Con questo post intendo partecipare al "theneverending contest" di @spi-storychain

Questa mattina mi sono svegliato alle cinque. Ieri sera ho chiesto a Morena, l'assistente domestica, di svegliarmi non più tardi delle sei, ma non ce n'è stato bisogno. È così comoda questa tecnologia, quante volte ne ho desiderato l'esistenza nei primi anni del millennio, quando le case non si governavano da sole. Il prezioso software l'ho chiamato come la gatta che avevamo tanti, tanti anni fa, quando questo mondo era un po' più normale.
Troppi per ricordarli tutti.
Sono così emozionato che evidentemente non sono riuscito a dormire più di tanto; Dio mio ma quant'è che non provavo una sensazione del genere? Mi sento come prima di un esame, ho lo stomaco chiuso e le vertigini, perciò credo che stamattina per colazione non prenderò che un decaffeinato. L'ultima volta che ho avvertito una sensazione del genere, se non ricordo male è stata la notte precedente alla mattina della partenza per la colonia Juniper di Los Angeles, quindici anni fa.
Ero emozionato tanto quanto lo sono adesso all'idea di provare quell'esperienza fantastica; là, Erika ed io avremo vissuto la strana occasione di rivivere la gioventù.
Alla veneranda età di 125 anni io e 127 lei, la tentazione di lasciarci andare ad un'esperienza del genere, lo ricordo bene, fu incontenibile. Provammo ad opporci per lunghi anni, finché la noia e la curiosità presero definitivamente il sopravvento.
Io e mia moglie siamo sempre stati scettici, per non dire contrari, nei confronti di queste folli nuove trovate, diavolerie dello sviluppo tecnologico senza freni. Abbiamo sempre pensato che i ricordi di una persona vanno tenuti nella testa, almeno finché questa tiene botta; io poi in particolare, ho sempre ritenuto superflue le fotografie, figurarsi il fatto di poter rivivere davvero la gioventù, benché solo virtualmente, sullo sfondo di un'ambientazione spazio-temporale a piacimento.
Non parliamo poi della clonazione.
Quella sì che era veramente una cosa da pazzi, al solo pensiero mi si raggela il sangue nelle vene ancora adesso che ho ceduto anche a quella; la folle pratica, dapprima sdoganata nel Regno Unito e negli Stati Uniti d'America, si è diffusa a macchia d'olio nel resto del globo. Con essa è permesso conservare un campione di DNA presso appositi istituti, fin dall'età di 25 anni, con il quale, raggiunte perlomeno le 75 primavere, è possibile reclamare per la modica cifra di 0,1 bitcoin o di 500 steem, un nuovo corpo clonato di se stessi venticinquenni, con relativo trasferimento della coscienza dal vecchio al nuovo.
Anche la coscienza è trasferibile, o meglio, clonabile, quando si è ancora in vita. I medici dicono che anche l'essenza vitale è contenuta nel DNA, in quelle zone delle eliche che tanti anni fa venivano considerate dalla scienza "spazzatura" e perciò, si può conservare una copia di sé in un apposito dispositivo, allo stesso modo di come si conservavano i file dei computer nelle chiavette USB.

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Un incubo nel quale fino ad oggi è caduto con mio grande disappunto, l'ottantanove per cento dell'umanità.
I restanti dissidenti, semplicemente muoiono, come natura vuole, come si usava molto fare una volta e pochissimo invece, oggi.
Non si muore quasi più veramente.
L'essere umano, codardo, non ha mai messo un freno alle mire espansionistiche del proprio ego, ed è arrivato a sfidare le leggi dell'universo; e pare aver vinto.
I cadaveri dei coraggiosi che scelgono la vecchia via e quelli di coloro che scelgono di riciclarsi a nuova vita, vengono trasformati rapidamente in fertilizzante biologico, attraverso un processo biochimico del quale francamente non conosco la reale procedura. So solo che finiamo a concimare orti e boschi, questo già mi basta.
Qualcosa di buono quindi nel corso degli anni è stato fatto, anche se con tutti i trattamenti sanitari obbligatori ai quali siamo sottoposti fin da bambini, ce ne vuole di tempo prima di tirare le cuoia. Guardate me, ho 140 anni e, a parte qualche acciacco, tutto sommato sto ancora bene. Il mio tesoro invece, due anni fa se n'è andata e ha lasciato solo questo vecchio.
Il suo cuore non ha retto e, una mattina, al mio risveglio l'ho trovata pallida che fissava il soffitto, con un'espressione che non potrò mai dimenticare. Avrei dovuto forse essere felice per lei, o almeno pensavo che se questo le fosse accaduto prima di me, lo sarei stato di sicuro.
E invece sono già due fottuti anni che dovendo convivere con tale mancanza non riesco più né a vivere né a morire, abbiamo passato insieme più di un secolo e adesso, senza lei accanto, mi manca il respiro; ed è per questo motivo che ho preso una drastica decisione per entrambi: si è fatto tardi, sono già le 6:30 e fra poco, a quel numero di persone che rappresentano l'ottantanove per cento di codardi, aggiungete pure un +2.

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