio.

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Esco dalla porta di destra quella del braccio della vita, e mi ritrovo in un bel chiostro con delle doppie colonne. La mia attenzione (come quella di tutti) non può non essere attratta da una doppia colonna dove queste anziché correre parallele verso la volta, come le altre, si attorcigliano tra loro. Forse uno scherzo di un architetto geniale o forse un elogio della diversità – o meglio dato il luogo – un elogio dell'eresia?

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Percorro il chiostro ed entro nella Sala Capitolare. Si tratta di una sala molto amplia ma austera dove tutte le mattine i monaci si riuniscono per leggere uno dei settantatre capitoli della Regola Benedettina. Peraltro qui vengono discussi – immagino con regole e forme ferree – tutte le questioni pratiche relative alla vita nel monastero. Un metodo che forse andrebbe applicato anche nella vita di tutti i giorni da noi laici.

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Sempre percorrendo il Chiostro trovo la Sala del Convivio, dove i monaci si riuniscono per mangiare. Anche questa una sala molto bella e affrescata. Chissà perchè a questo punto mi viene in mente l'Abbazia del Nome della Rosa di Umberto Eco. Chissà se tra i monaci vi è un Jorge da Burgos? Una risposta che non riuscirò mai ad avere.

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Così come non riuscirò mai a capire questo luogo sfuggente sospeso tra la bellezza reale ed un evidente misticismo da un lato e dall'altro lato, una leggenda nera fatta di eresia, inquisizione e paventati riti eretici che arrivano fino ai giorni nostri.

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Le foto sono di mia proprietà

(1) In realtà l'Opera originale è stata trasferita alla Pinacoteca di Brera. Nel Monastero è presente una copia.

Bibliografia

Andrea Moneti, Medioevo Ereticale
Milano Curiosa, L'Abbazia di Chiaravalle

Sort:  

che posto....sembra proprio di essere dentro il libro di Eco. La statua di Manzù è strepitosa

Ma che bella presentazione. Ci hai condotti in un tour veramente completo di tutta la storia del luogo. Bravissimo mi è piaciuto molto.

Incredibile notare come in Italia ci siano opere sparse ovunque, spesso dimenticate e che in altri paesi diverebbero il fulcro per il turismo di intere città.
Grazie @giuseppemasala per ricordarci, ogni tanto, di che pasta siamo fatti noi italiani, o forse dovrei dire di che pasta eravamo fatti?

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