Un tuffo indietro, per una svista... 2° parte

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La situazione si faceva di minuto in minuto più pesante ed insostenibile, stavo lentamente sprofondando in un limbo che prendeva sempre più la dimensione di un vero e proprio incubo, dal quale era ormai impossibile uscirne.

La guardavo, cercavo di capire qualcosa, ma lei sembrava quasi in trance, e dopo un tempo che non riuscirei a quantificare, data l'assoluta assurdità del momento, le sparai contro un...

"Insomma, che cazzo ti passa per la testa??!

"Non essere volgare, per favore".

"Non essere volgare?!?!?! Fammi passare un altro quarto d'ora così e poi vedi cosa iniziano a volare, delle bestemmie accoppiate a quattro a quattro!!!!!"

"Allora quella è la porta".

"Non c'è problema, stavolta sono io che mi scavo dal cazzo!!"

"Fermati, fermati, adesso ti dico, non ha senso aspettare oltre..."

Questa frasce pesa come una tonnellata di piombo, un vero macigno, c'era qualcosa sotto e stava lentamente affiorando...

"Ti ascolto, ma non abusare della mia pazienza, non so se ti rendi conto di come ti stai comportando...", le dissi cercando di ricompormi.

Sempre guardando la TV, ma con gli occhi inespressivi, incominciò a parlare...

"Sai, è un po' che ci sto pensando, da qualche giorno, ed è una sensazione che piano piano ha preso forma e sostanza, non posso farci niente, non so da dove sia partita, non so da dove si sia alimentata, ma dopo averci pensato davvero mille e più volte sono giunta finalmente ad una conclusione inequivocabile, e mi dispiace da matti essere giunta a questa considerazione definitiva..."

Prese una pausa, per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, i suoi occhi nel frattempo si erano leggermente inumiditi, ma fu per un brevissimo istante, in quanto dove quel breve momento, si asciugò velocemente le poche lacrime e terminò la "mitica" frase.

"Ho capito che per te provo un bene profondo, ma un bene fraterno, che non è amore, ma un profondo affetto, come ad un fratello".

Un pugno nello stomaco ed un calcio a tutta forza nelle palle non li avrei quasi sentiti, in quel preciso momento, quella frase finale era nell'aria dalla sera precedente, ma quando si vuole mentire al proprio sangue ci si ritrova spesso in questa situazione, di aver negato un'impressione che nella stragrande maggioranza dei casi è quella giusta, anche se in questo caso specifico avrei voluto sbagliare centomila volte.

Non ero certo che le parole fossero proprio quelle, ma che ci fosse qualcosa di serio e di profondo lo avevo capito, ma pensavo che fosse in una certa qual maniera riparabile, invece, per come si era messa la questione, sembrava non ci fosse più nulla da fare, ma non potevo demordere così facilmente.

"Scusa, cosa hai detto, forse mi sfugge qualcosa, tu non sei quella che lunedì scorso andava a guardare quell'appartamento che ti piaceva tanto per andarci a vivere dopo esserci sposati??"

"Sì, sono quella persona, ma qualcosa è successo, non pensare che io ci stia bene in questa situazione, sto soffrendo da matti, anche se cerco di trattenere le emozioni, e poi penso a te, e mi dispiace immensamente, perché so quello che hai passato da poco e quello che passerai, ma non preoccuparti, non sparisco dalla tua vita, non ti mollo in mezzo ad una strada, se vuoi sarò la tua migliore amica, come una sorella, la tua confidente, mi posso dare una mano in tante situazioni, ma non sarò più la tua ragazza, purtroppo".

Boooommm, poteva anche cancellare tutte le altre opzioni, e dire solamente che sarebbe stata la mia ragazza, o la mia compagna, o mia moglie, io volevo lei, sentimentalmente, affettivamente, la volevo al mio fianco, ma nel senso più assoluto e totale, non come un surrogato di presenza asessuata al mio fianco, la parola "fratello" l'avevo pronunciata troppe volte, io un fratello non lo avevo più, e non lo avrei mai più avuto, e da lei sicuramente non volevo quello....

To be continued