Il punto di saturazione - 2° puntata

Presunzione senza limiti, per non parlare di tutto un discorso rimandato nel prosieguo di questo racconto, al momento attuale fisso l'attenzione sulle assurde motivazioni che spinsero addirittura questa "infermiera" a chiedere al dottore di farmi uscire dalla stanza, mentre stava incerottando la mia compagna, ottenendo dal superiore un sibillino "Lascia perdere", a sottolineare che era lei, nella tutela della propria incolumità, a dover lasciare al più presto la stanza, causa la mia più che imminente esplosione.

La mia compagna venne lasciata in pace per un'ora, dopo di ché le venne inserito un secondo cateterino nella mano, per infondere una flebo di glucosio a lento rilascio.

Il giorno seguente fu sottoposta ad un secondo intervento, per una complicanza che sconfina nell'assurdo, un filo di sutura, tenuto volutamente più lungo, si era attorcigliato intorno alle viscere, causando una briglia intestinale, un caso più unico che raro, ora fortunatamente tutto sembra risolto, e stiamo tornando a sorridere, ma il pericolo c'è stato, e non leggero.

Oggi pomeriggio dovrei avere un confronto con la "famosa infermiera", al momento attuale non c'è traccia, attendo con trepidazione, perché devo saldare il conto....

La sua colpa è quella di aver avuto un comportamento altamente offensivo, prevaricatore, umiliante nei confronti della mia compagna, infierendo ed accanendosi in un trattamento terapeutico che, alla luce dei fatti, era tranquillamente rimandabile.

La mia compagna aveva le vene collassate, a causa della disidratazione, e questa imbecille di cagna legalizzata continuava senza tregua ad andare su e giù con l'ago, lei DOVEVA trovare a tutti i costi quella vena, non tenendo in minima considerazione lo stato di profonda prostrazione in cui versava la mia amata, continuando quel rituale sadico e barbarico.

Mi domando solo una cosa, per quanto tempo sarebbe ancora proseguito questa tortura senza il mio intervento? Ogni singolo secondo di quei tentativi era un inutile abuso perpetrato su una paziente che non aveva assolutamente nessuna possibilità di difendersi autonomamente da quella invasività che era tranquillamente evitabile, un persona in quelle condizioni, se non sussistono condizioni di estrema necessità, va rassicurata e non oppressa e marmoriata in quel modo, nemmeno una bestia avrebbe fatto quello che ha fatto lei, il suo operato assomiglia a quello di una vera macchina senza cuore.

Episodi come questo risvegliano antichi discorsi, dove da tempo sostengo la necessità della presenza, ove possibile, di un famigliare di fiducia del paziente, che spesso non si può opponere a queste situazioni dolorosissime, evitando sempre e comunque per ogni banalità di fare uscire i famigliari dalla stanza di degenza.

Se fossi stato dentro la stanza non si sarebbe mai arrivati a tutto questo, perché dopo il secondo tentativo l'avrei immediatamente bloccata, esigendo l'intervento ed il parere del medico, ma purtroppo regolamenti e protocolli pongono enormi limiti a queste eventualità, nascondendosi dietro alla necessità di "tutelare la privacy" del paziente.....

Ma stiamo a scherzare??? Qualsiasi operazione e trattamento sulla mia compagna è di livello meno "intimo" di quanto possiamo fare nella normalità, conosco ogni singolo centimetro del suo corpo, pertugi compresi, cosa mi allontani anche solo per misurare la pressione, a spostarla dal letto alla barella per andare in sala operatoria, o per ogni cazzata non coperta da campo sterile o similari??

Proprio ora vengo a sapere che la testadicazzo in divisa è stranamente malata, sarà, penso che, avendo smosso tante acque, in quanto ho parlato con diverse sue colleghe, le avranno consigliato di non farsi vedere, ma la vendetta è un piatto che va consumato freddo, noi dovremo purtroppo ritornare almeno un'altra volta qua per un nuovo ricovero, ti prendo, ti prendo, vai tranquilla che ti prendo, e ti pagherò per tutto il tuo "brillante prodigarsi".......

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