IL MIO VIAGGIO

in #ita6 years ago

Belgrado, Serbia, 18 Settembre 2018
Sono circa molti mesi che ho lasciato il mio paese di nascita: la Siria. Non è più possibile vivere in quell'area, quello stato in cui sono cresciuto. La guerra ci stava soffocando. La guerra sta uccidendo il mio popolo. La mia famiglia mi ha aiutato a raccogliere del denaro, con il quale raggiungere la Turchia: in quanto primo genito di una famiglia piuttosto numerosa, ho avuto questa possibilità. Mio padre e le mie sorelle sono rimasti a pregare sulla tomba di mia madre, morta in seguito al crollo della nostra casa dopo un bombardamento.
Devo avere una rivincita e per farlo, devo raggiungere la Germania, trovarmi un lavoro e mandare loro del denaro, così che anche le mie sorelle mi possano raggiungere e crearsi una nuova vita, lontano da aerei e bombardamenti.
Il viaggio non è stato dei più semplici ed intrufolarmi clandistinamente su un tir in Grecia ha significato per me bruciare molto i tempi. Se fossi arrivato qui a Belgrado tra un paio di mesi, non avrei saputo come proteggermi con l'inverno alle porte. Ho sentito dire che infatti qui le temperature nei mesi più torridi arrivano anche a -10/-20°C e non avrei saputo come fare con queste scarpe da giannastica ed un paio di pantaloni.

La città è piena di altri miei compagni siriani, ma ci sono anche pakistani e afgani. Siamo tutti qui proprio per tentare di oltrepassare il muro che ci separa dall'Ungheria, Paese che per tutti noi significherebbe progresso. Rivincita. Futuro.
Molti ragazzi con i quali parlo mi mostrano le cicatrici dei loro scontri con la polizia: cicatrici sul volto e sul resto del corpo con abiti ridotti in brandelli. La polizia infatti è supportata anche dai cani, che durante la notte riescono a fiutare chi tenti di superare il confine. Ci sono ragazzi che sono qui da almeno 3-4 mesi, ma alcuni, forse i più sfortunati sono anche 6 mesi che vivono in Serbia.
Dormiamo in un capannone abbandonato, saremo circa in 50 qui e pur essendo fine estate la notte fa piuttosto freddo. Mi lavo ogni mattina con dell'acqua che sgorga da una tubatura rotta. Devo però trovare il coraggio di oltrepassare quel muro. A fomentare il mio entusiasmo e le mie speranze in alcune notti alcuni fuochi d'artificio vengono sparati nel cielo: si dice che questo evento si verifichi ogni volta che qualcuno riesce a superare il muro.
Domani sarà il mio turno. Prego Allah!

Police_car_at_Hungary-Serbia_border_barrier.jpg
CC2 Creative Commons

Subotica, Serbia, 19 Settembre 2018
Siamo partiti questa mattina presto da Belgrado per raggiungere questa cittadina. La nostra ultima meta. Dopo avremo di fronte solo il muro. Ho la pelle d'oca a pensare a tutto ciò, ma a farmi forza ci pensa la foto della mia famiglia che porto con me nel mio portafoglio. La guardo ogni volta che devo trovare coraggio. Loro in Siria soffrono molto più di me.
Questa notte ci muoveremo a nord e con il favore dell'oscurità dovremo prima oltrepassare un fiume ed in seguito dovremo tentare di superare il muro. Dopo, se tutto andrà bene, ci troveremo di fronte alla foresta e dovremo solo correre. Per lo meno così mi hanno raccontato i miei compagni di questa notte.
Un gruppo di volontari ci fornisce un pasto caldo: il gruppo di migranti che aiuteranno costituisce una fila di cui non vedo la fine.

Confine Ungherese, 19-20 Settembre 2018
Ci muoviamo quasi come fossimo dei topi. Siamo fradici dopo che abbiamo attraversato il fiume, ma non voglio togliermi gli abiti, che devo tenere con me. Il vento freddo sui vestiti bagnati mi fa sentire ancora più freddo di quanto veramente non sia già.
Ci muoviamo verso nord: io seguo il mio amico Amir, lui ha già tentato più volte di superare il muro.
Passa una camionetta della polizia in perlustrazione e con la torcia, prima illumina verso di noi, poi verso il muro. Noto un'apertura nella rete. Amir mi dice che tenteremo di passare di lì.
Una volta che la camionetta si è allontanata, iniziamo a correre. Seguo Amir. Riesco a non percepire l’affanno.
Il mio compagno è davanti a me. Davanti a noi altri due ragazzi.
Raggiungiamo il muro. Il primo ragazzo riesce a passare, il secondo rimane impigliato con il giubbotto. Si crea un tappo e rimaniamo bloccati.
In lontananza sento una sirena, delle voci ed i fari di una camionetta in arrivo. Cerchiamo di togliere il giubbotto al ragazzo. La pattuglia della polizia ci raggiunge. Cerco di fuggire tornando indietro, ma vengo spinto a terra. Un qualcosa mi morde il polpaggio. Mi volto e noto un cane enorme che mi sta selvaggiamente aggredendo. Poco tempo dopo il calcio di un fucile mi colpisce alla nuca. Black out!

Immagine.png
CC0 Creative Commons

Subotica, Serbia, 20 Ottobre 2018
Sono ancora svenuto, ma il mio amico Amir mi risveglia, con dell'acqua gelata.
Sono tornato a Subotica. Racconto ad Amir di aver avuto un incubo bruttissimo, in cui la polizia ci catturava. Il mio amico sconsolato mi fa notare la mia gamba: il morso del cane mi ha ferito profondamente ed il dolore che adesso percepisco su tutto l'arto mi fa capire che non si sia trattato di un semplice incubo.
Amir mi dice che oltre a bloccarci ed ad aggredirci, la polizia ci ha rubato tutto.
Nel panico più totale controllo nelle tasche del mio giubbotto: non trovo il portafoglio.
Se lo è preso la polizia. Si sono presi la mia famiglia.

Sono affranto. Penso ancora a loro, ma senza la foto temo di dimenticarli.
Il mio viaggio è solo all'inizio: il muro rappresenta l'ostacolo più duro del mio "cammino". Non posso fermarmi proprio ora. Cerco di recuperare e nei prossimi giorni ritenterò. L'inverno è alle porte ed io devo essere in Germania prima che arrivi.
QUESTO E' IL MIO VIAGGIO!!!
QUESTO E' IL MIO VIAGGIO DELLA SPERANZA!

Con questo elaborato partecipo al theneverendingcontest n° 4 S4-P1-I1 di @spi-storychain in cui il tema era "VIAGGIO" ed in un'ambientazione contemporanea. Mi sono inspirato ad un servizio visto su Youtube, che potrete vedere cliccando qui. Non è quindi una storia vera, ma semplicemente una storia di vita vera.

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Un tema molto delicato quello che hai trattato. Con delicatezza hai saputo trasmettere quelle che sono i pensieri di chi si trova in quelle situazioni. Bravo. Andrò sicuramente a vedere il servizio di cui parli.

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Grazie mille!!! Buona visione!

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Tema scottante quello che hai trattato nel tuo post, sono situazioni che noi facciamo quasi fatica a immaginare, sei riuscito a dare una forte immagine di quello che potrebbe effettivamente essere un ipotetico viaggio verso una salvezza, una fuga da una realtà invivibile e insopportabile, complimenti per questo tuo racconto nitido e diretto

Facendo Zapping su YouTube mi sono imbattuto in questo video, essendo il tema della settimana del neverendingcontest proprio il Viaggio e volendo trattare questo tema, non ho potuto far altro che trascriverlo.
Grazie e buona domenica.

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Molto molto avvincente. La cosa che mi piace è il fatto che hai romanzato un momento storico attuale drammatico, che ci tocca tutti. Bastassero le nostre forze narrative a cambiare un pochettino la testa dei politici e delle persone! La bellezza salverà il mondo ha scritto Dostoevskij...Ci vogliono tonnellate di bellezza...per salvare un'isoletta, se va bene.

Informare penso sia una delle migliori armi per combattere questo tipo di odio razziale. Non parlarne purtroppo spesso è la causa di poter portare avanti determinate politiche. Le regole devono esistere in un mondo civilizzato, ma devono essere intelligenti.
Sarà dura!

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Bellissimo leggevo, leggevo, leggevo, leggevo....
Poi mi sono fermato a riflettere...
Era un racconto, un romanzo....forse inventato....forse no...
Una cosa è certa è una storia, ed è la storia di molti...
Complimenti per la trattazione avvincente, per il ritmo, per la suspense..
Ma soprattutto complimenti perché enfatizzare momenti come questo possono aiutare molto chi preferisce girarsi dall’altra parte e far finta di non vedere ciò che accade.
Complimenti!!!

Grazie del passaggio!!!
È un tema che ho avuto modo di conoscere grazie ad un video su YouTube, uno dei pochi mezzi di comunale oggi, a mio avviso, con ancora poche censure.

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