Un appartamento per due.

Io e key avevamo una relazione fuori dal comune, Key era il mio cane e io e lui eravamo soli contro il mondo.
Avevo scelto il nome Key perchè significa chiave e lui per era la chiave che aveva aperto la porta della mia felicità.
Prima di lui avevo sofferto di un periodo di depressione.
Alcuni la chiamavano la marea nera sui forum che visitavo compulsivamente in cerca di una risposta al mio malessere.
Ed io sentivo che questa marea mi trascinava sempre più in basso, mi annegava. Certe notti mi toglieva il respiro da tutto il dolore che mi pesava sul petto e sullo stomaco, mi sentivo risucchiare in basso da un vortice nero e non c' era scampo o cura che mi aiutasse.
Avevo pensieri oscuri e mortiferi, sognavo di sparire di notte, in un soffio.
Quando mi svegliavo ancora intera e madida di sudore la mia delusione era palpabile e forte.
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Mi chiedevo spesso cosa avesse scatenato quell' ondata di pena in me e non trovavo risposta, i miei amici sostenevano che fosse a causa della mia recente rottura con il mio ex storico, David o del mio immediato trasferimento a Londra.
Ma la cruda realtà era che quel dolore si era già insinuato in me quando la storia con David andava gonfie vele, almeno per me, lui già si dedicava carnalmente alla sua stagista ma io non sospettavo niente allora.
Facevamo viaggi, cene e il sesso era sempre magnifico, certo, la passione forte dei primi tempi aveva ceduto il passo ad una certa abitudinaria tenerezza ma niente che meritasse di star male come stavo io.
Eppure in me stavano nascendo i semi del dolore che mi portai dietro fino che la provvidenza non mi fece incontrare Key.
Era una fredda sera di Novembre ed io ero stanca di tutto, principalmente di me stessa.
Mangiavo svogliatamente cibo cinese e guardavo tv spazzatura in una lingue per me ancora misteriosa, mi ero trasferita a Londra sperando che cambiare aria mi avrebbe aiutato, avevo una sorella in Inghilterra con un appartamento sfitto e gelato dove io mi ero insinuata temporaneamente. La palazzina dove vivevo era deserta ed io sentivo il peso e al contempo il sollievo della solitudine, nessun vicino scocciatore a farmi domande sul perchè ancora non lavorassi o a deridere il mio stentato inglese.
Quella sera si gelava ed io ero molto triste, una di quelle fasi di dolore acute che credevo di aver dimenticato da tempo.
Decisi di uscire per prendere aria e forse una rutta decisione, il Tamigi non era lontano ed io ero così stanca, ma non feci in tempo a scendere la rampa di scale che udii un rumore.
Nessuno entrava mai nella palazzina, era troppo distante dalla strada e nessuno avrebbe avuto interesse ad entrarci, tranne forse un barbone sperso. Ero disperata e triste, decisi di non farci caso, avrei fatto cenno al barbone eventualmente e gli avrei lasciato qualche moneta.
Scesi gli ultimi gradini, schiusi l' uscio e rimasi sorpresa nel vedere che non si trattava di un barbone ma di un cucciolo che grattava alla porta con occhi spauriti.
Lo fissai meglio e notai una zampa ferita, io con il sangue andavo nel panico, mi affrettai a salire le scale e afferrai una coperta, era freddo e si gelava, il piccolo o la piccola era ferito o ferita e non potevo abbandonarlo.
Per un attimo misi da parte il mio dolore e mi concentrai sulla ricerca di un veterinario disposto a venire nel mio tugurio, lo trovai dopo varie telefonate e imprecazioni per gli inglesi non comprensibili e scesi di nuovo verso la porta, avvolsi la bestiola nelle coperte facendo attenzione e la portai in casa.
Key si guardò attorno stupito e ricordo gli occhi teneri che volse verso di me, dolci, accoglienti, imploranti, quello sguardo parve dirmi " Non sei più sola".
E da allora io e lui non ci siamo più separati, Key è il mio eroe zopparello, a lui adesso manca una camminata perfetta e a me manca quel vuoto che solo lui ha saputo colmare.
Grazie Key mia piccola chiave verso la gioia.