Un percorso stupendo ed irripetibile - 6° parte

in #ita6 years ago (edited)


Immagine CC0 creative commons

"Incompreso", il grande film del regista Comencini del 1966, fu il cortometraggio che vidi la prima sera del mio ritorno dal ricovero in ospedale, avvenuto nel 1976, in seguito al meningismo da parotite, film molto drammatico e particolare, che narra la storia di due fratelli, di cui il maggiore aveva un rapporto molto conflittuale con il padre, rimasto vedovo.
Il film finisce con la morte del fratello più grande, in seguito ad una caduta per una manovra pericolosa, tra le braccia del padre, dopo che in punto di morte si erano finalmente chiariti e che il padre aveva compreso, seppur tardivamente, quando amasse suo figlio.

Pur nella mia tenera età di 10 anni, in quel film rivedevo la mia vicenda famigliare, con i già frequenti contrasti tra mio padre e mio fratello, che a quell'epoca diventava maggiorenne, ma già nella sua adolescenza avevo assistito a scene allucinanti, di cui nessun figlio dovrebbe essere spettatore.
Penso che il sentimento che tante volte mio padre provò per mio fratello fu l'odio, magari non proprio nell'accezione vera a propria del termine, ma se non era odio, ci assomigliava dannatamente.

Una foto come quella di copertina, tra mio padre e mio fratello, è sempre stata pura utopia, era semplicemente impossibile, quella figura mio padre fece fatica a recitarla con me, che ero nettamente il suo figlio prediletto, con mio fratello non gli passò neanche lontanamente per la testa.

C'era astio, incomprensione, insoddisfazione, fastidio, riprovazione, disappunto, opposizione per qualsiasi cosa mio fratello facesse, a mio padre non andava mai bene nulla, o se per sbaglio non avesse avuto nulla da obiettare, potevano suonare le campane a festa.
Per chiarire meglio questi concetti, vi racconto brevemente di un incidente stradale, nel quale mio fratello fu coinvolto in maniera del tutto fortuita.

Aveva circa 15 anni, era sul lungomare, con il ciclomotore correttamente parcheggiato, il primo di una fila di 5-6 veicoli a due ruote, quando improvvisamente una moto di grossa cilindrata, per aver aperto troppo velocemente il gas in accelerazione, perdeva il controllo e falciava tutta la fila dei ciclomotori parcheggiati, distruggendo completamente i primi 2-3 e danneggiando seriamente gli altri.
Quella sera vidi tornare a casa mio fratello accompagnato dai 2 Carabinieri, e quando mio padre vide questa scena, si scagliò contro mio fratello, senza che nessuno avesse ancora detto nulla, e gli disse parole come delinquente, disgraziato, deficente, matto, al punto tale che uno dei due Carabinieri lo fermò, intimandogli di fare silenzio, e di smettere di inveire, perché mio fratello non aveva assolutamente fatto nulla, che era stato accompagnato a casa solo a titolo precauzionale, ed in ogni caso non era quella la maniera di affrontare le cose, ma tanto era fiato sprecato, in quella particolare occasione finì in un nulla di fatto, ma tante altre volte purtroppo no.

Parole offensive, le più infamanti possibili, che avrei difficoltà a dire al mio peggior nemico, erano indirizzate da mio padre a mio fratello quando litigavano, ed i segni inequivocabili delle loro litigate erano praticamente eterni.

"Morto di fame", "pezzo di merda", "bastardo", "vigliacco", "testa di cazzo", "schifoso", "pezzente", queste e tante altre erano le parole con cui mio padre condiva i litigi con mio fratello, ed in alcuni dei più violenti e burrascosi, arrivò a fare una delle offese più grosse che un padre potesse fare ad un figlio.

Prese per due volte, a distanza di qualche mese, una forchetta dalla tavola (spesso i diverbi capitavano all'ora di pranzo) e sul muro della cucina di casa incise, con tutta la dannata forza e cattiveria che aveva in corpo, l'intonaco con un segno della croce, talmente profondo che arrivò al mattone a forma di bossola, dicendo che lo giurava di fronte a quel segno che mio fratello non sarebbe più entrato in casa nostra quando c'era lui (nostro padre) presente in casa, segno ripetuto nuovamente e distanza di qualche mese (mio fratello era sposato ed abitava al piano inferiore al nostro).

Mio padre non sopportava mio fratello, e la stessa cosa si poteva dire di mio fratello nei confronti di mio padre, ma quello che è sempre mancato è stata l'apertura mentale ed affetto da parte di mio padre nei confronti del figlio maggiore, e questo sinceramente ho cercato a distanza di tempo, con l'aiuto anche di mia madre, di capire da cosa potesse derivare e sorgere questa forma di odio, ma ad un certo punto ci dovevamo arrendere, perché c'erano aspetti talmente raccapriccianti ed assurdi, che veniva la nausea ed il disgusto solamente a pensarci.

Gelosia, questo fortissimo sentimento probabilmente poteva essere una delle cause scatenanti di tutto quanto, gelosia che mio padre provava e nutriva nei confronti di mio fratello, per le attenzioni amorevoli che mia madre gli ha sempre riservato, perché "sentiva" che quel figlio così sfortunato e sensibile aveva un disperato bisogno di amore e di affetto, che lei da sola non poteva dargli completamente, in quanto lui aveva bisogno anche del padre, di un padre che fosse sì esempio di rettitudine e di corretto comportamento da tenere nella vita, ma anche un'ala protettrice che all'occorrenza, quando ce ne fosse stata necessità, poteva anche consolare e supportare adeguatamente il proprio figlio, aiutandolo nel percorso della vita.

Questo mio padre non lo ha fatto mai, perché una delle colpe principali di mio fratello era quella di non seguire le sue orme, al quale piaceva da matti la caccia e mio fratello invece adorava la pesca, lui era un muratore mentre mio fratello divenne un bravo elettricista, mio padre diceva bianco e per forza di cose mio fratello affermava nero, e viceversa, non c'erano possibilità, erano costantemente come cane e gatto, che raramente possono andare d'accordo, e nella stessa maniera i brevi periodi in cui non c'erano contrasti in casa si poteva realmente accedere un cero alla Madonna.

Soffrivo terribilmente di questa situazione, delle violentissime litigate, che a volte sfociavano anche in veri e propri tentativi di prendersi a botte, e noi (gli altri componenti famigliari), a metterci in mezzo per impedire il peggio: delle profonde e laceranti infamate che mio padre perennemente indirizzava a mio fratello, del profondo senso di frustrazione e di sconforto che a volte assaliva mio fratello in conseguenza di questo fatto, non che mio fratello fosse totalmente esente da colpe, ma aveva realmente bisogno di mio padre, ed a volte, durante i litigi, glielo gridava in faccia mentre mio padre lo insultava, frasi come "tu non sei mai stato un padre", "non hai mai dimostrato di volermi bene", "non mi hai mai fatto sentire amato ed accettato", rimbombavano nella mia mente con detonazioni di allucinante portata.

Chiunque, sentendosi rivolgere questi frasi, un esame di coscienza se lo sarebbe fatto, non mio padre, non lui, perché il colpevole era sempre mio fratello, che era un cretino, deficente, matto, esaurito, imbecille, malato, principalmente per un motivo: non faceva quello che lui gli diceva, ed allora doveva pagare per le sue colpe.

Penso che se avete avuto la compiacenza di aver letto le precedenti puntate, ritengo che con un quadro del genere, se una persona ha un animo sensibile e fragile, e gli capita di vivere una vita come quella che sommariamente ho cercato di illustrarvi, forse il gesto che ha compiuto non è proprio così improbabile che possa capitare, ed a tutto quello che ho detto si deve aggiungere quello che è stato il classico "goccio" che ha fatto traboccare il vaso, ma più che un goccio è stato un fiume.
Ma di questo fatto, vista la natura di questo racconto che rimane fissato nella blockchain, non farò nessuna menzione, non perché abbia paura di ritorsioni, in quanto sono assolutamente certo che direi semplicemente la verità, senza timore di fornire delle controprove, ma voglio stendere un velo pietoso su quella specifica faccenda, non porterebbe a nulla di buono, vi aggiungo solo che fu una cosa molto grave, di immensa portata e difficilmente gestibile, al confine dell'impossibilità.

E' rimasta solo l'ultima puntata da scrivere, di queste specifiche dedicate a mio fratello, e la prossima sarà una puntata speciale, una puntata celebrativa, dove ricorderò un fatto piacevole, una delle sue più belle gare che abbia mai fatto, è il degno modo di onorare la sua memoria, perché ogni tanto qualche sorriso lo ha anche avuto, non sarebbe giusto portare alla ribalta solo gli eventi negativi, anche se nettamente superiori a quelli positivi.

Bene, caro e gentile pubblico che avete letto queste righe, è giunto il momento di lasciarvi, e di ringraziarvi per la vostra considerazione ed i vostri eventuali commenti, nella vita a volte le cose che possono aiutare sono le più disparate, come due righe scritte in fondo ad un post.....

Sort:  

Caro mad, non so quanto due righe possano confortarti dal dolore che continui a provare e che si comprende dalle tue parole di questi post.
E' una brutta storia, di quelle che non vorresti mai sentire o che fai fatica a credere, perchè pensare ad un padre che non ama i propri figli, sembra quasi innaturale, invece sono storie che accadono e anche più spesso di quanto si pensi..E' vero, trovarsi a vivere in quelle circostanze ucciderebbe chiunque, figuriamoci un figlio che non si vede accettato dal padre, deve essere terribile. Sono sicura che tuo fratello avrà potuto godere dell'amore di tua mamma, di quello dei nonni e del tuo.
Ti abbraccio

Ti sbagli, carissima @bariski, due righe possono fare tanto, in certi momenti hanno il potere di farci sentire meno soli, anche se può sembrare assurdo, per certi versi, ma ti posso garantire che per me è proprio così.
E' stata una vera sofferenza reale, ormai incominciano ad essere ricordi un po' sfuocati, ma non li potrò mai completamente dimenticare, perché in fondo non sarebbe neanche giusto, ricordare questi particolari del passato, anche se a volte sono davvero brutti e dolorosi, serve anche a mantenere in vita il suo ricordo, e penso che finché una persona viene ricordata, non sarà mai completamente morta.
Grazie infinite del tuo passaggio e del tuo preziosissimo commento, l'ho apprezzato immensamente

quanta sofferenza dove invece ci dovrebbe essere solo amore...

Non si estinguerà mai, ho imparato a conviverci, il tempo attenua in parte ma non riesce a cancellare tutto, quando è di dimensioni così grandi.
Grazie del passaggio e del commento, caro @ciuoto, nelle tue parole è presente la chiave di quello che sarebbe dovuto essere, e non è mai stato...

mamma mia, mi sono venuti i brividi. Quanta sofferenza a volte siamo in grado di causare alle persone e a noi stessi, ed immagino quanta ne hanno provata i protagonisti della vicenda e tu, che seppur da "spettatore" hai comunque vissuto in quel clima a dir poco pesante. Che dire, fare il padre può essere difficile, e me ne accorgo già un po' anche io quando devo limitare i piccoli eccessi di un bambino di 8 anni, e a volte quando penso che tra qualche anno avrò in casa tre adolescenti prego il Signore che mi dia la forza di educarli nel migliore dei modi perché sicuramente la loro gestione sarà impegnativa.
Non posso che augurarti il meglio, sperando che anche queste grandi sofferenze aiutino magari ad evitare eventuali errori futuri!

E' un discorso molto complicato e difficile quello che hai affrontato in questo tuo pregevole commento, caro @frafiomatale, ed il miglior augurio che ti posso fare è che nella crescita, educazione e sviluppo dei vostri figli tutto possa andare nella maniera migliore possibile, purtroppo ci sono tanti fattori da valutare, ma la buona volontà da parte vostra penso non mancherà sicuramente.
Nella vita si commettono sbagli, si feriscono le persone, si fanno cose buone e altre meno, un elemento che non dovrebbe mai esserci, a parte i casi dove c'è necessità di una reazione fuori dal normale, è la cattiveria fine a se stessa, e ti garantisco che io ne ho vista tanta, nell'ambito riconducibile a questo mio post, questo non doveva esserci, invece è stata quasi la costante.
Ti ringrazio sentitamente per il tuo prezioso contributo e per il passaggio su questo post.

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Ti sei mai chiesto come sarebbe stata la tua vita senza tante tragedie che ti hanno obbligato a crescere in fretta? Io me lo chiedevo spesso. Da piccola sognavo una famiglia normale, come quelle dei film o qualcuna come quella di qualcuno che conoscevo in persona. È normale, penso, che la mente di un bambino si chieda “perché io?” e percepisca un certo senso di ingiustizia cosmica.
Oggi a distanza d’anni, vedo qualcuna di quelle stesse famiglie allora idilliache ai miei occhi come vuote di valori e sentimenti veri, tutta facciata. Forse più forte è il dolore che uno sperimenta più diventa capace con il tempo di apprezzare le piccole gioie. Forse oggi siamo le persone d’animo sensibile che ci rende umani proprio grazie al essere cresciuti in fretta. Sarei stata la stessa persona oggi se avessi avuto una infanzia migliore? Qualcosa mi dice di no, per doloroso che possa essere stato il passato, e anche il presente. Sarà forse un altro bizzarro meccanismo di sopravvivenza che innesca la mente per proteggerci dalla sofferenza ma spesso mi ritengo addirittura fortunata.
Quello che da bambina mi poteva sembrare un ingiusto castigo del destino oggi lo considero un dono che mi ha condotta fino al momento presente.
Anche nel tuo caso dalla tragedia è emerso qualcosa di bello che è la persona sensibile che sei oggi. Spero che tu ne sia consapevole e che questo possa aiutarti a far scivolare via le sensazioni sgradevoli e impregarti solo del ricordo piacevole di un percorso stupendo, come l’hai definito nel titolo, quello che porta all’amore eterno tra due fratelli.
Un abbraccio forte

Stupende considerazioni quelle che hai fatto, dalla tua penna virtuale Stabio uscendo piccoli tesori sotto forma di commenti, in grado di riscaldare l'animo e donare un sincero sorriso, quello che vorrei dirti a che mentre a livello tuo personale sono più che convinto che tu sia stata e diventata una bella persona dentro, io ero e probabilmente sono una buona perdona ma nella mia vita non sono sempre stato un santo, mi sento addosso delle colpe dalle quali ho grande difficoltà a liberarmi, complici situazioni che riesco a controllare fino a un certo punto e che in parte ho creato io stesso, il profilo che volutamente sto creando qui su Steemit tende, come è giusto che sia, a fare emergere il meglio di me, ammesso e non concesso che qualcosa di buono ci sia, mentre le zone d'ombra rimangono e rimarranno tali, sono aspetti che pubblicamente non sento e non posso rivelare, sono pesi che mi trascinerò dietro finché campo.

Il dolore rafforza, fortifica e sedimenta il carattere, di questo sono completamente, con su tantissime altre cose, completamente concorde con te, cara ragazza, certo che qualcosa in meno e di meglio il destino ci poteva riservare, non è un facile pianto o lamento il mio, ma la consapevolezza di aver avuto un po' troppi bastoni tra le ruote, addirittura penso che tu ne abbia avuti addirittura di più, ma questo non ti ha impedito di diventare la persona sensibile e matura che sei realmente, in tanti si sarebbero persi e avrebbero smarrito il loro cammino nei tuoi panni, se avessero subito quello che hai subito tu.

Ti rinnovo tutta la mia stima e gratitudine per aver condiviso spaccati così intensi della tua esistenza, un forte e sincero abbraccio, cara @maruskina, complimenti per quello che sei

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Caro @mad-runner grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto in tutti questi commenti!
Sono contenta che tu abbia apprezzato, sapere di averti strappato qualche sorriso e alleggerito un po’ il cuore e le tuo parole di sostegno mi fanno davvero felice. Grazie di cuore davvero.
Ti rispondo a questo, poi se mai, ci si sente su Discord.
Neanch’io sono una santa, di scelte questionabili ne ho fatte anch’io e continuo a farne, come tutti penso. Col senno di poi uno si guarda indietro e pensa “ma che cavolo stavo pensando?”. È proprio qui il nocciolo della questione, uno fa le scelte che fa perché in quel momento, dopo una breve o lunga valutazione delle opzioni disponibili o in balia dei propri istinti più ancestrali, pensa che sia la miglior cosa de fare. E se almeno ce ne rendiamo conto e impariamo qualcosa da questi errori ne sarà valsa la pena. Anche se inciampiamo una e un’altra volta sulla stessa pietra il percorso sarà sempre un tesoro che alla fine ci ha insegnerà ad evitarla quella pietra. Dovessero volerci mille vite.
Siamo molto giovani come specie umana, mentre alcuni cambi ambientali e culturali si sono susseguiti con salti da giganti (e ne è prova il mezzo che stiamo utilizzando per comunicarci) il nostro cervello non è cambiato molto da quello dei nostri antenati che vivevano in Africa. Davanti una situazione di pericolo il cervello non poteva permettersi di pensare, doveva decidere il più velocemente possibile se correre o lottare. Le paure sociali, la paura di non essere accettati era un valido meccanismo di sopravvivenza quando l’esclusione sociale poteva fare la differenza tra la vita e la morte. Quante paure innecessarie creano drammi umani oggi. La chissà quale paura che muoveva tuo padre nel cercare di fare di voi una copia di se stesso, le paure che avevamo da piccoli di quello che potessero pensare gli altri, di essere derisi. La paura che abbiamo ancora oggi di essere giudicati per i nostri atti passati che oggi questioniamo, da cui nascono i sensi di colpa. Ricorda abbiamo fatto le scelte che abbiamo fatto, quelle buone e quelle cattive, sempre perché in quel momento pensavamo che era la miglior cosa da fare. Come tutti. E sempre hanno contribuito a far di noi quello che siamo, e in un certo senso ne dovremmo essere grati. Perdonare qualcuno o perdonarsi è molto difficile. L’accettazione forse è la miglior scorciatoia perché implica che non c’è niente da perdonare.
Il Dalai Lama affermò una volta che era grato al governo cinese per aver invaso il Tibet, perché questo gli ha permesso sviluppare la sua non-violenza e convertirsi nel pacifista che è oggi. Invasione che costò la vita a molti innocenti. Quasi tutti siamo pacifisti se non ci attaccano. È quando uno si trova in difficoltà che ha la possibilità di manifestare ciò che ha dentro e il potere di cambiarlo eventualmente.
Noi non siamo né santi né il Dalai Lama, siamo semplicemente quello che siamo, facendo del nostro meglio per cercare di essere migliori.
Un caro abbraccio @mad-runner e grazie ancora una volta per le tue belle parole

Non so ancora come definirti, ma ti posso dire che mi piace molto parlare con te, e posso anche dire che in un certo senso è quasi terapeutico, possiedi il grande dono di fornire delle chiavi di lettura dove proprio non saprei quasi mettere le mani, per trovare il classico bandolo della matassa, forse anche dovuto alla facilità derivante dal non essere direttamente coinvolta, ma sono abbastanza sicuro anche del fatto che conoscendo anche maggiormente le fattispecie riusciresti a dare valide indicazioni o suggerimenti.

Le belle parole, come le definisci tu, te le meriti ampiamente, per come ti poni, per quello che dici, per il modo espressivo che utilizzi, per tanti motivi insomma, spesso una buona parola vale tanto oro quanto pesa la persona che l'ha pronunciata, per cui ha un valore immenso, ed hai ragione anche su un aspetto fondamentale, che i nostri sbagli sono frutto di scelte che in quel momento noi ritenavamo corrette e indispensabili, questo non significa che siamo automaticamente assolti da quasiasi conseguenza negativa che queste scelte hanno generato, ma pone una serie di attenuanti più o meno ampie a seconda delle vari dinamiche.

Quando vuoi su Discord ci sono, adesso ad esempio sono davanti al pc, se non mi trovi tu lascia pure scritto, ti risponderò sempre nel più breve tempo possibile, avrei qualche domanda da farti, nulla di trascendentale, non preoccuparti, semplici curiosità, buona domenica, stammi bene, cara @maruskina, un sentito abbraccio

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