Gianco Neie 3 e l'isola che, sono sicuro, c'era (Parte prima)

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine CC BY-SA 2.0 di trevis_lu Fonte Wikipedia

A cavallo della polena, con il vento in poppa e fra i capelli sporchi, il grande mare verde di Puttemburgo sembrava intensificare sempre più il suo color smeraldo, pensò Gianco mentre sgranocchiava distratto una castagna, con lo sguardo di chi si gode uno stato d'estasi estremamente rilassante.
Sentiva un leggero bruciore alle caviglie a cui non dava troppo peso, cercando invece di godersi appieno lo scenario pittoresco seduto sopra a quella statua lignea con le fattezze della donna più sexy che avesse mai conosciuto, colei che già da qualche anno di pubertà turbava la maggior parte dei suoi sogni proibiti di adolescente: la maîtresse del bordello di Camposmarrone, Lady Fregna, che aveva usato come modella per far riscolpire il volto della polena sirena di uno dei tre galeoni neri sequestrati ai pirati di Samàrco.
Per realizzare quella tamarrata si era rivolto ad un ebanista molto conosciuto dalle parti del feudo della giovane marchesa Hohahola, mastro Io Sonasega, che per la modica cifra di 5 PBD (acronimo di Puttemburgo Based Dollar, detti anche Puttemburghini), accettò di non rivelare mai ad anima viva la vera identità della musa ispiratrice del suo cliente.
L'accordo prevedeva che ad eventuali domande indiscrete, egli avrebbe dovuto rispondere semplicemente con il suo nome, anteponendo il cognome per far sì che la risposta risultasse al curioso o alla curiosa di turno, più che chiara.

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Immagine CC BY-SA 3.0 di Gnsin Fonte Wikimedia

Il sole era alto nel cielo e splendeva come non aveva mai splenduto... Splens... Spleso?

"Narratore guardi che non esiste il participio passato del verbo splendere, è un difettivo"!

Grazie regia, perdonatemi, procedo...
Dicevo, il sole era alto nel cielo e splendeva forte come Gianco non l'aveva mai visto splendere. La luce quasi celestiale non infastidiva però i suoi occhi, che al contrario ne godevano, pensò mentre con agilità si accinse a scavalcare il parapetto di prua per tornare a bordo.
Capitan Venezio era al timone e fissava l'orizzonte con un ghigno rilassato stampato sul viso e un pappagallo color crema di fungo porcino sulla spalla destra.
"Siamo arrivati ragazzo scemo!", esclamò il pennuto con voce gracchiante.
"Di già? Forte! Ma esattamente, dove siamo arrivati?", domandò Gianco all'uccello impertinente.
"Isola! Isola!", gracchiò in risposta.
"Figata un'isola... Non sono mai stato su un'isola!", pensò fra sé e sé.
Corse di nuovo a prua per vederla con i suoi occhi ed era lì, ad appena una ventina di metri dal galeone che procedeva a vele spiegate mantenendo una velocità troppo alta per invertire la rotta in tempo!
Davanti all'ex vascello pirata che era stato placato d'oro per celebrare la vittoria dell'assedio di Puttemburgo, si avvicinava ormai la bianca spiaggia dell'isola.
La nave, come preventivato pochi secondi prima, si spiaggiò a tutta velocità sulla soffice sabbia che a Gianco parve proprio neve, urtando degli strani alberi alti e sottili che per via dello scossone sganciarono sul ponte enormi noci, vagamente simili per colore a gigantesche castagne e per dimensione a palle di cannone!
"Porca mignotta che bombe!", esclamò il giovane avventuriero mentre ne raccolse una dal ponte per analizzarla più da vicino.

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Immagine CC0 Fonte pixabay

"Visto che roba"?

La domanda giunse alle orecchie di Gianco dalla spiaggia, dove doveva esserci qualcuno a cui non aveva fatto caso mentre il galeone si arenava a tutta birra sulla spiaggia.
Si affacciò timido dal parapetto e vide un giovane ragazzo volante sospeso a mezz'aria che portava un cappello con la piuma e vestito di una calzamaglia verde simile alla sua.
"Cristo santo, pensavo di averne viste cose strane in questi ultimi giorni, ma un alpino sulla spiaggia di un'isola deserta le batte tutte. Ora come ora se andassi sui monti troverei sicuramente un paio di marinai", esordì Gianco.
"Figa, va che non sono un alpino!", rispose il ragazzo volante, "Mi chiamo Pietro Pane e vivo su quest'isoletta qua. Di solito le persone si stupiscono del fatto che io sia capace di volare, tu invece sei rimasto colpito dal mio cappellino... Che tipo strano che sei!", disse Pietro divertito e sorridente.
"Trovi che io sia strano? In effetti me lo dicono in tanti, non sei l'unico", rispose un po' affranto Gianco.
Pietro si accorse subito di aver in qualche modo offeso il nuovo ospite e tentò quindi di metterci subito una pezza:
"Beh se sei strano tanto meglio, qui su questa isoletta del menga lo siamo un po' tutti. Ti va di venire a fare un giretto? Dai che ti faccio conoscere un po' di amici, gente che ci sta dentro"...

"Ma tu voli, io come faccio a venirti dietro? A proposito, ma dove hai imparato a volare, per di più senza ali?", chiese Gianco incuriosito.

"Ehm... È merito di una polverina che gira qui sull'isola, roba buona che smazzano le fatine, io ne conosco una, ma per adesso non ti preoccupare, meglio se ti attacchi alla mia maglietta, al resto penso io", rispose Pietro.

"Però Hohahola sarà in pensiero per me, lei non ha idea di dove sia, sarebbe bello poterla avvisare"!

"Tranquillo zio del galeone pirata dorato, andiamo a telefonare alla Coca-Cola. Non so chi sia, ma se ci tieni ghe pensi mi"...

"Telefona che"?!

"Va' che te sei minga strano. Ti te capiset propri nient, sei fulminato figa, ma da dov'è che vieni? Da che albero sei sceso"?

Gianco non capiva una mazza di quello che andava blaterando quel tamarro volante, ma decise di dargli retta, d'altronde aveva dato il suo consenso a cose ben peggiori di recente.
Si attaccò alla maglietta di Pietro ed insieme spiccarono il volo in alto, verso il cielo azzurro; così in alto che cominciò ad accusare forti vertigini e nausea, nonché già una tremenda voglia di vomitare.
Nei cieli sopra l'isola un fottio di creature volanti, umane e non, sfrecciavano avanti e indietro a tutta velocità, tanto che rischiarono anche un frontale con un gabbiano.

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Immagine CC0 Fonte pixabay

"Mi sto cagando addosso dalla paura porca paletta!!", urlò Gianco ad un certo punto, sconfitto dal terrore del volo e degli altri corpi volanti impazziti.
"Stai sciallo zio, va tutto a meraviglia! Riconosco che quest'isola è diventata una roba allucinante, non si può più volare tranquilli, una volta non era così! Ormai perfino i gabbiani abusano della polverina di fata e a quest'ora c'è sempre un traffico della Madonna... Però guarda, alla fine siamo arrivati, aggrappati forte e preparati all'atterraggio"!
Pietro si lanciò in picchiata e nel giro di pochi secondi atterrarono sulla cima di una rupe brulla e rocciosa, sopra la quale v'era una casetta di legno messa piuttosto male, vecchia e piena di graffiti volgari. Sopra l'entrata, l'insegna di una conchiglia con sotto una freccia ad indicare l'uscio.
"Va' dove t'ho portato, entra dai", disse il ragazzo volante.
Gianco aprì la porta stranito e all'interno dell'unica stanza vide due sedie ed un tavolo di legno, sopra al quale vi erano due coppie di conchiglie, entrambe formate da un guscio grosso e da uno più piccolo: "Cosa ci devo fare con le conchiglie", domandò al suo nuovo amico.
"Scegli il paio che preferisci, porta all'orecchio la più grande e parla dentro a quella più piccola. Prima però pensa intensamente alla persona con la quale desideri metterti in contatto", rispose Pietro.

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Immagine CC0 Fonte pixabay

"Dici sul serio!? Forte! Dai fammi provare"!
Gianco scelse le conchiglie che gli parvero più belle, le due che secondo lui assomigliavano ad un riccio di castagne. Avvicinò alla bocca la più piccola come se stesse per mangiare un'ostrica col limone e portò all'orecchio sinistro la conchiglia grande.
"Lo senti il rumore del mare?", chiese Pietro.
"Oh sì, lo sento!", rispose Gianco mentre già si sforzava di pensare con insistenza al volto di Hohahola.
"Bene allora, il segnale c'è", lo avvisò Pietro, "Puoi cominciare"!
Il telefonista cercava di concentrarsi sul viso della sua fidanzata, ma vuoi forse per la nausea e le vertigini dovute al volo, non riusciva affatto nel suo intento, immaginando invece senza un preciso perché il volto e le labbra sexy di quella cavallona di Lady Fregna...

Continua >>>>>>

L'immagine del cappello da alpino è CC BY-SA 3.0 di Webmaster2rgt Fonte Wikimedia

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Ahahahah 😂 Pietro mi ha fatto morire! Ora aspetto il seguito 😊
Ps. Voglio anch’io il telefono-conchiglia 😍

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