Accettare, un verbo importante

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Sono tante le situazioni in cui un verbo come accettare si può correttamente applicare, perché da un suo corretto funzionamento possono dipendere fatti di elevata importanza.

Mi capita spesso negli ultimi tempi di guardarmi indietro e rivisitare gli aspetti della mia vita, e di cercare di capire se in alcuni frangenti possa o meno aver compiuto degli errori, o semplicemente, senza attribuzione di colpa o responsabilità, se prendere una decisione differente non avesse portato a situazioni diverse, ed in una certa qual maniera, migliori.

E' un fatto normale, insito nella natura umana, ma farlo nella maniera corretta non è facile, perché basta spostare un po' alcune linee di valutazione ed il risultato cambia enormemente, assumendo significati molto differenti.

Quando in tenera età mi resi conto di possedere reali capacità matematiche nettamente superiori alla media dei miei coetanei, pensai che una mente così sviluppata e predisposta al rapido apprendimento come la mia (in quanto ho pure un'eccellente memoria) avrebbe fatto un percorso strabiliante nella vita, mettiamoci anche una dose di egocentrismo, ma comunque degno di nota e sicuramente esser capace di realizzare una vita facile e senza particolari problemi, mi riferisco in questo specifico punto al discorso prettamente economico.

Grosso, grande, grossolano errore, fosse tutto così semplice ed immediato, o almeno sarebbe potuto forse anche esserlo, resta il fatto che la strada che ho effettivamente percorso è stata raramente tranquilla e serena, in quanto ho sempre cercato soluzioni a volte alternative, a volte complicate, a volte contorte, che hanno avuto come risultato attuale conseguenze molto pesanti sulle mie finanze, ed il responsabile principale, se non unico, di tutto quanto questo mezzo disastro chi è?!?!
Io, principalmente io, è inutile negarlo e far finta di niente, perché me lo sento addosso, certi giorni di più, altri di meno, questo senso di profonda insoddisfazione per questa realtà così difficile da digerire, per questi amari bocconi che mi tocca mandare giù mio malgrado, ma, come a volte sono solito dire, utilizzando dei proverbi o dei detti popolari, a me, in questo specifico caso, si adatta perfettamente un bel "chi è causa del sul mal, pianga se stesso".

Accettare, e qui ritorno al verbo oggetto di questo post, accettare che non sono stato all'altezza delle mie aspettative (per quanto possano essere state altisonanti e presuntuose), ma neanche lontanamente, è già un fatto molto importante in sé e per sé, e questo non significa che automaticamente mi assolvo completamente da tutto quello che di negativo possa avere combinato nella mia vita, ma significa semplicemente rendersi conto che ho commesso degli errori di valutazione, oppure che la vita non sempre paga nella maniera che vorremmo, oppure ancora che purtroppo per circostanze fortuite o meno, le cose non sono andate per il verso giusto, insomma che la realtà attuale è frutto di diverse componenti, alcune riconducibili alla mia persona, ed altre a cui non potevo farci nulla o quasi, il destino o il caso hanno esercitato anche loro un influsso, spesso di segno negativo.

Ma l'accettare non si ferma solamente al discorso economico, perché è un verbo che trova perfetta applicazione anche nella vita vera e propria, perché bisogna anche accettare che il tempo passa, inesorabilmente, e che i bei tempi andati non torneranno più, questo è poco ma sicuro, eppure a volte può essere fonte di profonda insoddisfazione.

Fino a non molto tempo fa ripercorrevo le mie gesta amatoriali, a livello di pratica del podismo, con un pizzico di nostalgia e di grossi rimpianti, che sono stati anche fonte di alcune crisi interiori, ma questo ormai appartiene ad un passato, non molto distante a livello anagrafico, ma è certamente un passato, in quanto c'è stato, fortunatamente, un processo di lenta ma graduale comprensione ed accettazione di questo fatto, che le prestazioni top di 20-25 anni fa non sarebbero più state possibili, perché il tempo passa inesorabile per tutti, nessuno escluso, sono pochissimi i casi e le eccezioni in cui si assiste a lentissimi decadimenti delle prestazioni assolute, quasi impercettibi, perché nella stragrande maggioranza dei casi il calo è evidente, come nella mia specifica tipologia.

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Gli anni passano, e le velocità di un tempo rimangono, logicamente, nella mia memoria, ma in maniera positiva, non più di rimpianto o di invidia, ma semplicemente come il dolce ed un po' struggente ricordo di un qualcosa che mi ha fatto sorridere o emozionare, a volte anche soffrire e piangere, perché non sempre le gare o gli allenamenti sono andati nella maniera che avrei voluto, ma sono tutti ricordi che sono meritevoli di essere rivisitati mentalmente (e prossimamente anche con una serie di post, "attenzione spoiler!!"), ma che vanno collocati nella giusta maniera, ed accettati come eventi particolari non più riproducibili se non a livello di ricordo.

E le cose cambiano anche a livello del nostro fisico, riferendomi anche in questo caso alla mia conformazione, il tempo passa anche per questo fatto, la struttura, il peso, il fisico che avevo in gioventù è molto difficile che possa ritornare oggigiorno, perché sono tanti i fattori che sono cambiati, metabolismo tra tutti, per cui accettare che si può certamente fare qualcosa per migliorare la forma fisica, la resistenza, lo stato di benessere generale è un fatto, ma inseguire ostinatamente un calo di peso ed un rientro in taglie che ormai appartengono al passato, è una pura chimera.

Comprendere, rendersi conto, accettare queste situazioni, cercando di vivere la quotidianità nella maniera migliore possibile, può rendere la nostra vita decisamente più gradevole e degna di essere vissuta, sembra molto facile da dirsi, ed in realtà lo è, ma la concreta e corretta attuazione di questi meccanismi in realtà non lo è affatto, in quanto tante situazioni o sensazioni ci spingono a compiere azioni che vanno in senso opposto a quello in cui dovrebbero andare.