Genova per noi

in #ita6 years ago

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Immagine CC BY-SA 2.0 di Anna Zvereva Fonte WikiCommons

Con questo post intendo partecipare al the neverending contest N.4 di @spi-storychain

Ma quella faccia un po' così
Quell'espressione un po' così
Che abbiamo noi
Mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l'annusiamo
E circospetti ci muoviamo
Un po'randagi ci sentiamo noi

Paolo Conte

Le ruote del carrello del volo Lufthansa 256 da Francoforte hanno toccato finalmente il suol natio in serata, verso le sette. Dopo due anni esatti, undicimila chilometri, quindici ore di volo, uno scalo in Germania, due aerei e tre aeroporti, ce l'abbiamo ormai quasi fatta. Come se fino ad ora il viaggio non fosse stato ancora abbastanza lungo, per la bellezza di settanta euro in due, ci aspettano ancora tre ore di treno.
Bentornati in Italia.
Una volta raggiunta la stazione centrale di Milano con il primo convoglio regionale, sarà la volta del mitico Inter City 687 delle 21:10 diretto a La Spezia Centrale, pronto per riportarci di nuovo nella nostra Genova.

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Immagine CC0 Fonte Pixabay - Milano, Stazione Centrale

Poco più di un'ora e mezza e sarà quasi casa e quasi amore, per dirla alla De Gregori; quasi giorno, per ovvi motivi d'orario, è da rimandare ad un'altra volta.
Chissà se Trenitalia, una volta tanto, riuscirà a non fare cazzate lungo il percorso e ad arrivare puntuale a Principe (una delle due stazioni centrali di Genova).
Lo speriamo vivamente entrambi, perché mia moglie Elena ed io siamo al limite di sopportazione della stanchezza, non ne possiamo tanto di più. Fino adesso è andato tutto per il verso giusto da quando abbiamo varcato la soglia di casa a Panama City, sarebbe proprio un peccato se il fato rovinasse tutto in extremis, ora che siamo ad un passo dalla meta e dalle tanto agognate vacanze.
Gli ultimi due anni prima della partenza, sono stati alquanto impegnativi. Passati nella full immersion dei lavori di ristrutturazione del secondo piano, inframezzati "soltanto" dalla manutenzione necessaria del giardino, dal cambio del tetto della dependance e da ben due stagioni turistiche, sono volati via velocemente, ma allo stesso tempo hanno lasciato in noi uno sfinimento mentale e fisico come segno del loro passaggio; e la voglia di staccare un po' la spina anche sta volta è arrivata inesorabile.
Nonostante il vagone dell'inter city sia tutt'altro che vuoto, la tranquillità soporifera dei viaggi serali in treno mi stimola sempre riflessioni semplici e processi mentali rilassanti, perciò cerco di godermi la proiezione mentale del momento in cui, fra poco, rimetterò piede in "casa base", dove tutto ebbe inizio trentasette anni e mezzo fa.
Belin mi mangerò quintali di focaccia, di trofie al pesto, di pansoti in salsa di noci, di focaccia al formaggio e di ogni altra delizia della cucina tradizionale genovese e ligure. Certamente metterò su qualche chilo di troppo com'è successo due anni fa, quando l'ago della bilancia si è spostato senza pietà avanti di ben otto lunghezze rispetto al solito, ma fanculo, ne varrà la pena.
Avrò tempo per rimettermi in forma una volta tornato a Panama, tanto con il caldo che fa lì sarà facile buttare giù qualche chilo sudando cascate d'acqua.
Che gioia, non mi sembra vero, ricaricare un po' le pile è proprio quello di cui ho bisogno.
L'intenzione è quella di rimanere a Genova fino a fine mese, ospiti di un'amica di Elena, ovvero Antonella, una cara ragazza ex collega che da tre anni circa vive sola in un appartamento spazioso in affitto nell'elegante quartiere Castelletto, da quando si è separata con il marito, un personaggio a mio parere pessimo e per giunta genoano, che abbiamo già avuto modo di conoscere anni fa; un tizio col grano, tale Marcello, neurochirurgo all'ospedale San Martino.
A giugno poi, la vacanza proseguirà con il viaggio nel viaggio, un giro in macchina di qualche settimana tra Francia e Spagna.

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Screenshot di mia proprietà

Fortunatamente la corsa del treno sembra procedere senza alcun intoppo e dalle stazioni delle uniche due fermate intermedie, Pavia e Voghera, il convoglio è ripartito perfettamente in orario.
Questa tratta ferroviaria la conosco come le mie tasche, quasi a memoria. Quante volte fra il 2000 e il 2002 l'ho percorsa avanti e indietro per ragioni di cuore quando uscivo con Silvia, una ragazza di Brescia; perciò, anche con l'oscurità, riesco a percepire la posizione del treno, come un GPS umano, anche adesso che la pizza di Spontini acquistata in stazione centrale a Milano prima di salire sul treno, mi distrae con il suo sapore niente male.
I "segnali", d'altronde, sono ben chiari e non appena vedo scorrere dal finestrino le luci dell'alta Val Polcevera, so per certo che ci sono quasi. Inoltre, per un genovese è facile capire quando stai per giungere a casa, perché se dal finestrino del treno scorgi in lontananza ponte Morandi, il nostro orribile ma amato "ponte di Brooklyn", sai per certo che manca proprio poco e sei casa, che "ormai è fatta".
Fra la moltitudine di pensieri rilassanti, mi sorprendo nel fare il classico sogno ad occhi aperti: immagino che sia il 24 dicembre di un imprecisato anno passato e di essere un emigrante che cerca di tornare a casa in tempo per passare il Natale con la propria famiglia. Scendendo dal treno trovo la città illuminata, imbiancata di neve ed amici e parenti con le sciarpe ed i berretti di lana ad attendermi.
In realtà però, il calendario segna inflessibile soltanto la data dell'8 maggio 2018; nessun problema, in fondo va benissimo anche così, penso, mentre torno velocemente alla realtà.
Poi noi nel periodo natalizio siamo sempre molto impegnati con il lavoro e di amici a Genova non ce ne rimangono nemmeno troppi.
Decisamente irreale, non sarebbe credibile.

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Immagine CC BY-SA 2.0 di John Bauder Fonte flickr - Atrio stazione ferroviaria Genova P.za Principe

Wow, la stazione ferroviaria è migliorata moltissimo dall'ultima volta che l'ho vista, devo ammetterlo; la trovo moderna, pulita e ben illuminata. Mi trasmette una sensazione di tranquillità, cosa che in passato non ha mai fatto, manco mezza volta.
Appena ho messo piede giù dal treno, i ricordi della mia trentennale "vita precedente" hanno cominciato a rincorrersi veloci fra i miei pensieri.
Fermi sulla scala mobile saliamo verso il grande atrio, mentre continuo a rivivere attimi del passato riassunti in pochi secondi, senza riuscire a smettere.
"Guardali là Elena, ci sono i miei che ci aspettano con la solita aria cupa, ma in fin dei conti sorridono, sembrano sereni", dico mentre torno finalmente al presente.
Il rapporto con i miei genitori non è mai stato una passeggiata, ma nemmeno fra i più difficili, sebbene siano, almeno sulla carta d'identità, ancora molto giovani. Persone semplici, da sempre appartenenti alla working class genovese, con qualche problema di salute di troppo.
Per farla breve, li definirei "brave persone regolari".

Sono veramente felice di rivederli, anche se subito dopo i primi baci e abbracci, la prima osservazione fastidiosa di mia madre, campionessa del mondo nella specialità, è già sul punto di uscirle dalla bocca: "Madonna Fabrizio, ma che barba lunga che hai, sembri un talebano"!
"Sì hai ragione, guarda che se non fai la brava ti faccio mettere il burqa".
Conoscendola, adesso si indispettisce sicuro tempo zero, infatti con la coda dell'occhio la vedo già con la faccia un po' di legno mentre imbarchiamo i trolley nel bagagliaio della vecchia Fiat Punto di mio padre, posteggiata di fronte all'atrio.
Di fronte al "muso" del bolide noto subito un "letto" di cartone, sistemato fra due delle colonne dello storico scalo ferroviario, rivestito di vecchie e sudicie coperte pesanti, con l'immancabile cartone di vino a far da cornice ad un'immagine che controbilancia perfettamente il ritrovato decoro dell'atrio della stazione.
Un quadretto triste che mette in evidenza come certe cose, in fondo, non cambieranno mai più di tanto e che la polvere, in Italia, se la cerchi è sempre lì, basta sollevare appena un poco il tappeto.
Finalmente siamo pronti per partire; stasera dormiremo a casa dei miei sul divano letto, domani con calma, ci trasferiremo da Antonella, a due passi dal centro città e dai caruggi.
"Pa' mi raccomando, occhio ai limiti di velocità con sta scheggia eh, non vorrei che decollassimo in via Milano, abbiamo già volato abbastanza per il momento", scherzo sorridente.
"Eh sì, ma cosa dici? Porta rispetto alla mia Gigia".
Gigia è il nomignolo preferito da mio papà quando si riferisce ai mezzi a quattro ruote della sua vita, che cambia con la frequenza della celebre "morte dei papi". Gigia adesso, da tredici anni a questa parte, è la sua seconda Punto grigia; scarrozza infatti lui e mia madre, sprovvista da sempre di patente, dall'ormai lontano 2005, in attesa di poter finalmente abdicare.
Il quartiere in collina dove abbiamo abitato fin dai primi anni '90 ma che ho frequentato fin da bambino non è per niente lontano dalla stazione di Principe ed è raggiungibile, se auto muniti, in breve tempo, infatti appena cinque minuti dopo siamo già "su" e una vista mozzafiato della Lanterna mi riempie il cuore, come se la vedessi dominare la città per la prima volta.

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Immagine CC BY-SA 3.0 di Sidvics Fonte WikiCommons

Appena entrati in casa e accesa la luce dell'ingresso, si è illuminata la solita stanza arredata con gusto e piena di oggetti d'arte: quadri e quadretti, statuine, mobili e sedie antiche, alcuni vasi di vetro di Murano ed altri di ceramica; perfino un orologio da muro realmente carino, firmato da non so chi, fa bella mostra di sé appeso ad una delle pareti.
E poi ancora quella radio in legno anni '60 a onde corte con giradischi incorporato, posizionato accanto al televisore LED moderno.. Il tutto mescolato ad un arredamento moderno e di design.
Che bellezza!

"Vedo che la collezione del Louvre si arricchisce sempre più", dico a mio padre.

"Cosa ci vuoi fare, mi diverto a recuperare l'arte perduta", mi risponde con in volto l'espressione di chi è soddisfatto del proprio operato.

"Vuoi vedere il resto delle cose che ho comprato recentemente"?

"E se facessimo domani? Che ne dici? Mi sembra che sia passata un'eternità dall'ultima doccia. Poi nanna, sto viaggio mi ha distrutto, mi cala la palpebra".

"Giusto, riposatevi un po' va. A domani ragazzi, buonanotte, in effetti sarà meglio che ce ne andiamo a dormire anche noi".

"Buonanotte vecchi, a domani".

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I upvoted your post.

Keep steeming for a better tomorrow.
@Acknowledgement - God Bless

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I ritorni a casa : profumo di dolcezza è arrivato sin qua.

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Hai sentito le brioches alla crema o quelle al cioccolato? :)

Crema ;)

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Come sempre non sbagli un colpo, con questo post ti sei addirittura raddoppiato caro @itegoarcanadei . Continua cosi.

Eh già, mi sono sdoppiato ;)

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