Distretto 34

in #ita6 years ago

Mi chiamo Sofia.
Ero una ragazza come le altre, mi piaceva stare con le amiche e trascorrere ore ed ore con loro, parlando di tutto il mondo che ci girava attorno: studio, amicizie e soprattutto ragazzi. Quanto tempo avrò trascorso a casa di Flavia a parlare di Matteo o di Giorgio, due nostri compagni di classe che ci piacevano da matti, ma che in testa avevano solo il pallone e quelle sciacquette delle 3°D. A noi non ci degnavano nemmeno di uno sguardo, ma erano talmente belli con quel loro fisico atletico che ci facevamo mille film.
Quanti pomeriggi…..
Noi, ragazze acqua e sapone che ci piaceva farci belle per piacere a loro, curavamo il nostro aspetto fisico più di ogni altra cosa, con la speranza che un giorno loro ci notassero.
Io e Flavia eravamo amiche del cuore fin dalle elementari e trascorrevamo l’intera giornata insieme: scuola, pallavolo e gran parte del tempo libero.
La nostra passione era andare a comprarci vestiti in ogni dove e consigliarci a vicenda: ci faceva sentire più grandi, era bellissimo. Un’altra nostra grande passione era il trucco; quanto ci siamo divertite con ombretti, fondotinta e rossetti di ogni marca, colore e variante. In effetti il viso nel mio essere ragazza era l’arma in più per tentare di conquistare quei due ragazzi: il taglio degli occhi neri, le sopracciglia, la bocca carnosa e i miei lunghi e sensuali capelli castani. Li adoravo, soprattutto quando nei momenti di noia li toccavo, li attorcigliavo attorno ad un dito o li intrecciavo. Erano sicuramente nel mio essere ragazza la mia arma in più nella caccia al fidanzato.

Penso che il periodo delle superiori sia stato il più bello per me e Flavia, ormai diventate vere donne. Era il nostro mondo, eravamo noi due. Fino a quando la sua famiglia non dovette trasferirsi a Berlino per questioni lavorative di suo padre. Fu un colpo al cuore e nel momento in cui mi dette la notizia, proprio in quell’istante, mi resi conto che stavo per perdere un’amica che per me era stata come una sorella, quella sorella che non avevo mai avuto. Flavia mi regalò un ritratto che mi aveva fatto un giorno in classe e mi disse:

Non ti preoccupare che comunque restiamo in contatto!

Immagine.png
Il ritratto che Flavia mi regalò in quel triste giorno
Foto concessa dall'autrice

Io lo sapevo che però non sarebbe più stata la stessa cosa. Ed infatti fu così. Inizialmente ci sentivamo una volta al giorno. Poi una volta a settimana e dopo di che il buio.
Iniziai anche a fumare, forse per una mia debolezza o forse perché mi sentivo sola ed abbandonata. Molte volte mi chiedevo se i sentimenti che provavo io, fossero gli stessi che provasse Flavia a centinaia di chilometri di distanza. Quella distanza che per me aveva segnato un trauma. Tornavo davanti allo specchio di camera a truccarmi senza di lei, andavo a fare shopping da sola. Quell’essere coppia mi aveva isolato dal mondo. Ora c’ero solo io?

La solitudine divenne parte di me. Andavo spesso al Distretto 34, un bar in centro.
Qui mi piaceva sedermi e guardare gli altri ragazzi venire a bere qualcosa in compagnia e mettersi al tavolo con i loro amici. Guardavo i loro comportamenti, come si relazionavano tra loro e tutto ciò mi sembrava estraneo alla mia persona.
Fino a quando un sabato sera qualcuno mi venne incontro: Giorgio.
Lo ricordo come fosse adesso: in quella serata di mezza estate indossava una camicia celeste leggermente sbottonata e con le maniche tirate su, una scarpa sportiva ed un jeans strappato all’altezza delle ginocchia.

Sofia, sei sola?

Impietrita di fronte alla sua domanda, mi ricordo che rimasi pietrificata senza riuscir a proferire parola.
Non sapevo cosa fare: quel ragazzo che per 5 anni delle superiori non mi aveva degnato di uno sguardo e che non mi aveva mai rivolto una singola parola, a distanza di un anno dall’ultima volta che ci eravamo visti, si ricordava il mio nome e mi era venuto addirittura a salutare qui al mio tavolo.

Ho visto che eri qui da sola ed ho pensato che volessi bere qualcosa in mia compagnia.

Ancora poco o nulla da parte mia, che mi espressi con un leggero cenno della testa per acconsentire alla sua idea carina. Andò a prendere due birre piccole e nell’arco di tempo della sua assenza riuscii a connettere che quella fosse veramente la realtà; era il mio turno, la mia opportunità, ciò che sognavo da almeno 5 anni: non me lo potevo far sfuggire!
Tornò con le bevute e quella sera parlammo dei vecchi tempi, degli anni della scuola, quasi fossimo due amici da sempre che si rincontravano dopo tanti anni.
Alla fine ci salutammo, lui mi baciò sulla guancia e mi dette appuntamento alla settimana successiva, sempre al Distretto 34.

Ovviamente la settimana successiva non potei mancare: bella come non mai avevo curato ogni mio aspetto estetico nel minimo dettaglio. Sapevo che quella sarebbe stata la serata decisiva, quasi come se 7 giorni prima fosse stato solo un provino. Se si fosse ripresentato sarebbe stata una lieta conferma.
E così fu!
Parlammo, parlammo e parlammo ancora. Il sottofondo musicale che caratterizzava da sempre il locale faceva da colonna sonora ai nostri fiabeschi incontri.
Poi verso le 11 mi chiese se mi potesse riportare a casa con la sua macchina ed io senza mezzo e con l’ultimo autobus ormai perso, non potei rifiutare.
Il viaggio fu abbastanza breve, ma all’arrivo l’emozione più grande mai provata prima:

mi baciò!

Fu l’emozione più bella della mia vita. Alla fine poi mi chiese se da quel momento ci fossimo potuti considerare fidanzati. Non potei rispondergli in altro modo che acconsentendo.

Ed infatti ci fidanzammo. Conobbi Giorgio in breve tempo, molto meglio di quanto non avessi potuto fare negli anni precedenti. Mi resi conto che i miei pregiudizi nei suoi confronti non erano fondati: non era un ragazzo privo di principi, ma cresciuto con solide basi. Teneva a me più di ogni altra cosa. Ed io lo stesso.
Con il tempo però ci iniziammo a conoscere sempre meglio e tra le sue caratteristiche uscirono fuori anche dei difetti: la gelosia era uno dei peccati capitali che dominava Giorgio e spesso lo rendeva una persona anche aggressiva.
Lui non era così. Probabilmente ero io che lo portavo a ciò.
Mi controllava assiduamente il cellulare per vedere chi chiamassi e con chi chattassi. Però io amavo solo lui, tanto che lui non riusciva mai a trovare nulla in me che non riconducesse a lui e solo lui.

La gelosia però era più forte di lui stesso.
Una sera tornando da una pizza con degli amici mi accusò in macchina di essermi spinta troppo nei confronti di Paolo; troppi complimenti sul suo modo di vestire e sul suo essere una persona piacevole e carismatica.
Scesi innervosita dalla macchina a causa del suo atteggiamento e delle sue grida. Volli fuggire, ma anche Giorgio scese dall’auto, mi rincorse, mi afferrò e mi dette un forte schiaffo, tanto da farmi cadere a terra.
Ancora oggi sento il dolore sulla mia guancia.
Giorgio stesso si rese conto di aver oltrepassato il limite, tentando di raccogliere quel latte ormai versato.
Io scappai mi rifugiai in casa. Protetta dalle fredde pareti della mia stanza.
Giorgio non poteva più far parte della mia vita.
Non mi feci sentire per una settimana, il tempo che l’ematoma sul mio volto scomparisse senza lasciare traccia sulla mia faccia e dentro di me.
Ci rincontrammo nuovamente al Distretto 34:

Non possiamo più continuare così Giorgio. La tua gelosia ha superato ogni limite. Mi hai colpito violentemente per un qualcosa che non ho fatto. Devi cambiare, altrimenti tra noi non potrà mai esserci altro!

Mi alzai dal tavolo, lui tentò di rincorrermi, ma glielo negai, chiedendogli di trovare prima una soluzione con se stesso e solo dopo ripresentarsi alla mia porta.

Passò del tempo, prima che Giorgio si rifacesse sentire. Ma in me il dolore e la ferita erano ancora vivi. L’uomo con cui avevo sempre sognato di condividere la mia vita, il mio principe azzurro, si era rivelato un diavolo.
Evitai di incontrarlo, di rispondere ai suoi messaggi ed alle sue chiamate. Non volevo più avere niente a che fare con lui.
Tornavo spesso al Distretto 34. Prendevo la mia solita birra piccola ed incrociavo da lontano Giorgio che si sedeva sempre lontano da me, rispettoso dei miei spazi e delle mie scelte.
Fin quando un giorno, non si presentò al mio tavolo, quello stesso tavolo dove qualche anno prima pronunciò per la prima volta il mio nome:

Sofia, sono cambiato. Ho capito di aver sbagliato e sono cosciente che senza di te non posso stare. Il mio cuore è ferito quanto il tuo ed il mio dolore è pari a quello che il mio schiaffo ti ha arrecato. Ti prego!

Implorandomi e piangendo si inchinò davanti a me; il mio senso di rifiuto però fu tale che, seppur in preda al pianto, mi alzai dal mio posto e me ne andai. Lui mi rincorse, si mise davanti a me cercando di impedirmi la fuga, ma lo evitai. Uscii per strada e lui ancora dietro di me.
Poi il silenzio. Mi voltai.
Giorgio con una bottiglietta in mano lanciò il liquido contenuto all’interno contro di me, sulla mia faccia.
BRUCIORE!!! COME FOSSE STATO ACIDO!
Ciò che provai e pensai in quegli attimi, fu quello che si dimostrò la realtà nei giorni seguenti.
Giorgio mi aveva gettato sul mio volto dell’acido corrosivo.
Al pronto soccorso fui ricevuta e curata prontamente.
Potevo immaginare i danni creati dall'acido sulla mia faccia. Mi guardavo le braccia, anch'esse bruciate. Non sapevo cosa fare. Il panico mi corrodeva più dell'acido stesso.
La mia vita quella sera cambiò. Per me e per Giorgio.

Ci sono voluti anni prima che mi potessi guardare nuovamente allo specchio, ma la ragazza che Flavia aveva ritratto alcuni anni prima su quel foglio non ero più io.

Persi le tracce di giorgio, finchè un giorno venni a sapere che si era suicidato. La tristezza che non mi aveva mai abbandonato tornò ad essere prima attrice nella mia vita. Passai molte notti insonne. Paura, panico e rimorso mi stavano logorando.
Decisi di tornare così là, dove tutto era iniziato: al Distretto 34. Ma questa volta non riuscii ad entrare. Il rimorso fu troppo grande: quello era il bar dove ero entrata per la prima volta da sola ed avevo incontrato il diavolo vestito da principe azzurro.

Questa mattina ho preso nuovamente in mano il ritratto di Flavia. Solo lei poteva consolarmi. La mia sorella. Colei con la quale ero cresciuta e che non sapeva nulla degli ultimi avvenimenti. L'unica persona che mi poteva veramente aiutare ad uscire da questa angoscia profonda.

"Pronto Flavia! Sono Sofia"
"Ciao cara! Scusami se non ho avuto tempo di chiamarti negli ultimi anni, ma devi sapere che adesso sono madre di due bambini e lavoro per Deutsche Bank. Non ho avuto proprio tempo di contattarti. Scusami.

Ho riagganciato.
La frustrazione mi ha fatto capire come anche la mia migliore amica di un tempo mi avesse abbandonato prima e dimenticato poi. Non potevo più convivere con questo dolore. Troppo forte per una donna, sola!
Mi sono accesa una sigaretta e con l'accendino ho bruciato quel ritratto che mi ricordava me felice.
Sono andata di là in cucina, ho preso un bicchiedere d'acqua ed una confezione dei miei barbiturici. In un sorso ne bevvi almeno 25.

Mi sono messa ora qui sul letto ed aspetto la mia ora, raccontandovi la mia triste storia; la storia di Sofia, una ragazza che voleva essere solo se stessa.



Ho voluto raccontare questa triste storia per ricordare che la gelosia e la violenza sono alcuni degli atti più miseri che un uomo possa fare nei confronti delle donne.
Mi sono ispirato ad una storia vera, dove però la protagonista ha saputo rialzare la testa e vincere quella tristezza che la attanagliava.
Con questo contributo partecipo al contest di @heidi71. Spero che i lettori uomini sappiano apprezzare e capire il significato profondo di quanto scritto.

Sort:  

Hai toccato un tema molto delicato, sopratutto visto i tempi che corrono, sicuramente sei stato molto audace. Il messaggio che vuoi dare, e ciò che hai scritto ti rendo onore, la violenza è davvero l'atto più misero che un essere umano può compiere. Ancor di più se viene usato da un uomo su una donna che ama

Non sono solito votare i commenti dei miei post, ma oggi voglio premiare @pawpawpaw per averlo fatto, Soprattutto per essere stata una delle poche che si è fermata a leggerne il contenuto.
Il messaggio è forte, me ne rendo conto, ma come mi sembra di capire il contenuto del post (che personalmente penso debba essere diffuso in lungo ed in largo) oggi con questo articolo non è riuscito ad arrivare.
Grazie!

Allora, innanzitutto ti ringrazio per il voto premio. Sinceramente posso dirti che ho letto subito il tuo racconto, ma ho aspettato un po' a commentarlo, non perché magari non avessi capito il tuo messaggio e l'importanza ma forse proprio questo mi aveva un po' trattenuta. Il tema che tratti, come ti ho scritto prima, è molto delicato e forse aggiungere altro a ciò che hai scritto è superfluo.

Grazie ed apprezzo molto ciò che scrivi.
Penso anche io che sia un tema molto delicato. Che debba essere forse letto e analizzato, ognuno con se stesso.
Il problema vero è però il fatto che pochi se non nessuno (ad esclusione di te) ha letto questo post (forse per la lunghezza, forse per le poche immagini, non lo so). Da qui la mia considerazione che il tema trattato non sia all'altezza di Steemit / SPI o viceversa.
Molte volte ho visto premiare più articoli sui PostIT della stessa categoria, oggi è andato diversamente.
Sarà per la prossima
Scusami per lo sfogo e grazie ancora.

Ma figurati.. Siamo qui per interagire, parlare, liberarci in qualche modo. Credo succeda un po' a tutti, magari quella volta pensi di aver scritto un capolavoro, sia per il contenuto, sia per il contesto e il modo, e magari non ricevi i commenti sperati o il PostIt, altre volte invece si viene premiati quando ci si è sottovalutati. Capita. Ma se posso permettermi, non ti lasciare influenzare da questo, scrivi perché ti piace, scrivi perché vuoi lasciare qualcosa, scrivi e basta..il resto vien da se, compreso soddisfazioni e delusioni.
Personalmente ti leggo sempre, a volte commenterò a volte no, ma spesso anche il non commento è un commento, scusa il giro di parole.

MI è semplicemente sfuggito, questo toccante, particolare, singolare ed insolito racconto, ma che purtroppo non è totalmente frutto della fantasia, perché spesso, troppo spesso, è la realtà che è fonte di ispirazione della fantasia, e non viceversa, come dovrebbe essere.
Molto profondi ed angoscianti i temi che hai trattato, fornendo uno spaccato molto intenso, complimenti, @moncia90

Grazie MAD
Mi fa piacere che tu sia tornato indietro di un giorno per leggere un mio post!

Uno splendido racconto, per un po' ho ricordato me adolescente, la sorellanza con le amiche scomparse il giorno dopo il diploma, gli argomenti, i sogni. E le delusioni. Non sono stata sfortunata come la tua protagonista, per fortuna, ma la prima parte è un aggancio così reale e realistico da consentire una completa immedesimazione con la seconda parte, che scivola lentamente verso la disperazione. Tinte fosche? Forse anzi rosee, rispetto a tante angoscianti realtà, che come spesso avviene superano la fantasia. Uno scritto davvero interessante.

Grazie molte @piumadro!!!
Sono felice che qualche utente si sia soffermato a leggere il mio post.
Non è stato valorizzato molto.
Se ti piace l'idea ti chiederei di proporlo in questa seconda parte di contest https://steemit.com/ita/@heidi71/una-biografia-immaginaria-ecco-il-primo-vincitore-e-non-finisce-qui

Grazie ancora!

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