Il mare a quadretti!

in #ita6 years ago

Nel periodo di fine aprile ed inizio maggio, mi tornano sempre alla memoria dolci ricordi di quando ero bambina e di come io e mia sorella amavamo ammirare l'atmosfera del mare a quadretti.
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Foto dell'autore

Non vi sembra un bel paesaggio di mare? Con un po' di fantasia a me sì! Soprattutto quando il sole si rifletteva sulla superficie dell'acqua oppure il vento la increspava creando piccole onde, allora noi ci sentivamo al mare.

Era il periodo più bello della nostra infanzia, vivevamo in campagna, e la primavera prendeva all'improvviso il sopravvento, portandoci a giocare fuori in cortile, respirando la sua tipica aria frizzantina. Aria che sapeva di buono, di fresco, di pulito e di fiori che iniziavano a sbocciare come le tantissime rose del nostro giardino. E poi c'era l'odore dell'acqua sulla terra, così particolare, che a volte mi basta chiudere gli occhi per sentirlo. Allora noi preparavamo uno zainetto con un lenzuolo vecchio ed una merenda e partivamo a piedi dietro casa di nascosto da nostra nonna che, per non farci andare, ci diceva che c'erano volpi e cinghiali, ma a noi non interessava minimamente, nulla ci spaventava.
Era come se stessimo andando a fare una gita al mare anche se ci fermavamo solamente qualche centinaia di metri più in là da casa, sotto a quel grande albero sulla riva del campo di nostro nonno, ed iniziava il pic nic, come se fossimo sulla spiaggia, nel rumore della natura, vicino all'acqua che il vento muoveva in piccole onde e gli uccellini che cantavano, insomma cosa potevamo volere di più?

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Foto dell'autore

In quel periodo dell'anno poi, si era quasi al conto alla rovescia per la fine dell'anno scolastico, era tempo di gite con la scuola, che solitamente ci portavano a Gardaland o in qualche parco tematico della Lombardia. Partire in pullman e percorrere quella lunga strada costeggiata dall'acqua per noi era fantastico, perché eravamo sedute più in alto rispetto ad un auto e il panorama sul nostro mare a quadretti era ancora più bello. Se invece la percorrevamo in macchina, un lato era mio e l'altro era di mia sorella e si faceva a gara a contare chi vedeva più aironi fermi nell'acqua, oppure chi vedeva lo specchio d'acqua perfetto, cioè quello che non lasciava intravedere nessuna zolla di terreno oltre il livello dell'acqua.
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Foto dell'autore

Ma voi direte:

Ma di cosa sta parlando?

Per chi conosce la zona avrà capito subito, ma dalle immagine non ci va molto ad arrivare alla soluzione. Il nostro mare a quadretti non sono altro che le tantissime risaie del vercellese.
Ebbene sì, questa è la zona in cui sono cresciuta e nella quale vivo attualmente, brutta d'inverno, quando la distesa della Pianura Padana è arida, spenta e nebbiosa tanto da farmela definire la steppa, che però in primavera si trasforma in uno spettacolo ai miei occhi.

Ci troviamo nella capitale italiana del riso e, più precisamente sulla strada delle Grange che in 30km ti porta fino alla città di Vercelli. Le grange, altro non sono, che le vecchie cascine realizzate dai monaci Cistercensi nella zona di Lucedio, antica abazia e cascina del 1400 che sorge sul lato di questa lunga strada.
Ed è proprio da quel periodo che la zona argillosa e paludosa del vercellese iniziò ad essere sfruttata con la coltivazione del riso. Raggiunse il picco nel '700, anche se l'acqua stagnante portava più facilmente la malaria e ne veniva osteggiata la coltura. Agli inizi dell'800 ebbe un drastico calo la superficie di risaie utilizzata in seguito ad una revisione catastale voluta dai francesi.

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Foto dell'autore

A metà del 1800 però, Re Carlo Alberto con l'Associazione Agraria, riattivarono la coltivazione del riso, grazie anche al contributo di Camillo Benso conte di Cavour che ebbe grandi proprietà terriere, proprio nella zona della strada delle Grange. Camillo Benso fu anche promotore del famoso Canal Cavour, canale artificiale ad uso agricolo lungo ben 83 km. Così agli inizi del novecento ci troviamo nuovamente all'apice della coltivazione di riso. Molta manodopera necessitava quindi per la semina, la monda e la raccolta del riso, pertanto nella metà del '900 migliaia di lavoratori stagionali arrivarono nel vercellese, come le famose mondine. Il termine deriva appunto dal verbo mondare cioè pulire la risaia dalle erbacce che ostacolano la crescita delle piantine di riso. Il loro lavoro iniziava ad aprile, quando veniva inserita l'acqua nelle risaie, fino alla fine di giugno. Immerse a piedi nudi nell'acqua con grandi cappelli per coprirsi dal sole e grossi manicotti, cioè maniche protettive su tutta la lunghezza del braccio che evitavano i tagli che le foglie della piantina di riso poteva procurare loro. Inoltre gonne lunghe e fazzoletti sul viso per evitare le punture delle zanzare. Proprio in una di queste cascine sulla strada delle Grange fu girato nel 1949 il famosissimo film Riso Amaro con Vittorio Gassman e Silvana Mangano.

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Immagine di pubblico dominio

Negli anni '60 queste figure, fonte di ispirazione di film, romanzi e canzoni, iniziarono a scomparire per essere sostituite da diserbanti chimici.

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Foto dell'autore, Castello di San Genuario sulla strada delle Grange.

Ora ho 39 anni, passo ancora in media due volte la settimana su questa strada in macchina, il paesaggio non è cambiato e qualche mondina capita ancora di vederla. Non ho più accanto mia sorella che vive in un'altra città e con la quale i rapporti si sono molto ridotti, ma la percorro con la mia bellissima famiglia e spesso, racconto loro la mia infanzia trascorsa in mezzo al mare a quadretti.

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Foto dell'autore

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Il grande lavoro delle mondine!!!
Che donne stupende!!!

Eh si davvero un mito

Complimenti grande articolo

Molto gentile grazie!

Grande racconto della caratteristica zona della tua terra, così particolare ed unica, che hai sapientemente e minuziosamente narrato, brava @misia1979

Ti ringrazio di cuore mad

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