Gioie passate

in #ita5 years ago

Era un pomeriggio di primavera del 1998 quando con i miei nonni sulla loro Fiat Punto bianca ci stavamo recando insieme a mia sorella al Luna Park. Avevo poco più di sei anni ed era la prima volta che mi recavo in questo parco divertimenti.
Ne avevano parlato molto a scuola i miei compagni e percepivo grande fermento in quei bambini, poco più grandi di me, che ormai sembravano essere dei veri veterani di quelle giostre e tutte le attività che si trovassero nel complesso del Luna Park.
Ero molto curioso di verificare quando da loro detto e soprattutto avevo una voglia matta di poter spendere dei buoni che mio padre mi aveva portato alcune sere prima e che per diversi giorni erano rimasti sul mio comodino a raccogliere polvere. Nel viaggio in auto guardavo questi tagliandini colorati e nella mia mente si diffondevano tantissime idee su come e su quali giostre poter salire. La mia mente, da bambino quale ero, viaggiava a mille e la fantasia sembrava non potersi fermare in un turbinio generato dalla mia immaginazione.

In macchina ero ovviamente seduto dietro, ma notavo dal volto di mio nonno come a lui non piacesse andare a questo Luna Park. In realtà era la prima persona che notavo non fosse felice nel recarsi in questo luogo. Anche i modi ed il tono che utilizzava con mia nonna erano palesemente nervosi, non distesi e trasmetteva un'insolita sensazione di non-divertito, come era normale aspettarsi.
Alla mia domanda su come stesse, corrispose una risposta molto costruita:
"Bene bene!"
ed un sorriso che sapeva molto di bugia.

Lunapark_Bajka_4.jpg
CC3 Creative Commons

Arrivammo così a questo famoso Luna Park: ciò che mi colpì immediatamente furono le luci, i rumori e i volumi di queste giostre, molto più grandi di quelle che solitamente ero solito visitare quando andavamo al parco giochi. Sembrava di essere in un luogo spaziale, in cui navicelle e lucine si muovevano e creavano quasi un dinamismo eccessivo.
Mia sorella, la quale quei luoghi li conosceva da più tempo ed in modo migliore rispetto a me, per mano a mia nonna si gettò verso il centro della piazza ed io, insieme a mio nonno, rimanemmo fermi: come due pali della luce ben presto le perdemmo di vista.

Iniziammo a vagare dando probabilmente l'impressione alle persone che ci osservavano di essere un po' spaesati in quel contesto: ed in effetti era proprio così!
Sotto un certo punto di vista mi sentivo proprio quel Pinocchio nel Paese dei Balocchi che i miei genitori erano soliti leggermi prima di andare a letto; allo stesso tempo però mi sentivo al sicuro da qualsiasi "gatto e volpe" che avessero tentato di avvicinarmi: stringevo forte la mano a mio nonno, il quale sembrava stringerla forte a me. Non sapevo in realtà se lui temesse di perdermi o di perdersi in quel complesso futuristico e quindi avendo me vicino si sentisse meno solo.

Continuammo a vagare a casaccio. Ci fermammo ad una giostra.
Salii e come un bambolotto seduto su un orrendo cavallo alato dal colore verde.
Girava ed ogni volta controllavo che mio nonno fosse sempre lì presente ad attendermi. Con uno sguardo sincero sembrava sorridermi, ma capivo che tale espressione fosse di facciata.
Scesi e quasi mi sentii sollevato nell'essermi allontanato da quel luogo ed essere tornato vicino a mio nonno. Continuammo a camminare.

Notai nel volto di mio nonno il fatto che avesse visto un piccolo stagno, con al suo interno alcune paperelle, poco lontano.
Lo osservai quasi come attratto da quel luogo.
"Nonno, ti va se andiamo a sederci su quelle panchine a bordo laghetto?"
Probabilmente capì che lo avessi detto per renderlo felice, ma entrambi sapevamo che fuggire da quel luogo artificiale e troppo poco vero, avrebbe suscitato in noi una sensazione di sollievo.

Mi fece salire sulle sue spalle ed insieme ci recammo verso quel luogo.

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CC0 Creative Commons

Ci sedemmo su quelle panchine. Fredde, ma sicuramente più accoglienti di quel falso cavallo alato sul quale ero salito pochi secondi prima.
Mio nonno tirò fuori dalla tasca del suo giubbotto alcuni biscotti ed insieme ne mangiammo alcuni.
La semplicità di pochi gesti era per me familiarità e seduto al suofianco mi sentivo, adesso, a mio agio. Ed anche lui lo vedevo sereno.
Una paperella si avvicinò a noi; mio nonno, spezzando un angoletto del biscotto che avevo in mano, glielo lanciò e l'animale si gettò con un leggero battito d'ali su quel piccolo pezzetto.
Ci guardammo negli occhi e sorridemmo.
Eravamo felici.

Poi una voce da lontano...
...mi chiamò:
"GIULIO!"

"GIULIO!"

"GIULIO!"

"Giulio, alzati, che devi andare a scuola! Altrimenti perdi l'autobus!"
E' mia mamma, che sollevandomi le coperte mi sprona ad alzarmi, come ogni mattina da ormai diversi anni.
Un po' assonnato osservo il soffitto. Poi il mio sguardo si sposta sul comodino dove, alcuni anni prima avevo posato quei biglietti del Luna Park, e dove oggi si trova la foto a cui tengo di più al mondo.

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CC0 Creative Commons

Un nuovo giorno senza colui che mi aveva fatto da nonno, da padre e da amico.

BUONGIORNO NONNO!

Con questo post partecipo al contest settimanele di @spi-storychain nella 11° settimana.

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Molto bello ed emozionante. Ben scritto e scorrevole, bella l'idea di far parlare il piccolo Giulio.

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Passato e presente, ricordi ed emozioni, sogni e foto!
Grazie Paw!😉👍

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Un ricordo agrodolce, pieno di tenerezza, che rammenta a tutti noi di qualcuno tanto amato che non c'è più se non nei ricordi.

I ricordi e la memoria sono i motori che ci permettono che una persona non ci lasci mai: anche un breve sogno, interrotto in una mattina qualunque, può essere strumento di gioia nel dolore di una persona scomparsa.
Grazie @piumadoro per il tuo commento. Mi fa sempre piacere leggerne alla fine dei miei post di narrativa.
Buonanotte.

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E a chi non fa piacere?! ;-)

Ovviamente a tutti, ma il commento lasciato sotto un post letto, che sia critico, costruttivo o di complimenti, molto spesso non arriva. Trovarne quindi fa piacere e sentirselo dire penso sia piacevole anche per il lettore.
A presto!

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