La Rivoluzione nel Paese dei Gattopardi

in #ita6 years ago (edited)

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Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.

Il Principe Don Fabrizio di Salina ne Il Gattopardo di Luchino Visconti

A leggere le cronache dei giornali di questi ultimi giorni l'Italia sarebbe sull'orlo di una importante rivoluzione politica a causa dell'instaurarsi di un governo Gialloverde ovvero figlio dell'inedita coalizione tra leghisti e pentastellati. In larga parte mi è sembrato di comprendere che la maggior parte dei mass media vivano questa possibilità con un certo timore per le sorti dell'Italia proprio a causa della supposta radicalità delle proposte dei partiti aderenti alla coalizione di maggioranza. Non mi interessa riflettere su questioni politiche contingenti ma su un tema più importante: quello della Rivoluzione.

Ma cosa bisogna intendere per Rivoluzione e più nello specifico per rivoluzione politica? Io credo che per rivoluzione bisogna intendere un totale cambio di paradigma in grado di influenzare l'intero tessuto sociale, politico e culturale. Insomma, un evento che ci fa vedere la realtà in maniera totalmente diversa rispetto a prima che si verificasse e dunque un evento che ci obbliga ad operare nella società in maniera differente rispetto a prima. Di rivoluzioni ne abbiamo avute di vario genere: rivoluzioni tecnologiche, come quella dovuta alla scoperta del telaio meccanico che ha innescato, appunto, la cosiddetta rivoluzione industriale che ha profondamente modificato la società umana trasformandola da agricola in industriale. Oppure ci sono rivoluzioni politiche, pensiamo per esempio alla Rivoluzione Francese che ha profondamente modificato non solo la struttura politica e sociale del paese dove si è verificata ma un po' quella di tutti i paesi del mondo, basti pensare al suffragio universale oppure alla separazione dei poteri. Oppure ci sono rivoluzioni sociali, quali per esempio la rivoluzione delle suffraggette che ha portato - finalmente - il voto alle donne portando una nuova visione all'interno delle istituzioni. E che dire poi delle nostre rivoluzioni, quella del web e quella della blockchain che stanno completamente trasformando il mondo della comunicazione e che trasformeranno il mondo della finanza e dell'economia.

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Difficile dire se in questo momento in Italia, dal punto di vista politico, stia avvenendo qualcosa che rischia di cambiare il corso degli eventi. Ma sicuramente una cosa possiamo dirla: l'Italia non ha mai avuto una vera rivoluzione politica a differenza di USA, Francia, Inghilterra, Russia e Cina tanto per fare qualche nome. Il grande poeta Umberto Saba ci offre un interessante spiegazione di questo fatto:

"Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani. “Combatteremo – fece stampare quest’ultimo in un suo manifesto – fratelli contro fratelli”. Favorito, non determinato, dalle circostanze, fu un grido del cuore, il grido di uno che – diventato chiaro a se stesso – finalmente si sfoghi. Gli italiani sono l’unico popolo, credo, che abbiano, alla base della loro storia, o della loro leggenda, un fratricidio. Ed è solo col parricidio, con l’uccisione del vecchio, che si inizia una rivoluzione. Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli"

Umberto Saba, Scorciatoie e Raccontini (1946)

Una visione quella di Saba che più che con i processi storici ha a che fare con la psicologia collettiva di un popolo. Secondo il poeta saremmo infatti più un popolo di fratricidi, dunque un popolo più avvezzo al complotto e alla simulazione che un popolo di parricidi avvezzi allo scontro aperto e al cambiamento. Probabilmente c'è del vero in questa visione ma ad offrirci il miglior affresco delle rivoluzioni mancate è senza dubbio Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo.
Un romanzo interessante dal nostro punto di vista perchè viene affrescata la società siciliana a cavallo tra il Regno delle Due Sicilie e l'annessione al Regno di Sardegna attraverso la narrazione delle vicende familiari dei Principi di Salina. Dunque Tomasi ci mostra la fine dell'ancien régime e l'inizio del nuovo, le sue speranze di cambiamento tradite, l'avvento di una nuova classe sociale, quella borghese, ed il crepuscolo malinconico di quella nobiliare. Un cambiamento però solo apparente, ben descritto proprio dal Principe Fabrizio di Salina:"Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano un repubblica in quattro e quattr'otto. Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi". Dunque una società dove domina il cinismo, dove l'inganno e la manipolazione consentono di far apparire come cambiamento ciò che in realtà è conservazione, dove i vecchi potenti rimangono al potere e dove gli oppressi tali rimangono. Esattamente come è sempre accaduto non solo in Sicilia ma nell'Italia tutta.

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Bibliografia

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
Umberto Saba, Scorciatoie e Raccontini
Luciano Canfora, Cos'è una rivoluzione?
Raimon Panikkar, Filosofia e rivoluzione: il testo il contesto e la trama

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Vero, un paese retto per troppo tempo da vecchi...un paese vecchio.

Purtroppo è così... :(

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