Ho visto i film de LA NOTTE DEL GIUDIZIO e sono razzisti

in #ita6 years ago (edited)

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Un paio di sere fa, in occasione dell’uscita del quarto film della serie, la multisala TheSpace offriva una maratona de LA NOTTE DEL GIUDIZIO. Non avevo mai visto alcun film della serie, ma il concept mi era sempre sembrato intrigante. Complice il fatto che sia io che il moroso eravamo attualmente a casa dal lavoro e che amiamo entrambi il cinema e il genere thriller, ci siamo fatti allettare dall’offerta (soprattutto dei popcorn all you can eat) e abbiamo passato la serata e parte della notte al cinema, per un totale di circa 8 ore.
La buona notizia (almeno per me) è che a dispetto dei tag attribuiti alla serie sia su IMDb che sul sito del cinema, questi film di horror hanno ben poco. Sono semplicissimi thriller.

Le prime ore, in realtà, sono volate, perché i primi due film, in particolare, sono ben scritti per il loro genere e mantengono un ritmo molto elevato, tanto che in entrambi i casi all’intervallo ci siamo stupiti di essere già a metà film. Il terzo film ha iniziato ad essere più ripetitivo e virato molto più decisamente sul fronte politico, rimanendo tutto sommato interessante per me e annoiando mio moroso. Passata la mezzanotte, però, nutrivo buone speranze per il nuovo film, che in realtà costituisce un prequel della precedente trilogia. Speranze del tutto vane in quanto, purtroppo, il quarto film è risultato essere un’esaltazione di tutto quello che aveva progressivamente smesso di funzionare nel corso della serie. Ed è pure scritto veramente male.

Tutto considerato, comunque, la critica maggiore che si può muovere a questa serie, nel suo complesso, è che risulta profondamente razzista (e anche un po’ sessista).

Una premessa è d’obbligo. Negli Stati Uniti la questione razziale costituisce un problema molto diverso e articolato che in Italia. E negli Stati Uniti una serie di film con questo taglio forse ha senso. O, meglio, in quanto bianca caucasica e non americana non mi sento in diritto di entrare nel merito dell’evidente messaggio politico lanciato da questo film nel mercato interno. Ciò che contesto è la trasposizione del messaggio sul mercato internazionale, trattandosi pur sempre di una serie di blockbuster certamente realizzata per il pubblico americano, ma che ha avuto un discreto successo anche a livello internazionale, tanto che una multisala italiana ha organizzato una maratona in occasione dell’uscita del più recente film in contemporanea con gli Stati Uniti (poi in sala saremmo stati in 15, massimo 20, ma questa è un’altra storia).
Insomma, non critico ciò che il regista e sceneggiatore James DeMonaco ha voluto fare “in casa propria”, né critico il fatto che in circa un secolo di cinematografia esista sì e no mezza serie di film in cui uno spettatore di colore ha più facilità a identificarsi di un bianco (non è che ai bianchi manchino personaggi o film di riferimento). Critico quella che è stata la mia personale percezione dell’evoluzione della serie rispetto alle premesse, da spettatrice straniera cui il prodotto era in ogni caso indirizzato.

Come già anticipato, la serie partiva bene e il concept era molto promettente.

Dopo l’ascesa al Governo degli Stati Uniti di un partito ultra-conservatore (the New Founding Fathers of America , i Nuovi Padri Fondatori d’America) viene istituita una nuova misura di controllo della criminalità che consiste nel sospendere ogni legge per 12 ore nella notte tra il 21 e il 22 marzo, un evento denominato the Purge (“lo Sfogo”, nella traduzione italiana, anche se “epurazione” sarebbe una traduzione più accurata) venduto alla popolazione come un mezzo per lasciare che gli istinti animaleschi di ciascuno possano trovare sfogo in una singola notte in modo che sia più facile vivere nella legalità il resto dell’anno.
L’iniziativa sembra avere successo, tanto che di anno in anno scendono i tassi di criminalità e sale l’occupazione, facendo rifiorire l’economia nazionale e superando efficacemente la tremenda crisi economica che aveva favorito l’ascesa dei NFFA.

LA NOTTE DEL GIUDIZIO

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È il 2022 e sta per avere inizio il quinto Sfogo annuale. La gente ormai è abituata all’evento e nel ricco quartiere di Los Angeles in cui abita James Sandin tutti hanno installato il suo sistema di sicurezza, che consente di blindare porte e finestre e trascorrere al sicuro in casa la notte. A meno che non si voglia partecipare allo Sfogo.
La famiglia Sandin espone fuori casa i fiori simbolo del loro sostegno all’iniziativa, poi si preparano a blindarsi in casa, tra i tumulti adolescenziali della figlia Zoey e le oscillazioni morali del giovane Charlie, che gioca in casa con un robottino sfregiato che avrebbe fatto salivare il bulletto di
Toy Story e scrive racconti in cui il protagonista si scava il cuore dal petto, ma è contrario allo Sfogo.
La serata degenera in fretta quando il fidanzatino di Zoey rivela di essersi intrufolato in casa prima del lockdown e Charlie presta assistenza a uno sconosciuto di colore inseguito da una banda di fanatici.

Il film è il classico assedio in casa. Adrenalinico e ansiogeno al punto giusto, con buoni colpi di scena e abbondanti momenti di “ma che cazzo fai?!” rivolti ai vari personaggi (che in questo tipo di film sono inevitabili).
Tutta l’azione si svolge in un ricco quartiere WASP di Los Angeles e compaiono solo due personaggi di colore. La moglie di un ricco vicino di casa e l’uomo che Charlie aiuta accogliendolo in casa. Per il resto, i personaggi sono tutti caucasici.

ANARCHIA: LA NOTTE DEL GIUDIZIO

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È il 2023 e il film inizia nuovamente il pomeriggio precedente lo Sfogo. Questa volta vengono inizialmente presentati più storie e personaggi: una giovane cameriera di colore intenta a rientrare a casa, dove l’aspettano l’anziano e malato padre e la figlia adolescente, una coppia medio-borghese in procinto di lasciarsi a cui si ferma la macchina mentre stanno rientrando a casa e un uomo che si arma di tutto punto prima di uscire con un’auto corazzata appena prima dell’inizio dello Sfogo.
Il destino dei cinque personaggi si incrocia quando l’uomo salva madre e figlia mentre un gruppo di commando le sta rapendo dalla casa popolare in cui vivono, mentre la coppia sfrutta la colluttazione per intrufolarsi nell’auto corazzata in modo da nascondersi da una diversa banda che li insegue. Fino all’alba del giorno seguente, i cinque dovranno fare del loro meglio per sopravvivere, mentre appare sempre più evidente che il gruppo che aveva tentato di rapire le due donne fa parte di una cospirazione governativa a largo spettro vota ad assicurarsi che lo Sfogo conti ogni anno un numero di vittime adeguato e nei “settori” giusti (poveri ed emarginati).

Considerato che il primo film era ambientato in una singola abitazione, in un quartiere isolato, era prevedibile che un sequel esplorasse lo Sfogo dalle strade di una grande città. E da questo punto di vista il film non delude, con belle e diversificate sequenze di lotta, inseguimento, rapimento e tragedie varie. Molto interessante, tra l’altro, l’aspetto delle “feste dello Sfogo” organizzate dai più ricchi, con vittime più o meno volontarie offerte in sacrificio a chi non voglia rischiare di uscire per strada ed esporsi personalmente al pericolo.
L’insinuarsi di una sottotrama politica e della cospirazione per il contenimento della popolazione più bisognosa funziona e si amalgama bene col resto del film. Col senno di poi, peraltro, si inizia già da qui a notare come tutti i sadici stronzi assetati di sangue e tutti i ricchi siano bianchi e tutti i valenti combattenti contro un sistema malato e perverso, oltre che poveri, siano neri.

LA NOTTE DEL GIUDIZIO: ELECTION YEAR

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Nel 2040 lo Sfogo è ormai alla ventiquattresima edizione, ma qualcosa è cambiato nello scenario politico americano, dominato ormai per un quarto di secolo dai NFFA. Candidata alla Presidenza, contro il prescelto del NFFA, è una senatrice che 18 anni prima, durante il medesimo Sfogo del primo film, ha assistito alla tortura e all’uccisione del marito e dei due figli. Da allora è entrata in politica al solo scopo di riuscire a eliminare una volta per tutte lo Sfogo e finalmente sembra vicina al risultato. Il NFFA è talmente preoccupato, alla vigilia dello Sfogo, da eliminare la regola che proteggeva i politici di un certo livello dalle attività della notte, in modo da poterne approfittare per uccidere la senatrice.
Fortunatamente per lei, la senatrice è protetta da Leo Barnes, già protagonista del film precedente (che ovviamente è invecchiato assai bene, essendo passati solo due anni nel mondo reale), che riesce a portarla al sicuro prima dell’arrivo delle forze speciali mandate a rapirla. Le loro strade si incroceranno con quelle di alcuni abitanti dei quartieri popolari di Washington, tra cui una coraggiosa ex teppista ora votata alla causa dei ribelli che da anni ormai combattono lo Sfogo e il NFFA.

Qui la serie ha cominciato decisamente a perdere mordente, anche se la critica sociale e politica all’attuale scenario americano risulta comunque efficace. L’ambientazione è la stessa del film precedente, le strade di una grande città, e a livello di trama c’è poco di nuovo. Il personaggio di Leo Barnes è molto riuscito, ma poche scene rimangono impresse (personalmente, ho apprezzato solo le bullette che attaccano l’alimentari di alcuni comprimari e il gruppo di stranieri travestiti che assediano Leo e la senatrice per strada).
Risulta peraltro ormai evidente che, a parte Leo e la senatrice, i bianchi sono tutti perfidi schiavisti assetati di sangue e soldi e i neri (o sudamericani) sono tutta brava gente che cerca solo di portare a casa la pelle e difendere i più deboli. Fa eccezione solo il gruppo di bullette già menzionato, che a giudicare dalle divise scolastiche e dall’armamentario sfoggiato sono anche gli unici personaggi della serie sia neri che ricchi. Delle vere e proprie outlier.

LA PRIMA NOTTE DEL GIUDIZIO

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Si torna indietro nel tempo al 2017 quando, dopo l’ascesa al potere del NFFA, si è iniziato a teorizzare l’esperimento che diventerà in seguito lo Sfogo. Il partito vuole assicurarsi che sia un piano attuabile ed efficace e decide di testarlo con un primo Sfogo contenuto nel borough di Staten Island: agli abitanti dell’isola viene offerta la possibilità di restare e guadagnarsi $ 5.000 (più un bonus se parteciperanno attivamente all’esperimento, piuttosto che barricarsi in casa) o evacuare il quartiere per la notte.
Molti dei meno abbienti scelgono di restare e si organizzano in diversi modi per la notte, chi riunendosi in parrocchia, chi organizzando festini in strada. La notte inizia quindi in sordina, fino a quando compaiono alcune bande armate a scatenare la violenza a cui i NFFA sperava di assistere sin dall’inizio.

I problemi di questo film iniziano già dalla premessa. Mentre vengono presentati e spiegati i dettagli dell’esperimento, infatti, viene esplicitamente detto che è stata scelta Staten Island in quanto melting pot estremamente rappresentativo della diversità culturale riscontrabile in tutto il Paese. Peccato che, dall’inizio alla fine, gli unici bianchi presenti nel film siano gli ufficiali governativi responsabili dell’esperimento e i paramilitari mandati nell’isola a scatenare la violenza per farlo riuscire, mentre tutti gli abitanti dell’isola sono neri o (in un paio di casi) ispanici. Quanto a diversità culturale siamo scarsetti, anche ammettendo che i ricchi o benestanti abbiano tutti scelto di lasciare l’isola, considerato che negli Stati Uniti mi risulta ci sia anche qualche povero di etnia diversa (oltre che ricchi di colore).
D’altra parte, il fatto stesso che a fine nottata l’esperimento sia presentato al Paese come riuscito e che venga di lì innanzi applicato con successo e discreta partecipazione per i 24 anni seguenti è assurdo, considerato che tra i veri abitanti di Staten Island:

  • i ricchi e benestanti non erano interessati a “sfogarsi” e hanno lasciato l’isola;
  • i poveri sono rimasti solo per i soldi e avevano tutte le migliori intenzioni di passare la serata a bere, ballare, scopare per strada e/o pregare… al massimo facendo saltare un bancomat o due;
  • gli unici a partecipare attivamente allo Sfogo, prima dell’arrivo dei mercenari, sono stati un pazzo drogato, due emarginate un po’ fuori di testa (che comunque si sono limitate a qualche botto e spavento) e uno spacciatore abbastanza idiota da pensare che la notte in cui ogni crimine è concesso fosse la notte giusta per cercare di fare le scarpe al proprio capo.
    Perciò, considerando che lo Sfogo interessava veramente solo a qualche folle, chi ha aderito agli sfoghi successivi? Perché i ricchi hanno improvvisamente scoperto di voler partecipare? Da dove uscivano i Freaks del primo film: ricchi ragazzi privilegiati con il culto dello Sfogo e già perfettamente organizzati a pochi anni di distanza?

Certo, la propaganda può far ottenere risultati mirabolanti, ma se James DeMonaco voleva convincermi che è così che tutto è iniziato e che lo Sfogo è stato manipolato quasi esclusivamente dal Governo sin dall’inizio, doveva sicuramente impegnarsi di più. La natura umana ha risvolti sorprendenti e la “bestia” tanto pubblicizzata dalla propaganda NFFA esiste realmente e anche nelle persone più insospettabili, un principio ben adombrato nel primo film e del tutto dimenticato nell’ultimo, dove attiviste di ottime intenzioni se la giocano alla pari con boss della droga dal cuore d’oro ed entrambi sono sufficientemente scaltri da sconfiggere senza grossi sforzi intere squadre di mercenari professionisti e ben addestrati.
Il Re dello Spaccio, comunque, rimane il personaggio più esilarante di tutta la serie: per carità, i NFFA sono quanto di peggio la politica possa attualmente sperare di esprimere e i folli partecipanti ad ogni Sfogo cui abbiamo assistito sono persone sicuramente deprecabili, ma è francamente assurdo che in questo trionfo della dicotomia bianco/ricco e cattivo vs nero/povero e oppresso il “nostro eroe” sia una persona che delinque, spaccia e uccide ogni giorno dell’anno, piuttosto che solo la notte dello Sfogo. Ma immagino che, per quanto convenzionalmente cattivo, lo spacciatore dal cuore d’oro in questo caso debba essere visto come “il nostro” cattivo.

In sostanza, con questo film DeMonaco è riuscito sia a creare un prodotto assolutamente mediocre il cui unico scopo era portare avanti una propaganda opinabile e mal rappresentata di cui il franchise non aveva realmente bisogno (il messaggio era già arrivato, assai meglio, con il terzo film), ma anche e soprattutto a perdere una splendida occasione per realizzare uno studio della psiche umana e mostrarci le vere origini del sostegno popolare a un’iniziativa come lo Sfogo, dando rappresentazione alle più disparate reazioni che persone diverse avrebbero potuto realisticamente avere nel momento in cui fossero state per la prima volta libere di dare sfogo ai propri istinti più animaleschi.

Un vero peccato.


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ma è possibile che ho visto qualcosa in tv??
mi era sembrato interessante ma al solito non sono riuscito a seguirlo...

I primi tre film sono degli scorsi anni (il primo, se non erro, è del 2013), quindi è assolutamente possibile che siano passati in TV.

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