LA BANDA DELLA MAGLIANA E ROMANZO CRIMINALE (Parte seconda)

in #ita5 years ago (edited)

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Immagine CC0 Fonte Pixabay


Dove eravamo rimasti? Agli albori della BANDA DELLA MAGLIANA.

Già, l'idea di unire una buona parte delle "batterie" di criminali operanti su Roma sotto un'unica bandiera, un'unica banda, stava realmente prendendo corpo. Franco Giuseppucci detto Er Negro da Testaccio e Maurizio Abbatino detto Crispino dalla Magliana, stavano riuscendo nell'intento.

Con la benedizione di un altro criminale già menzionato nella prima parte, allora detenuto nel carcere capitolino di Regina Coeli, ovvero Enrico De Pedis detto Renatino, Di Testaccio e amico di Giusppucci, la banda si apprestava a compiere i primi importanti atti criminali al di fuori delle semplici rapine.



Come anticipato nella scorsa puntata, l'idea del Giuseppucci era quella di portare a termine il sequestro di persona del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere che, ritenuto una buona idea da tutti gli altri membri della banda, avvenne il 7 novembre del 1977. La richiesta di riscatto alla ricca famiglia del duca inizialmente venne fissata intorno ad una cifra altissima, spropositata, intorno ai dieci miliardi di lire, ma l'accordo con il figlio del duca alla fine venne fissato sull'importo di un miliardo e mezzo del vecchio conio. Immagine CC BY 3.0 di Jericho Fonte Wikimedia

Curioso è il metodo con il quale venne organizzato il pagamento del riscatto.

Per cominciare la banda impose alla famiglia del sequestrato un modo singolare per manifestare la propria accettazione della richiesta, ovvero quello di farglielo sapere tramite un determinato annuncio pubblicato sul quotidiano capitolino Il Tempo, che è il seguente...

"Gambero rosso tutte le specialità marinare, pranzo a prezzo fisso, lire 1500"

... E per finire venne organizzata una sorta di caccia al tesoro, lasciando messaggi su carta qui e là in giro per Roma, al fine di depistare la Polizia di Stato, evitando così eventuali pedinamenti di quest'ultima nei confronti del figlio del duca incaricato di giungere all'ultima tappa del "gioco": un cavalcavia sopra l'autostrada Roma - Civitavecchia dal quale avrebbe dovuto lanciare giù una borsa con il miliardo e mezzo in contanti.

Il tutto andò a buon fine per la banda ma non per tutti, in quanto il duca non fu mai rilasciato e anzi ucciso, poiché, come spiegato da Abbatino durante uno dei suoi interrogatori, aveva visto in faccia uno dei carcerieri appartenenti al gruppo al quale la banda si era appoggiata per nasconderlo. Il cadavere venne seppellito in località segreta e non fu mai ritrovato. Ad ogni modo, questo fu soltanto l'inizio dell'impero economico/criminale messo su dalla nuova banda di Abbatino e Giuseppucci, alla quale, visti i successi che confermavano la possibilità di unire il crimine romano sotto ad un unico "marchio", cominciavano ad aggiungersi nuovi membri da Testaccio e Magliana, nonché un gruppo nuovo proveniente da Ostia e Accilia capeggiato da un altro noto criminale del tempo, Nicolino Selis detto il sardo per via delle sue origini, referente su Roma della Camorra napoletana organizzata di Raffaele Cutolo, buon amico di Selis fin dai tempi della detenzione che condivisero nel carcere partenopeo di Poggioreale.


Romanzo Criminale: anche nella versione romanzata della storia della banda, i fatti del sequestro del barone Rosellini si svolgono più o meno come quelli accaduti nella realtà con il duca Grazioli. Il personaggio che sostituisce la versione originale de "il sardo" nella fiction mantiene lo stesso soprannome e gestisce gli affari della Camorra su Roma per conto di Don Mimmo.


Nell'Immagine CC0 a lato, Fonte Wikimedia, Nicolino Selis detto il sardo

IL LAVAGGIO DEI SOLDI DEL RISCATTO

Ottenuto il miliardo e mezzo, la cifra andò riducendosi drasticamente: il 50% venne riconosciuto al gruppo incaricato della custodia del duca, sebbene non avesse svolto un "lavoro" ineccepibile dal punto di vista della riuscita etica avendo dovuto uccidere l'ostaggio. Della restante metà, il 12% del valore venne perduto nel cambio Lira Italiana - Franco Svizzero, visto che il riciclaggio dei soldi avvenne appunto in Svizzera per mano di un appartenente ad una banda criminale di Milano che si offrì di aiutare in tal senso i "colleghi" di Roma. Dall'importo rimanente, poi, una volta diviso in parti eguali per tutti i componenti della banda della Magliana (in gergo stecca), Enrico De Pedis (carcerato) compreso, dovevano essere ancora detratte le percentuali spettanti al basista e al telefonista, colui che si era preso la briga di telefonare alla famiglia del duca Grazioli al fine di dettare le condizioni del riscatto, correndo il pericolo di essere riconosciuto dalle intercettazioni delle forze di polizia.

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Immagine fonte flickr CC BY 2.0 di Steven Depolo

IL PRIMO OMICIDIO

La prima vittima della costituita Banda della Magliana, avvenne in occasione del nuovo sodalizio con "Il Sardo" ed il suo gruppo. Egli nutriva un profondo disprezzo per un tale di nome Franco Nicolini, un allibratore clandestino che operava presso l'ippodromo di Tor di Valle, mantenendo l'assoluto controllo e monopolio del giro di scommesse ippiche illegali, una figura che non andava troppo a genio nemmeno a Franco Giuseppucci.

Le vecchie ruggini fra Selis e Nicolini, meglio conosciuto con l'appellativo di Franchino er Criminale, erano strettamente di natura personale e risalivano ai tempi di una comune detenzione, ma nonostante questo, il Sardo chiese l'aiuto della banda per farlo fuori una volta per tutte; del resto sarebbe stata un'ottima occasione per stringersi in sodalizio, fidarsi l'uno dell'altro, eliminare un nemico potente in comune e portare in dote alla banda il vantaggio di avere tutto l'appoggio della Camorra napoletana. Senza sporcarsi le mani di sangue.

Fu così che la sera del 25 di luglio del 1978, la banda sparò per la prima volta, proprio all'ippodromo, poco dopo il termine dell'ultima corsa della giornata. Nicolini venne avvicinato da due uomini scesi da altrettante automobili, mentre si dirigeva verso la sua Mercedes; venne freddato da nove colpi di pistola.

I sicari non erano né Abbatino (era alla guida di una delle due macchine), né Giuseppucci, che invece rimase all'interno dell'ippodromo.

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Immagine fonte Pixabay CC0 di

La figura di Franchino er Criminale ha ispirato per Romanzo Criminale la figura del "Terribile", malavitoso affermato, ricco e abbastanza potente, referente della mafia siciliana su Roma per conto di Zio Carlo e acerrimo nemico del Libanese, che ne ordinerà l'omicidio una volta raggiunto il potere.

Sarà però "il Dandi" a sostituirlo nei rapporti con la mafia, rimasta orfana di un "appoggio" su Roma dopo l'eliminazione del suo uomo di fiducia.

Continua...


FONTI:


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