Contest di scrittura collettiva - Giada ed il mare

in #ita6 years ago (edited)


Foto: CC0 License - Pixabay.com

Vorei lanciare questo contest che prevede la stesura di un racconto a più mani.
In basso troverete il mio racconto che sarà il punto di partenza del contest (Capitolo 1).
In calce ad esso darò delle indicazioni su come dovrà evolversi la storia e toccherà a voi continuarla.
Dal momento della pubblicazione dei "suggerimenti" avrete 3 giorni di tempo per continuare la storia secondo le indicazioni date.
Alla scadenza sceglierò tra le storie pubblicate quella di mio gradimento, la inserirò nel mio post e darò ulteriori suggerimenti per continuare la stesura del racconto, e così via per 4 diversi capitoli.

COME PARTECIPARE?

  1. Per partecipare bisogna essere membri di SPI;
  2. Scrivere la propria storia rispettando le indicazioni date (l'elaborato dovrà essere non troppo lungo, 1.800-2.500 caratteri);
  3. Utilizzare il tag #scritturacollettiva e commentare questo post con l'url del vostro scritto in modo che possa prenderne visione;

DURATA

  1. Il racconto finale sarà composto da 5 capitoli (incluso il primo capitolo a cura del sottoscritto che troverete in basso)
  2. Ogni 3 giorni verrà scelto dal sottoscritto il racconto vincitore e verranno elencati altri suggerimenti che costituiranno il punto di partenza per la stesura del capitolo successivo.

PREMI
I 4 autori dei racconti selezionati, al termine del contest, si divideranno equamente il 50% degli SBD del seguente post.

I racconti selezionati andranno ad integrare il seguente post e (trascorsi i 7 giorni dalla pubblicazione in cui non sarà più possibile effettuare modifiche) il successivo.

Un ringraziamento a @thenightflier e @steempostitalia per il supporto.




CAPITOLO 1

Giada tirò il freno a mano ed un lungo sospiro di sollievo.
La sua vecchia Fiat Stilo era stata la sua compagna di viaggio in quelle due interminabili ore passate tra i tornanti delle colline siciliane. Le polverose strade di campagna e l'aria condizionata malfunzionante avevano reso ancora più fastidioso il tragitto.
Giugno stava per finire e la calura estiva si insinuava, prepotente, tra le pieghe dei vestiti.

Giada scese dall'auto e, con lo zaino in spalla, si diresse verso la piccola casa a mare poco distante: un grazioso bivani con un piccolo giardino circondato da bouganville. Era lì che andava quando aveva bisogno di stare sola; quando non voleva nessuno attorno a se... solo il silenzio.

Entrò a casa. Aprì le persiane per fare uscire l'odore di muffa tipico delle case di villegiatura non abitate da parecchi mesi e vuotò lo zaino. Indossò velocemente la magliettina rosa comprata a Madrid, i suoi short in jeans, gli zoccoli in legno e si preparò per la spiaggia. In pochi attimi era già pronta!

<<Quanto amo questo posto!>> pensò Giada mentre chiudeva la porta di casa.
Fin da quando era bambina aveva vissuto in quei luoghi per i mesi estivi.
Quella per lei era sempre stata una seconda casa.
Adesso, ventiduenne, era diventata per lei un rifugio di cui non poteva fare a meno.

Si divertiva ad ascoltare il rumore dello strisciare degli zoccoli sull'asfalto mentre percorreva i pochi metri che la separavano dalla spiaggia. Quante volte aveva percorso quel tratto di starda... Con le amiche di una vita, con sua sorella Adele, con i primi amori estivi... Ricordi indelebili che affollavano la sua mente.

La spiaggia era deserta, così come Giada avrebbe desiderato.
Ancora pochi giorni è sarebbe stata "violentata" da turisti chiassosi, bambini impertinenti e da ombrelloni dai colori improbabili. Ma oggi no! Oggi erano soli: Giada, un'infinità di minuscoli granelli ed una distesa di mare.

Si sedette a pochi metri dalla riva e rilassò i muscoli. Chiuse gli occhi per sentire ancora più forte il dolce suono delle onde infrangersi sulla battigia e respirò forte quella leggera brezza al sapore di sale.
Aprì gli occhi e due lacrime le rigarono il viso.
Dalla rabbia strinse forte due cumuli di sabbia e serrò forte i denti.
Perche tutto questo stava accadendo a lei? Non riusciva ancora a crederci!
Solo due giorni fa la sua vita era cambiata...




CAPITOLO 2

Quella sabbia che Giada stringeva tra i pugni le sembrava fatta di piccoli spilli che le pungevano la pelle.

La sua mente e la sua anima erano talmente addolorate da quel che le era appena successo che le sembrava di provare dolore fisico in ogni momento.

Il tempo e la sua coscienza erano venuti a mostrare il conto da pagare per quelle scelte che Giada aveva fatto.

Quella sabbia, quel mare, quella spiaggia, quei rumori, quel silenzio tipico di una riva deserta le erano sempre stati cari, le avevano sempre dato delle sensazioni uniche che niente e nessuno mai le avevano regalato.

Fu per questo che quando i genitori divorziarono lei non volle seguire ne l'uno ne l'altra e volle ricominciare la sua vita partendo da quella casetta in riva al mare dove tutta la famiglia era solita riunirsi ogni estate.

In quelle mura, in quei paesaggi ella riusciva a sentire distintamente le risate fragorose di papà Carlo e mamma Emma. Ogni volta che si affacciava alla finestra le sembrava di vedere la piccola Adele tra le braccia di papà Carlo mentre il sole veniva risucchiato dall'orizzonte e calava nel mare. Quella sabbia che stringeva tra i pugni era stata teatro di mille corse felici verso la sconfinata distesa di sabbia che ogni anno si parava davanti a lei. In quel mare papà Carlo aveva insegnato loro come stare a galla e come nuotare.

Quella casa, quella spiaggia erano per lei un ricordo felice, un quadro eterno da ammirare perpetuamente alla ricerca di un angolo di felicità.

In quei ricordi rivedeva una famiglia unita, gioiosa e che non aveva paura del futuro. Un distacco totale rispetto a quello sarebbe stato un allontanamento repentineo ed inaspettato.

Papà Carlo non era andato via per amore di un'altra o perchè ne aveva abbastanza di quella vita. Lui era un sognatore, era pieno di vita e zeppo di sogni ed aveva trasmesso alle sue figlie la capacità di sognare oltre ogni limite. Ma nell'Italia dei privilegiati e dei dimenticati suo padre era finito nella seconda categoria e a poco a poco la sua voglia di vivere era andata spegnendosi sommerso dai debiti e dalle fatiche di un lavoro che non era più utile, non era più in voga e che tutti avevano pian piano accantonato.

A fine mese però le tasse e le bollette da pagare non attendevano a farsi vive e Carlo pian piano perse la voglia di lavorare, la voglia di vivere.

Papà Carlo avrebbe voluto lasciarsi tutto questo alle spalle, non portarlo a casa, non contaminare quell'ambiente felice con la sua silenziosa disperazione.

La tensione, la depressione, la tristezza stava contagiando Giada e la sorella Adele e questo Carlo non poteva permetterlo.

Fu questa la ragione per cui di punto in bianco decise di andare via, di allontanarsi da tutti e lasciare che ognuno potesse provare a vivere la propria vita.

Immagine priva di diritti di copyright

Giada non riuscì mai a perdonare suo padre. Non era mai riuscita a capire davvero le motivazioni dietro quella scelta. Non faceva che ripetersi che insieme avrebbero superato ogni avversità e che suo padre era stato un vigliacco.

Di tanto in tanto coccolava quel biglietto sbiadito dove aveva appuntato quel vecchio numero di telefono, quello che suo padre le aveva lasciato per qualsiasi emergenza, per qualsiasi cosa promettendo a tutti che non sarebbe mai stato lui a chiamare loro. Non voleva distrarle dalla loro rinascita diceva. Aveva venduto il negozietto e lasciato qualcosa alle 3 donne della sua vita con cui ripartire.

"Ce la farò, non preoccupatevi per me" ripeteva quella sera con voce strozzata.

Mamma Emma decise di vendere la casa in cui Giada e Adele erano cresciute, lasciando alle figlie la villetta al mare, teatro di tante belle giornate passate insieme.

Voleva scappare dall'Italia, non voleva che le figlie crescessero in quel paese cosi miope ed ingrato che sarebbe stato presto un paese da terzo mondo diceva.

Trovò lavoro come traduttrice in Francia e una sera si presentò a casa con un biglietto aereo per Parigi.

"Quello che vedete è il nostro futuro ragazze".

La piccola Adele non esitò ad abbracciare la proposta della madre, a 13 anni appena compiuti era eccitata all'idea di vivere in una città come Parigi e ricostruirsi nuove amicizie.

Giada restò impietrita, intristita all'idea di partire e felice alla prospettiva di cambiare.

Ringraziò la madre ma le chiese qualche giorno per pensarci.

In quei giorni si sentì persa, vuota di fronte ad una situazione più grande di lei. A 19 anni appena compiuti avrebbe dovuto compiere una scelta che le avrebbe cambiato l'esistenza, abbandonando tutto ciò che aveva in favore di qualcosa che non aveva mai avuto e neppure desiderato. Fosse stato per lei avrebbe voluto tornare indietro e riabbracciare papà Carlo e vederlo lì a tavola con loro, con qualche soldo in meno ma con tanto affetto in più.

Strinse a se nuovamente quel biglietto stropicciato con quel vecchio numero di telefono e lasciò fluire i ricordi.

Fu allora che decise che il suo futuro sarebbe stato vivere nel passato.

Comunicò a mamma Emma che sarebbe ripartita dalla piccola casa al mare in cui il tempo sembrava essersi fermato per lei.

La madre provò a dissuaderla ma volle lasciarla andare, anche per onorare la scelta di suo marito Carlo.

Le giornate, i mesi, gli anni erano trascorsi sereni per Giada, fino a 2 giorni fa.

Fu allora che si presentò alla porta un uomo in divisa. Cercava sua madre ma trovo Giada.

Fu lei a ricevere per prima la notizia.

Suo padre era deceduto.

Non era stato un cancro.

Non era stato un incidente.

Non era stata la vecchiaia.

Era stata quella scelta compiuta qualche anno prima. Era stata la vita. Era stata l'Italia a portarselo via.

Quel padre che non aveva più visto nè sentito aveva rifiutato di baciare la pantofola di chi avrebbe potuto aiutarlo, aveva rifiutato di chiedere l'elemosina in giro, aveva rifiutato di cercare la pietà altrui.

E cosi vivette di stenti gli ultimi anni della sua vita, fino ad arrivare al nord, lontano da tutti nella fredda Milano dove perì tra i cartoni che lo avvolgevano in una notte di mezza estate nella stazione di Porta Venezia, non lontano dalla borsa di Milano, non lontano dal luogo dove tutto si decide e tutto evolve.

Giada capì che suo padre non era stato un codardo, non aveva abbandonato la sua famiglia ma si era sacrificato per loro.

Quel pensiero la stava massacrando e i sensi di colpa divorando.

Su quella spiaggia riusciva a ricordare i bei momenti che ora si confondevano con gli insopportabili rimproveri che faceva a se stessa.

What if ripeteva, What if ripeteva....mentre stingeva la sabbia tra i pugni, mentre serrava i denti e piangeva.


Racconto a cura di @serialfiller pubblicato qui




CAPITOLO 3

Erano passate ore da quando Giada era rimasta inerme sulla spiaggia ad ascoltare il mare ma soprattutto i suoi pensieri, le sue sensazioni.

Quel nodo alla gola la stava stringendo fino a soffocarla. Nella sua testa rimbombava sempre lo stesso rumore assordante, quello di suo padre che tra i cartoni giaceva senza vita mentre la metropolitana partiva con la sua prima corsa mattutina, nell'indifferenza generale.

Decise di rincasare e fermarsi a pensare. Il corpo di suo padre era diretto nel paesino natale di Carlo, dove tutto aveva avuto inizio e dove ormai solo Giada era solita trascorrere qualche momento nella piazzetta con gli amici e tra i negozi del centro.

Mamma Emma e la sorella Adele si erano occupate dell'organizzazione dei funerali e della burocrazia, un'ulteriore piaga in momenti cosi tragici.

Immagine priva di diritti di copyright

Lei aveva preferito restare a casa a non fare nulla, ad attendere.

Qualche anno addietro aveva deciso che il suo futuro sarebbe stato vivere nel passato.

Non aveva fatto i conti con il presente e ora la vita la stava costringendo ad aprire gli occhi.

Niente futuro, niente passato.

C'è un genitore da seppellire.

C'è un padre dimenticato da ricordare.

In molti avevano provato a contattarla in quei giorni. Cugini, amici, parenti lontani l'avevano cercata, anche solo per capire cosa potessero fare per lei in quel momento.

Giada aveva educatamente rifiutato ogni aiuto e ogni conforto.

Aveva preferito restare in riva al mare dei ricordi, quelli belli e fieri della sua vita con papà Carlo.

Quando rientrò in casa quella sera le venne come l'esigenza di condividere il suo dolore con qualcuno. Nessuno avrebbe potuto capire si ripeteva. nessuno avrebbe potuto mai concepire quanto grande fosse il suo dolore e quanto deflagrante fosse quella bomba chiamata senso di colpa che in lei dimorava da 2 giorni.

Fu allora che realizzò che al mondo forse solo una persona sarebbe stata in grado quantomeno di ascoltarla senza cadere in facile convenevoli o frasi di rito.

Con mano tremolante prese il suo smartphone e scorrendo la rubrica chiamò Paolo, un suo caro amico d'infanzia che 3 anni prima in un brutto incidente d'auto aveva perso Serena, l'amore della sua vita.

Gli chiese se fosse stato disponibile a passare qualche minuto con lei, in riva al mare, in attesa che suo padre fosse tornato. In attesa che il presente si fosse palesato alla sua porta, costringendola a svegliarsi da quel torpore che da troppo tempo la attanagliava.

Paolo accettò di incontrarla e circa 40 minuti più tardi la raggiunse.

Portò qualche birra e dei cannoli siciliani. Disse che in quei momenti la vita non deve fermarsi ma deve palesarsi ai nostri occhi.

Passarono ore insieme a parlare di quanto fosse stato atroce perdere Serena e papà Carlo in quel modo, senza preavviso. La morte è definitiva, l'uomo può essere immortale disse Paolo.

Se te lo permetterai tuo padre vivrà per sempre, almeno finchè anche tu vivrai. I ricordi sono come gocce di rugiada dopo una pioggia intensa. Che tu voglia o no riemergeranno dal terreno

Furono queste parole di Paolo a devastare ma al tempo stesso sollevare l'animo di Giada.

Ultimo sorso di birra e quell'incontro sarebbe terminato.

Mamma Emma aveva telefonato qualche minuto prima per comunicarle che il feretro era appena stato imbarcato su un traghetto a Reggio Calabria e che di lì a qualche ora sarebbero rientrate a casa.

Il presente stava arrivando, accompagnando il passato verso il futuro della vita di Giada.

La sua vita sarebbe stata diversa da quel momento in poi ma grazie alle parole di Paolo aveva realizzato che da un grande dolore può nascere una enorme consapevolezza di se stessi, delle proprie radici e dei valori da portare avanti. Sarebbe stata la sua missione d'ora in poi. Vivere una vita onorando quella di papà Carlo.

Un sognatore distrutto dalla realtà.
Racconto a cura di @serialfiller pubblicato qui




Adesso tocca a voi...

Suggerimenti da "usare" per il penultimo capitolo:

1) La vide nuda;
2) Un profumo di gelsomino;
3) Le solite lacrime.

Avete tempo fino a giovedì 24 alle ore 20.
Buon divertimento a tutti!!!

Sort:  

Grazie a @nfabiola, @pawpawpaw e @serialfiller per aver partecipato. Non è stato facile scegliere ma ho optato per la storia di @serialfiller. Ovviamente la mia è una scelta soggettiva fermo restando che anche gli altri due racconti erano molto avvincenti e ben strutturati.

Suggerimenti da "usare" per il terzo capitolo:

  1. Un brutto incidente d'auto;
  2. Serena, l'amore della sua vita;
  3. Sempre lo stesso rumore.

Avete tempo fino a lunedi 21 alle ore 20.
Buon divertimento a tutti!!!

Mi aspetto qualche racconto anche da parte di @criptomabilia, @stella87s e @noemilunastorta oltre, ovviamente alle due autrici che si sono cimentate nella stesura del secondo capitolo! :o)

Grazie mille @marcuz, mi accorgo solo adesso di essere stato nominato.
Sono lusingato.
Spero di trovare tempo per partecipare anche alla prossima stesura entro lunedi.
Grazie e complimenti anche a @nfabiola e @pawpawpaw

Grazie! Ho appena letto il tuo nuovo capitolo..proverò a partecipare anche a questo nuovo capito..ma sarà una bella gatta da pelare, il tuo terzo capito è all'altezza di quello precedente, se non anche meglio!

Ci ho capito qualcosa si e qualcosa no ma mi butto!

Dimmi, così ti do qualche info più dettagliata!

Ecco il mio contributo, sperando di aver interpretato al meglio le tue indicazioni https://steemit.com/ita/@serialfiller/lacrime-di-rugiada

Divertente! In maniera totalmente casuale, io e @gianluccio ci stiamo già cimentando in qualcosa di simile! Se ve lo siete perso, ve lo ripropongo qui . :D è divertentissimo!

Lo leggerò quanto prima!

Bello bello bello! Preparo qualcosa =)

Grazie @nfabiola, lo leggerò quanto prima!

Non ho mai scritto un racconto a più mani 😱 proverò ad inventarmi qualcosa!

Ottimo! Aspetto il tuo scritto.

Sfida stimolante @marcuz! È dai tempi del liceo che non scrivo un racconto a più mani. Quindi partecipo molto volentieri :)

Grazie, aspetto il tuo elaborato.

Terzo capitolo a @serialfiller che oltre ad aver scritto davvero un bel racconto è stato anche l'unico... :o)))

@nfabiola, @pawpawpaw, @criptomabilia, @stella87s e @noemilunastorta vi aspettiamo!!!


Suggerimenti da "usare" per il penultimo capitolo:

1) La vide nuda;
2) Un profumo di gelsomino;
3) Le solite lacrime.

Avete tempo fino a giovedì 24 alle ore 20.
Buon divertimento a tutti!!!

Competizione falsata dall'assenza degli altri ma spero che sia stata comunque gradita la mia narrazione.
Appena riesco vado col capitolo 4.

Falsata no. Purtroppo onde evitare che il contest duri all'infinito, era necessario dare un breve untervallo di tempo per scrivere i capitoli. Quindi ci sta che qualcuno non ne abbia avuto la possibilità. Cmq il tuo era davvero molto bello quindi avrebbe sicuramente "detto la sua" anche in presenza di altri racconti!

Hai fatto benissimo a dare una durata finita alla cosa. Dispiace non aver potuto vincere gareggiando e competendo con altri.
Grazie mille.

Imprevisti mi hanno tenuta lontana dallo scrivere.. Proverò domani a buttare giù il 4 capitolo (:

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