L'Aleph
Sentii, giunto all’ultima pagina, che la mia narrazione era un simbolo dell’uomo che io ero mentre la scrivevo, e che, per scriverla, avevo dovuto essere quell’uomo, e che, per essere quell’uomo, avevo dovuto scrivere quella storia, e così all’infinito.
Jorge Luis Borges, Aleph
Da quando l'uomo ha inventato la scrittura, nessuna lettera è stata ammantata di un aurea magica come la prima lettera dell'alfabeto ebraico: l'Aleph (א). Infiniti sono i suoi significati sia dal punto di vista teologico, ermetico e persino matematico e letterario. Ma tutte queste visioni portano ad una verità: l'Aleph è la lettera della Verità e dell'Illuminazione.
Secondo una parabola rabbinica l'Aleph protestò con Dio perchè scelse la Beth (בֵּ) come prima lettera della Torah e Dio gli rispose che lei sarebbe stata scelta quando avrebbe donato la Legge sul Monte Sinai. Fuori dalla parabola apparentemente surreale ciò che si vuole comunicare è che la Beth è aperta sul lato delle altre lettere che verranno dopo. Questo perchè l'ebraico si legge da destra verso sinistra e ciò comporta che è la lettera in attesa delle risposte. Dunque la Torah essendo il Libro dove si narra della creazione del mondo non può che aprirsi che con questa lettera perchè - appunto - il mondo nasce con le domande. Mentre l'Aleph è la lettera delle risposte e dell'illuminazione non può che essere la prima lettera usata nelle tavole della Legge che da quelle risposte cercate dall'Umanità.
Per gli Alchimisti invece 'Aleph rappresenta il punto in cui si compie la loro Opera. Il punto dove non esiste né passato né futuro, il luogo della conoscenza da dove si possono vedere tutte le cause e tutti gli effetti. Il punto della sapienza totale rappresentato con l'allegoria della materia che si trasforma in oro.
Per parlare dell'Aleph in matematica non possiamo non partire che da George Cantor il primo leggendario matematico che utilizzò questo simbolo per indicare una tra le sue scoperte più importanti: il numero cardinale.
Cantor era molto di più che un grande matematico, era un intellettuale, un filosofo e, a modo suo, un teologo che ci ha lasciato opere importanti anche in questi ambiti. Dal punto di vista matematico postulò l'insieme potenza ovvero che dato un Insieme A questo avrà un insieme di tutti i suoi sottoinsiemi. Nel teorema che prende il suo nome dimostrò che l'Insieme Potenza di un insieme A infinito sarà maggiore dell'Insieme A stesso. Ciò dimostra che esiste una gerarchia infinita di grandezze di insiemi infiniti dalla quale nasce il concetto di numero cardinale che è stato denotato da Cantor con il simbolo א (Aleph). Dunque Cantor riesce così a dimostrare che i Numeri Reali sono più numerosi dei Numeri Naturali aprendo la strada all'idea dell'esistenza di una infinità di possibili infiniti. Una mappa di infiniti basata sull'opposizione tra determinato e indeterminato che apre a Cantor stesso la possibilità di classificarli in differenti tipologie: l'Infinito Indeterminato, l'infinito potenziale, molteplicità "infinite ben determinate" e Assolutamente Infinito che lui faceva coincidere con lo stesso concetto di Dio.
Una visione che ci apre scenari affascinanti sullo stesso concetto di tempo e di spazio: cos'è il tempo infinito nello spazio infinito quando potrebbero esistere altri tempi ed altri spazi altrattanto infiniti? Non possono che tornare in mente le atmosfere rarefatte e meravigliose della novella L'Immortale di Jorge Luis Borges non a caso facente parte della raccolta conosciuta come L'Aleph. Forse il suo Immortale Marco Flaminio Rufo - immemore del tempo e dello spazio - aveva capito che per Cantor in un singolo granello di sabbia era racchiuso tutto l'universo?
Bibliografia
Raffaele K. Salinari, Alias:Aleph
Bruno Forte, L'Uomo tra Teorogia e Psicologia
Riccardo Cristoferi, Cantor e l'infinito
Jorge Luis Borges, L'Aleph