Raccontami di quando c'era la guerra

in #ita6 years ago

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Foto: CC0 Creative Commons - Pixabay.com

<<Raccontami di quando c'era la guerra!>> Cominciavano così, con questa frase, le domeniche pomeriggio a casa dei nonni. Sempre la stessa identica domanda, e storie differenti ma tutte con lo stesso finale: dolore e lacrime, rassegnazione e speranza.

Il viso scavato dal tempo di mio nonno si faceva sempre più serio, mentre noi nipotini, a cerchio attorno a lui, ascoltavamo in silenzio le sue parole.

<<Ricordo come fosse ieri...>> era la frase con cui cominciava a raccontare i dettagli di quella porzione di vita difficile da dimenticare. Puntualmente, i soliti dettagli: la casa in paese, le notizie alla radio, l'arrivo dei tedeschi, la paura, le fucilazioni... Poi ancora la radio, la speranza, gli americani, la resistenza, la libertà...

Guardavo mio nonno e vedevo i suoi occhi umidi mentre stringeva forte il suo vecchio bastone.
Quanta sofferenza e quanta povertà avevano visto quegli occhi!

Ci raccontava dei suoi compagni catturati dai tedeschi, di Pietro il macellaio che gli salvò la vita nascondendolo nel fienile. La fuga, di notte in campagna. L'allarme che suonava all'improvviso, le bombe.

Poi il suo sguardo diventava fiero. <<Un giorno arrivarono gli americani>> diceva.
Iniziava a raccontare la storia di questi carrarmati che entrarono nelle strette vie del paese accolti dalla folla. Di Richard un ragazzone americano dai cappelli biondi che deposto il fucile, prese in braccio la sua figliola di 4 anni (mia zia materna) e le disse: <<Yuo are very nice, baby>> chiedendola scherzosamente in sposa a mio nonno e donandole come "pegno d'amore" una barretta di nero cioccolato che, a quel tempo, erà più prezioso di qualunque gioiello.

La storia terminava sempre con un patriottico <<abbiamo vinto, picciriddi!!!>>.

Poi, grazie al suo vecchio bastone di legno, si alzava faticosamente, ci guardava stupito e ci domandava: <<ma non vi stancate di sentire sempre la stessa storia?>> e sorridendo si allontanava lentamente.

No, nonno Nino, non ci stancavamo affatto di ascoltare le tue parole.
Ad ogni racconto eravamo pronti ad immaginare quelle scene, quei momenti terribili che hai passato.
Il tuo aspetto burbero e severo rendeva i tuoi racconti ancora più intensi e veri.
Ti immaginavo giovane, con i tuoi compagni pronto a combattere per un ideale. Quanto coraggio hai avuto. Quanta paura devi aver provato!

Pagherei pur di averti accanto a me. Mi siederei per terra e ti chiederei ancora di raccontarmi di quando c'era la guerra, di quando eri ragazzo, di quando lottavi. Starei ore a guardarti mentre ti commuovi ricordando la tua gioventù e sarei fiero di te così come lo ero quando avevo sei anni.

Infine sarei il tuo bastone e ti aiuterei ad alzarti. Ma non ti lascerei andare... Questa volta no!
Ti abbraccerei forte, come non ho mai fatto.
Mi manchi.

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L'ultimo nonno l'ho perso tantissimi anni fa, ho rammentato qualche passaggio in precedenti post, ed hanno sempre un fascino particolare, e suscitano dolci ricordi lontani, come quelli che hai saputo sapientemente riproporre tu, caro @marcuz, bel racconto, complimenti

E' sempre bello ascoltare le persone più anziane caro @mad-runner. Sono fonte inesauribile di sapere e di esperienza. Purtroppo non ho potuto avere la fortuna di ascoltare i miei nonni per troppo tempo...

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Che bel post anche il mio bis nonno ed un caro zio mi raccontavano spesso della guerra, triste ma sempre interessante per me da sentire.

Una tristezza che fa parte del ciclo della vita...

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