21 Century Yokai (seconda parte - ITA)

in #ita5 years ago (edited)


Riassunto prima parte


L'investigatore Yamano sta indagando su alcuni omicidi piuttosto particolari; le vittime sono decedute per un presunto morso di serpente. Per un po' di tempo le ricerche portano solo a un vicolo cieco ma, poi, tutto d'un tratto, una nuova vittima apre risvolti inaspettati. Viene ritrovato un libro piuttosto particolare con all'interno i nomi di alcune vittime di omicidi o presunti suicidi degli ultimi anni. La polizia decide di dare il volume ad Akira Yamano con l'intento di scoprire nuove strade collegate a questi omicidi, ma il dettaglio principale che ne fuoriesce è che le vittime sono uomini solitari, forse assassinati da una persona che si fa chiamare nure onna. Da qui il mistero si infittisce e l'investigatore decide di leggere la storia dell'ultima vittima, Mamoru Miura.


Titolo: 21th Century Yokai - Seconda parte


Si ritrovò sdraiato sul divano. I suoi pensieri furono soppressi da una stanchezza accumulata. Aveva dormito circa un’ora e sicuramente questo riposo lo aveva giovato nelle energie. Inizialmente pensò di finire il libro, ma poi decise di uscire di casa per svagarsi un po’. Voleva andare a trovare il suo amico Haruhiro Fueguchi, il prete del tempio shintoista vicino a casa. Yamano indossò un paio di pantaloni e una camicia per poi incamminarsi giù per le scale di casa. All’uscita del portone si diresse all’entrata del parco, infilandosi nel vialetto alberato che lo avrebbe portato direttamente al tempio.
Quel sabato molte persone passeggiavano nel parco, nessuna persona che Yamano non conoscesse almeno di vista. I fiori di ciliegio che tempestavano la via erano inoltre simbolo di giovani amori che nascevano in quel frangente primaverile dell’anno. Alcuni studenti, infatti, sgattaiolavano fuori da scuola nei loro momenti di pausa con i loro presunti giovani partner.
Forse Yamano, dopo la notte passata in bianco, stava riuscendo a rilassarsi un po’ senza contare che quell’ambiente era il posto giusto per combattere lo stress lavorativo. Come suo solito, appena Yamano si ritrovò davanti al tempio, il prete Fueguchi era già lì ad aspettarlo, come se fosse certo del suo arrivo.

«Buongiorno, Haru! Come al solito hai previsto la mia visita.»
«Lo mettevi in dubbio, Aki? Ormai ti conosco fin troppo bene. Come stai? Sinceramente ti aspettavo ieri sera, ma poi non ti ho più visto arrivare.» Il sacerdote invitò Yamano ad entrare nella sua antica casa, di fianco al tempio.
«Hai ragione… In realtà sarei voluto passare, ma poi ho preferito occuparmi di lavoro, o meglio di leggere un libro.» Fueguchi sorrise.
«Mi hai quindi abbandonato per una buona lettura? Bell’amico.» Ci scherzò su.
«Ah, no non era una lettura di piacere, ma era un libro strano che abbiamo trovato… Ehm, sul luogo di un omicidio.» Yamano era titubante a parlarne.
«Ah, roba seria quindi. Vuoi parlarne? Vedo un’aura incerta negli occhi. Oppure, anche se forse non è proprio l’ora, posso offrirti un po’ di saké.»
Akira Yamano con un accenno divertito accettò il saké per poi sedersi assieme al sacerdote Fueguchi al tavolo.
«In realtà, avrei bisogno di un tuo consulto.» L’investigatore si rivolse all’amico. «In questo caso c’è qualcosa che mi preoccupa, qualcosa di inspiegabile.»
«Nel nostro credo, sai che non esiste nulla di...» Yamano lo interruppe.
«Haru, sai bene che io non sono credente. Ho bisogno di cose concrete.» Il sacerdote scosse la testa in senso di disapprovazione, ma nonostante ciò invitò il suo amico investigatore a parlarne.
«Quel libro è una sorta di raccolta di racconti. Dove i protagonisti sono le vittime di alcuni omicidi alla quale sto indagando. Si trattano tutti di uomini tendenzialmente schivi e che muoiono dopo aver incontrato una donna. In realtà l’ultimo racconto devo ancora finirlo, ma negli altri è andata così.»
«Hai portato dietro questo libro? Posso vederlo? Sicuramente la cosa è piuttosto inquietante.» Yamano non poteva dargli torto. Nemmeno i peggiori film horror gli avevano fatto paura, ma qui si trattava di realtà.
«No, purtroppo l’ho lasciato in casa. Volevo rilassarmi un po’ prima di ritornarci sopra. Stanotte ho avuto una notte insonne e sai com’è... Non vorrei stressarmi troppo.»

Il lavoro era una delle poche ragioni di vita di Akira Yamano. La sua innata volontà nel fare quel lavoro era sicuramente la fonte della sua gioia, ma in quel periodo era anche un fardello. Molti amici li aveva persi così: aveva messo il lavoro prima di tutto. Fueguchi però era il suo caro amico d’infanzia. Si conoscevano da troppi anni per rompere il loro legame; più che un amico sembrava un fratello maggiore, ossia colui che era presente in ogni alto e basso della sua vita.
«Fai bene a non stressarti troppo, Aki. Pensi troppo al lavoro, come ti ho sempre detto. Perché non vai in vacanza? Ti farebbe solo bene.» Fueguchi gli versò altro sakè.
«Dai, basta saké. Se no a casa mi ci devi portare in braccio.»
«Forse hai ragione, ma non stavo scherzando. Devi farti una vacanza. Da quanti anni ormai non vai via da Kyoto?» Yamano si sentì incalzato.
«Troppo. Non ti posso dare torto, ma non so con chi dovrei andare. Non mi piace andare da solo in vacanza. E poi prima devo finire questo lavoro. Sai, non ti ho parlato del dettaglio più inquietante di quei racconti.»
«Mi hai incuriosito. Di cosa si tratta?» Fueguchi aveva la pelle d’oca per la curiosità.
«In tutti i racconti si parla di una certa “nure onna”. Sai dirmi cosa significhi? Io non l’ho mai sentito.» Il sacerdote sussultò alzandosi in piedi.
«Nure onna? Ti consiglio di starne fuori.» Sembrava preoccupato.
«Sai cosa è? Ti prego dimmelo.» Al contrario Akira Yamano attendeva la risposta.
«Le nure onna… Sono donne serpente.» Un’aria cupa e misteriosa li sovrastò, facendola rompere dall’improvvisa risata di Yamano.
«Donne serpente? Ma dai! In effetti le vittime sono morte per un morso di un serpente, ma penso che sia solo il nome adatto per un serial killer di quella specie.» Stavolta, lo sguardo di Fueguchi sembrava arrabbiato.
«Sono serio Akira! Le nure onna sono donne serpente. Sono yokai di questo mondo!» Yamano non sapeva come rispondergli.
«Ok, appartiene al tuo credo, ma sai bene che non posso credere alle fiabe sugli yokai.»
«Gli yokai sono attorno a noi. Fuori dal tempio, ovviamente. Sono tanti e quasi sempre si nascondono dalla gente. Fai attenzione, Akira. Lascia perdere questo lavoro.» Yamano si stava innervosendo.
«Lasciare il lavoro? E secondo te cosa vado a dire a quelli della polizia? Non seguo il caso perché il colpevole è uno di quei yokai? Questo può essere un ottimo trucco per mandarmi definitivamente in pensione in un ospedale psichiatrico. Sono stufo delle tue favole.»
Il sacerdote lo guardò sorpreso da quell’atteggiamento. Non aveva mai reagito così e queste sue parole lo avevano ferito. Poteva capire che Yamano non volesse credere alle sue parole, ma qui c’era qualcosa di più serio. Il sacerdote si sentiva trattato come un matto che credeva a questa sorta di fantasmi.
«Akira, ora ho da fare. Fai attenzione.»
Yamano aveva capito di avere esagerato, ma lui non era tipo da chiedere scusa. Infatti, dopo un cenno con la mano come saluto, uscì dalla casa dell’amico e iniziò a tornare lungo il viale che lo avrebbe portato a casa.

Jinja, santuario shintoista Kyoto(Creative Commons Zero - CC0)
Yamano si rese conto di avere esagerato. Non aveva il diritto di trattare così un amico che voleva solamente aiutarlo. Amareggiato, ripartì in direzione di casa finché lungo la via alberata non decise di rimanere alcuni minuti seduto su una panchina. Sentiva di avere bisogno di un attimo di tranquillità, ma quel momento così richiesto doveva attendere.
Una ragazza intorno ai trent’anni si sedette di fianco a lui rivolgendogli poi parola.
«Signor Akira Yamano, è forse lei?» L’investigatore si voltò per poi cambiare espressione.
«Ma lei è quella che mi fissava ieri sera dalla finestra!» La ragazza arrossì, chinando il capo dalla vergogna.
«Chiedo scusa per ieri sera, ma è stato solo un caso. Stavo facendo la mia corsetta serale e ne ho approfittato per cercarla.»
«Mi sta dicendo che mi stava cercando? Chi le ha detto dove abitavo? E poi chi è lei?» Si vedeva che Yamano non era molto abile nel parlare con le donne. La ragazza sembrava intimorita dal tono di tutte quelle domande.
«Chiedo scusa, ha ragione. Mi presento. Sono Keiko Aizawa e sono una giornalista. Un amico del distretto di polizia di Nishijin mi ha dato il suo indirizzo e stavo pensando di venirla a trovare.»
«Giornalista? E cosa vuole lei da me?» Nuovamente, il suo tono sembrava scortese.
«Non volevo importunarla, ma so che lei lavora sul caso delle vittime solitarie. Non è che potrebbe darmi qualche dettaglio? É il mio primo lavoro come giornalista e sinceramente vorrei fare una bella figura con i miei superiori.» L’investigatore sorrise, ma poi tornò ad essere serio.
«Aizawa, giusto? Purtroppo sono informazioni riservate. Non posso dirle proprio certe cose. E le chiedo scusa, ma purtroppo è tornata l’ora di mettersi a lavoro per me. La saluto e buona giornata.»
«Aspetti! Signor Yamano!» L’investigatore finse di non sentire e si incamminò nuovamente verso casa.

Da tempo Akira Yamano non parlava con una donna. Era sempre stata una persona timida nelle relazioni e pure in quel caso, era evidente. Keiko Aizawa, inoltre, era una ragazza carina, con un bel sorriso e atletica. Molte persone avrebbero fatto la fila per parlare con una ragazza così, ma Yamano era troppo testardo da ammettere di avere nelle donne il più suo grande punto debole.
Dopo essere giunto a casa, si levò le scarpe all’ingresso e raggiunse la cucina per mangiare qualcosa di veloce. La fame era il suo sintomo di nervosismo.
Normalmente era una persona che mangiava poco, ma quando si agitava si sentiva preso dal bisogno di cibarsi. Finita quest’ultima pausa, Yamano si sedette nuovamente alla scrivania e riniziò da dove era rimasto.

“Mamoru Miura aveva allontanato la donna. Da quel momento Miura andò in una sorta di depressione, come se si fosse pentito di aver mandato via quella ragazza. Miura, inoltre, non stava uscendo più di casa. Iniziò a bere e a trattare i parenti al telefono in modo offensivo. Non si sa cosa gli fosse successo, ma un’aura negativa lo aveva circondato. La nure onna si stava avvicinando.”

Nuovamente l’investigatore reincontrò la ormai famosa nure onna nel testo. La famosa donna serpente che gli aveva citato il suo amico era tornato per intimorirlo. Non capiva perché si stesse spaventando tanto, ma forse la suggestione dell’esistenza di creature fantastiche lo stavano facendo sentire inadeguato per continuare a leggere.
Ma egli doveva farsi coraggio, dopotutto era il suo lavoro.

“Miura stava fuggendo da sè stesso. Onde di menzogna lo avevano rapito. Una catena di odio li stava attirando, finché ella non arrivò. Mamoru Miura urlò facendosi sentire dai vicini, ma per lui non ci fu speranza. L’uomo si accasciò, mentre la nure onna sorrideva.”

Il finale era come gli altri racconti, anche se la storia sembrava diversa e più ricca di dettagli. Tornando indietro nelle pagine notò che le prime storie erano molto più brevi. La prima storia, infatti, durava solo due pagine. Un racconto molto breve e conciso sulla vita della vittima. Poi, andando avanti nel libro, i racconti diventavano più lunghi con maggiori dettagli. Un fatto da un lato forse poco importante, ma che intrigava la mente di Yamano.
Dopo l’ultimo racconto, Yamano sfogliò la pagina successiva e gridò dallo spavento. Era ritratta, con un inchiostro nero, la ormai famosa nure onna. Si presentava come un grande e lungo serpente dal viso femminile, come gli aveva spiegato già il suo amico sacerdote.
Ripresosi dallo spavento, guardò oltre quella pagina e vide che ce n’erano molte bianche, ancora libere e senza nessuna scritta. Aveva finito quel volume, ma non si sentiva soddisfatto. Qualcosa non gli tornava e si sentiva come se gli mancassero alcuni indizi. Verso sera, si mise a fare ricerche online, cercando di capire se ci fossero dettagli su quella creatura inesistente. Facendo mordere le proprie vittime con un serpente, il serial killer cercava di sconvolgere la mente degli indagatori con antiche leggende di mostri. In effetti, la teoria reggeva. Se l’investigatore fosse stato credente, forse avrebbe abbandonato tutto per paura di essere attaccato da quelle creature.

«Salve signor Yamano, chiedo scusa per l’intrusione.» Yamano urlò dallo spavento.
«Keiko Aizawa… Lei cosa ci fa qui? Come è entrata?»
La ragazza si grattò il capo.
«Sa, se lascia la porta aperta… Ero venuta nuovamente per parlarle, ma avendo trovato la porta aperta mi sono infiltrata. Chiedo scusa...»
L’investigatore si alzò in piedi su tutte le furie.
«Ma le pare normale? Questa è violazione di proprietà privata! Se ne vada!»
«Su! Non sia scortese. Io sono venuta da Nara solo per lei. La prego, mi aiuti!»
«Non ci posso credere… Senta, facciamo che parliamo domani. É domenica, ma per stavolta faccio un’eccezione.» La signorina Aizawa scosse la testa.
«No, aspetti. In realtà volevo chiederle se ehm...mi poteva ospitare per questa notte. Sa, non ho abbastanza soldi per il biglietto del treno di ritorno.»
Akira Yamano non riusciva a crederci. Quella serata stava iniziando a prendere una strana piega.

Ritratto della Nure onna(Wikipedia)
E anche questa seconda parte è arrivata al termine.
Cosa accadrà nella terza e ultima parte?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e mi auguro che vogliate ritrovarvi anche per la parte finale. Grazie di essere arrivati fin qui e alla prossima :)

Ah! Cosa importante! Grazie anche a tutti quelli che mi hanno contattato in privato per questa storia. Mi ha fatto davvero molto piacere ^^. Spero anche di avervi fatto incuriosire anche con questa seconda parte! Bye!

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