Case di riposo: qualche pensiero sull'argomento

in #ita5 years ago

Case di riposo:
qualche pensiero sull'argomento

Prendo spunto dai bei racconti che hanno partecipato al theneverendingcontest n° 34

Cosa mi ha colpito di tutti questi racconti?
Come richiesto dal vincitore del contest precedente erano tutti ambientati in una casa di riposo e la visione di tutti gli autori, non dico che sia sempre idilliaca, ma l'ho trovata alquanto distante dalle case di riposo reali che ho avuto occasione di frequentare qualche anno fa e, tra le altre cose, distantissima dalla situazione che si può evincere dai numerosissimi casi di cronaca che leggiamo di continuo sugli organi di stampa o su altri media.

La mia esperienza di questi luoghi è molto negativa.

Le case di riposo, parlo di quelle accettabili, non di quelle di cui leggiamo in cronaca, che sono dei veri e propri lager, dove si consumano reati veri e propri, sono comunque nonluoghi di cui tutti quanti, secondo me, dovremmo avere esperienza diretta per renderci conto di cosa la nostra società ha creato.

Cosa succede quando si entra in un ospizio?
So che è difficile immaginarlo, però, provate a pensare ad una persona che è vissuta 10, 20, 50, magari anche 100 anni nella stessa casa, che ha accumulato piccoli oggetti, manie, abitudini, che magari ha problemi di udito, di vista, ma che si sa muovere perfettamente in un ambiente che conosce quasi fosse un'estensione del suo corpo.
Ora catapultatela in una piccola stanza, magari da condividere con una persona sconosciuta, in un ambiente asettico e impersonale, dove ha solo un piccolo armadio dove riporre pochi abiti, un comodino dove poter mettere poche cose, dove non ha che pochissimo denaro, a volte nulla del tutto, dove non si sa muovere, dove se c'è un televisore o una radio deve condividerli con un'altra persona o comunque rispettare tempi e volume di ascolto con le regole della casa di riposo.
Magari a casa propria ancora cucinava, con cura, piatti graditi oppure semplicemente che consumava, per abitudine, da anni, decenni, ora questa persona si trova a doversi cibare di cibo precotto, standardizzato, insipido.
Pensate all'assurda mania salutista che regna negli ospizi.
Persone in eta avanzata, magari di 90, 100 anni a cui viene vietato il piacere di una sigaretta o di un dolce, forse per allungare la loro vita di alcuni minuti...
Un luogo nel quale si può entrare di propria spontanea volontà (anche se spesso ci si arriva tramite i sotterfugi o il lavaggio del cervello dei parenti), ma dal quale NON si può uscire a prioprio piacimento... si tratta a ben vedere, in tutto e per tutto, di una forma di reclusione ai danni di una persona che non ha commesso alcun crimine e per nessuna ragione reale è costretta in una struttura senza avere la possibilità di entrarne e uscirne a propria discrezione.

Cosa succede a queste persone?
I tempi di permanenza negli ospizi sono alquanto brevi.
Persone entrate anche in ottimo stato di salute si spengono come candele senza ossigeno nel giro di qualche mese, al massimo, le più forti, durano qualche anno.
Solo chi entra in condizioni di salute molto precarie o addirittura già allettato, spesso vegeta nel letto per anni, tenuto in vita con enormi quantità di medicinali.
A tutti, indistintamente, vengono comunque propinate quantità incredibili di medicinali, per la maggior parte sedativi, al solo scopo di renderli più docili e meno probelmatici da gestire.
La vita di chi è recluso in un ospizio perde immediatamente di qualuque significato e di qualsivoglia stimolo, le persone inacidiscono, diventano presto o amorfe o intrattabili e la morte appare loro come una vera e propria liberazione.
Pochissimi reagiscono e, se lo fanno creando problemi, vengono imbottiti di sedativi.

Ma guardiamo anche l'altro lato della medaglia, cioè chi lavora in queste strutture.
Che vita fanno anche questi operatori?
Costretti spesso a turni massacranti, continuamente a contatto con persone che, proprio per la loro situazione di animali in gabbia, spesso reagiscono con astio, con comportamenti fastidiosi, acuiti da un'età avanzata che certo non giova al miglioramento del carattere.
Si instaurano quindi dinamiche di vittima/persecutore da ambedue le parti, anziani che fanno dispetti agli operatori, operatori che reagiscono, nel migliore dei casi, con vessazioni psicologiche fino ad arrivare a veri e propri maltrattamenti.

Questo è il modello di cura degli anziani che ci propone oggi la nostra società.

Vi sembra non dico il migliore possibile, ma almeno accettabile?

A me no, a me pare una delle tante dimostrazioni del vicolo cieco in cui il nostro modello di sviluppo insostenibile ci ha portato.

Credo che il livello di civiltà si misuri, anche, da come vengono trattati i deboli, i bambini, gli anziani, tra questi.

La nostra società, a mio parere, ha partorito un modello di esclusione e reclusione degli anziani aberrante e vergognoso, anche, sebbene non solo, perché è organizzata in modo tale che i parenti, figli, nipoti etc. non possono o comunque ritengono accettabile non prendersene cura, ignorandoli e nascondendoli in un ospizio come fossero polvere da scopare sotto il tappeto per non provare il fastidio di doverla vedere.

Tutte le immagini sono di mia proprietà.

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Eeehhh, fa venire il groppo in gola quello che hai scritto, la realtà della stragrandissima maggioranza delle case di riposo corrisponde effettivamente a quanto da te descritto, queste persone diventano un peso, un problema, e la soluzione migliore è quella di appoggiarle definitivamente in un ospizio, per riavere la totale autonomia, attenzione però, la vita è una ruota che gira, oggi a loro, domani a voi....

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Ahimè, che dire? Una riflessione amara la tua, ma a mio parere parziale e non del tutto veritiera.
Partiamo dagli anziani: persone che per anni hanno vissuto in una stessa casa, è vero, ma che spesso non sono più né autosufficienti (anzi, pericolosi per sé e per gli altri) né mentalmente presenti. Con l'invecchiamento la demenza colpisce inevitabilmente quasi a tappeto, e gli anziani non sono più in grado di cucinare, lavarsi vestirsi, uscire e fare la spesa in autonomia e soprattutto in sicurezza. Se lo fossero, nessuno li strapperebbe alla propria casa per portarli in casa di riposo, non sarebbe possibile nemmeno legalmente parlando, finché la persona è capace di intendere e volere. I problemi riguardano l'efficienza fisica e quella mentale: se alla prima un anziano ancora sano di mente può ovviare pagandosi una badante che l'aiuti in casa, alla seconda non c'è davvero altra soluzione che dei professionisti che se ne occupino. Non trovo infatti condannabile che una famiglia rifiuti di diventare la vittima designata per la gestione del nonno: ciascuno deve vivere la propria vita, quindi perché un cinquantenne dovrebbe tenersi in casa e curare e servire magari per vent'anni un settantenne fuori di testa a discapito dei propri figli? della propria salute? del proprio tempo libero? Perché qualcuno, di solito una figlia o una nuora, deve pagare con la propria vita o la propria giovinezza il prezzo dell'errore della medicina di allungare quantità senza qualità di vita?
Il costo di una casa di riposo è molto più esoso di una badante, di solito, opzione da non sottovalutare. Inoltre molti anziani (lungimiranti?) scambiano la propria abitazione in cambio di contanti, tenendosi la nuda proprietà: anziché lasciare ai figli una cosa che si sono sudati e morire all'ospizio, la vendono e ne godono al 100% finché sono in vita, vivendo anche con quel minimo di agio. Certo, non tutti sono capaci di pensare al proprio futuro, di pensare che un giorno invecchieranno anche loro e che devono provvedere per tempo a progettare qualcosa per sé stessi. Molti si fidano e si affidano (sbagliando di grosso) alla bontà, alla riconoscenza di figli e parenti. Un atto di puro egoismo e di profonda arroganza, a mio parere, quello di pretendere che qualcuno si sacrifichi per servirti in vecchiaia.
Passiamo quindi alle case di riposo.
E' vero, probabilmente ne esistono moltissime come quelle che tu descrivi: brutte, sporche, cattive, praticamente dei lager. Eppure la mia esperienza è positiva: ho visto e sono stata in visita in case di riposo che sono piccoli appartamenti dove gli anziani sono puliti, nutriti e ben custoditi. Il naso è la guida principale, in questi casi. Ho visto posti che un giardinetto ce l'hanno davvero, o comunque sono dotate di personale affettuoso e professionale, anche quando il canone mensile versato non è altissimo. Parenti di mia mamma (che andavamo a trovare spesso) sono vissuti moltissimi anni (anche 10) in casa di riposo, ed il loro declino non è stato poi più veloce di altri rimasti a casa loro. E' vero, cambiare posto e passare dalla propria casa ad un ospizio può accelerare la dipartita, ma io sono convinta che difficilmente si va in casa di riposo se stai bene, quindi ovvio che se entri che stai male non puoi che peggiorare.
In conclusione, l'argomento è difficile, spinoso e controverso. E' uno di quei campi dove sbagli in qualunque modo tu agisca, un terreno minato. Eppure non è facile, in una società come la nostra, trovare una soluzione al problema salvando capra e cavoli, o almeno non ancora.


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