Lacrime abissali

in #ita5 years ago

Ancora il sole non era sorto, ma io con la mia attrezzatura ero già pronto per salire in macchina ed andare al molo.
Era una tiepida mattina di tarda estate in questo insolito settembre: ancora il bel tempo si prolungava dopo l'afoso mese d'agosto e le piogge ancora non avevano scaricato il loro potenziale autunnale sui monti e qui sulla costa. All'orizzonte comunque da alcuni giorni nuovole dal colore grigiastro si aggiravano minacciose e l'Isola d'Elba sembrava nascosta in una cortina di fumo.
Questi giorni erano i migliori per andare a pesca: l'acqua ancora calda manteneva i pesci molti attivi ed il termoclino basso sulla colonna d'acqua portava anche i pesci predatori più schivi a profondità che ormai da anni frequentavo senza problemi.
La pesca subacqua era una pratica che amavo moltissimo e con la quale ero cresciuto fin da bambino, quando con mio nonno ed il suo gozzo partivamo dal porto ed andavamo a caccia di polpi. Furono anni splendidi in cui l'amore per il mare si faceva sempre più forte in me: esso rafforzava anche il legame con mio nonno, il quale era un uomo silenzioso e solitario. Egli diceva che quando siamo in mare non c'è bisogno di parlare, è sufficiente saper ascoltare: il vento, la risacca sulla riva e le onde che si infrangono sul fianco della barca sono la melodia che lui stesso amava maggiormente ascoltare. E come dargli torto!
Insieme uscivamo spesso ed io mi sentivo sicuro di potermi tuffare sapendo che ogni secondo della mia immersione fosse monitorato attentamente da lui.
Come un piccolo cucciolo, mi sentivo protetto.
Più volte mi ripeteva che l'apnea, prima ancora della pesca subacquea, era uno sport estremo: sì, non uno sport qualunque come la corsa o il calcio, ma qualcosa di più, visto che ogni volta che ci immergiamo l'apneista rischia la propria vita e non esiste uno strumento che possa misurare quanto la permanenza sott'acqua sia al limite o meno. L'esperienza e saper conoscere il proprio corpo sono i metri di giudizio che ogni volta ti portano al limite in sicurezza. Raggiungere la profondità prevista, attendere qualche secondo ancora l'arrivo di un dentice o mantenere la postura immobile sperando che l'orata scelga di avvicinarsi.
Il mare, saggio amico e consigliere con i suoi suoni ed i suoi silenzi, può regalarti moltissimo, ma in un attimo potrebbe toglierti tutto. Potrebbe donarti i suoi frutti, se con il rispetto nei suoi confronti saprai rendergli onore. L'arroganza di poter credere di essere superiori ad esso non porta mai a qualcosa di buono.
Questo era lo spirito con cui ogni sabato mattina mi recavo in mare, con la mia attrezzatura e la speranza di poter scoprire qualcosa di nuovo. Emozionarmi, ascoltando il suono delle onde e scendendo in profondità a conoscere luoghi in cui le tenebre dell'alba, non ancora giunta, mi avrebbero celato alla fauna marina, ignara della mia presenza.

Ed anche quella mattina, giunto al molo, mi immersi nelle calde acque del Golfo di Baratti.
L'acqua era leggermente increspata dalle onde e molto probabilmente a breve sarebbe giunto quel temporale dalla terra elbana. Avevo poco tempo, sufficiente comunqueo per poter controllare alcuni luoghi particolarmente ricchi di pesci e magari così rimediarmi il pranzo domenicale dell'indomani.
Con la mia attrezzatura mi spostai verso la punta ad ovest. La corrente sotto il livello dell'acqua era molto forte e spingeva proprio contro di me. Mi sembrava di essere un ciclista scalatore sullo Stelvio: spingevo con le mie pinne e mi sembrava di essere fermo. Intervallavo brevi apnee sui 5-8 metri per riscaldarmi e abituare il mio corpo alle profondità e soprattutto all'apnea. Rispondevo molto bene e già dalle prime immersioni mi resi conto di una frenetica attività del pesce nelle acque del golfo: ero consapevole che alcuni grandi pesci si stessero aggirando in quelle acque.
Con non poca fatica raggiuni quello che a Baratti chiamano la La Buca delle Fate: l'acqua era splendida. Lasciai calare il mio pedagno e bloccai la mia plancetta al fondale.
Iniziai a lavorare con il diaframma, così da preparare il mio corpo ad una profonda immersione. Trascorsi alcuni secondi inspirando ed espirando, poi con un movimento delle gambe mi tuffai. Il mio obiettivo era un profondo sperone a circa 25 metri. Lo conoscevo benissimo ed in passato proprio lì avevo avuto modo di incontrare tantissimi pesci.
La discesa durò alcuni secondi, poi il fondale si rese chiaro ai miei occhi: notai una palla di mangianza sospesa a mezz'acqua. La mia esperienza mi diceva che la predisposizione di quei piccoli pesci, raggruppati molto fitti tra loro, significasse che un grosso predatore si stesse muovendo in quelle acque e quella predisposizione servisse loro come arma di difesa. Il predatore in zona non era un pesce qualsiasi, ma molto probabilmente una grande ricciola o una leccia. Intorno a me il silenzio degli abissi mi rilassava e in lontanaza riuscivo quasi ad ascoltare il mio stesso battito, che in uno status di tranquillità massima, rallentava il proprio ritmo. Un'emozione ogni volta che mi trovavo in quella situazione. La sensazione di pace, tipica di questi ambienti mi rendeva così felice che quasi mi sarei potuto addormentare lì. Ogni volta sembrava la prima volta e le emozioni che percepivo erano uniche nella loro similitudine.

Uno scatto della mangianza verso di me mi fece capire in un attimo che avrei dovuto preparare la mia arma ed allinearla contro una figura che di lì a poco avrebbe bucato quel banco di pesciolini.Ero pronto!
All'improvviso accadde proprio ciò che mi stavo aspettando, ma qualcosa si palesò di fronte a me in una forma insolita: la mangianza si aprì a metà e dal centro uscì un pesce enorme.
Era un tonno! Il Re del Mare!!!!
Non avevo mai avuto modo di vedere un pesce di simili dimensioni di fronte a me in mare: un animale enorme, che sicuramente mi sorprese. Il mio impulo pensò subito ad uno squalo, ma la mia ragione ricondusse l'identità di quel pinnuto proprio ad un tonno. Un animale splendido che si muoveva proprio verso di me. In un secondo pensai che quell'occasione molto probabilmente non mi sarebbe mai potuta ricapitare. Allineai la punta del mio roller e sparai il colpo. Alzai lo sguardo subito dopo ed intuii di aver centrato il pesce, il quale rimase per un momento stordito. Ed io come lui continuai ad osservarlo, fino a quando con un colpo di coda, come se nula fosse accaduto si allontanò verso il blu.
Iniziai la mia risalita, mentre il mulinello si srotolava ad una velocità impressionante. Sembrava che avessi legato un razzo all'altra estremità. Arrivai in superficie e guardandomi alle spalle notai come la forza di trazione del tonno mi stesse portando a largo...sempre più a largo. Ben presto la sagola nel mulinello si esaurì ed iniziai ad essere trainato dal pesce che come in un film disneyano adesso mi stava trasportando verso il mare aperto. Cercai di pinneggiare verso terra, ma la mia potenza sembrava azzerata in confronto a quella del tonno.

Passarono alcuni minuti, poi capii che non avevo altre soluzioni: per non rischiare la vita avrei dovuto tagliare la sagola. Esitare ancora mi avrebbe portato ancora più lontano dalla terra ferma e posto in una condizione troppo pericolosa per la mia incolumità.
Presi il coltello dalla mia cintura ed a malincuore tagliai la cima. Vidi l'altra estremità allontanarsi nel blu e sparire negli abissi.

Pinneggiando tornai verso terra. Pensai, pensai e pensai...
Raggiunsi la mia plancetta e con essa mi diressi nuovamente verso il molo. Girata la punta vidi in lontananza il sole sorgere e colorare di rosso cielo e terra.

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Immagine di Proprietà dell'Autore

Piansi. Non tanto per aver perso una preda unica e splendida, ma perché il mio gesto di arroganza, pensando che potessi io prevalere sul re del mare, aveva condannato a morte un animale che tra poche ore sarebbe morto sacrificato per nulla. Ed ora quelle nuvole tinte di sangue all'orizzonte mi ricordavano le parole di mio nonno che continuamente mi ripeteva di rispettare il mare.
Quel giorno capii, che il mare, con i suoi abissi emozionanti ed i suoi frutti, era stato da me ferito con quell'orrido gesto, sinonimo di un voler prevalere da parte dell'uomo su quell'ambiente che fin da bambino gli aveva regalato emozioni uniche! Questa volta però le emozioni erano tristemente nuove!

Con questo contributo partecipo al contest settimanale di @spi-storychain: questa volta il
TEMA: emozioni nuove
AMBIENTAZIONE: abissi marini

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Profondo rispetto per il terribile mare, che tutto da e tutto toglie in un istante. Splendide descrizioni, vorrei tanto praticare anche io l'apnea un giorno. Mi hai fatto sentire ogni sensazione di questo audace pescatore.

In un racconto ho narrato il piú grande sogno del passatore subacquea, l'incontro con il grande tonno rosso, e l'incubo piú temibile: il vedere un pesce profondamente ferito fuggire.
La pesca subacquea è uno splendido sport, in cui il rispetto per il mare è al primo posto.
Grazie del passaggio!

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Hello @moncia90, thank you for sharing this creative work! We just stopped by to say that you've been upvoted by the @creativecrypto magazine. The Creative Crypto is all about art on the blockchain and learning from creatives like you. Looking forward to crossing paths again soon. Steem on!

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