Sei caduto dal passeggino quando eri piccolo?

in #ita6 years ago (edited)

Chi non ha mai usato questa frase!?

Una nuova ricerca, pubblicata tra agosto/settembre 2018, effettuata da Professori del Queen Elizabeth University Hospital di Glasgow (UK), con la collaborazione di un team italiano dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo, ha affermato che un trauma cranico può portare alla demenza. Questo è possibile grazie ad una proteina tau canaglia che diffonde nei vari distretti del cervello l'informazione. Il diffondersi di questa informazione crea una confusione in quanto la proteina canaglia va letteralmente a corrompere le altre cellule. Le cellule a questo punto iniziano a morire e con la loro scomparsa cominciano ad insorgere problematiche legate alla memoria via via sempre più gravi. La ricerca dei medici si è incentrata sia sull'avvenimento del trauma cranico che sulla commozione cerebrale.

Il trauma cranico e la commozione cerebrale

Il trauma cranico indica un forte impatto della testa o magari penetrazioni di oggetti esterni nel cranio. A seguito di questo si possono verificare, in base alla forza del colpo subito, perdite di memoria a breve o lungo termine, stati di incoscienza e confusione, forti mal di testa cronici, nause, vomito. A seguito di test ospedalieri è possibile determinare, per sommi capi, il danno subito e come affrontarlo per migliorare le condizioni del paziente.

La commozione cerebrale invece va ad indicare un danno temporaneo dovuto sempre ad un forte impatto della testa che va ad alterare le normali funzioni cerebrali. Generalmente chi subisce una commozione cerebrale prova uno stato di incoscienza che dura qualche minuto. Possono verificarsi anche temporanee perdite di memoria e stati confusionali.

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immagine CC0

La ricerca

I ricercatori hanno incentrato lo studio sulla casistica europea, che ammonta a circa 4.000.000 di infortuni l'anno, di cui 57.000 culminano con la morte. Ad oggi ancora non esiste una cura che possa intervenire su queste lesioni. Purtroppo ancora il cervello è un organo quasi totalmente oscuro per la scienza.

Il Dott. William Stewart ha affermato a riguardo:

"Le lesioni cerebrali sono una delle patologie più complesse nell'organo più complesso del corpo, il cervello. Abbiamo tendenzialmente pensato agli infortuni in termini semplicistici".

Ma un passo avanti riguardo questo buio è stato fatto. Come detto prima il team è riuscito a dimostrare come si viene a creare la demenza in seguito a questo infortunio. Il sapere come è già un passo grosso, in quanto se non se ne capisce il motivo non si può pensare di arrivare al punto di una cura. Hanno notato la presenza della proteina tau canaglia anche nei pazienti che soffrono di Alzheimer.

Il team medico ha cercato anche di dare delle risposte in merito alla commozione cerebrale, anche questa avvolta dal mistero. Si sta cercando di ovviare a questo problema tramite una serie di dati che vengono raccolti ogni anno negli ospedali. Il punto è affermare la differenza di lesione che si viene a creare a seguito di una commozione che può essere più o meno forte e come è possibile successivamente trattarla.

Il Dott. Stewart ha affermato alla EuroScience Open Forum:

"Non sappiamo praticamente nulla di ciò che accade a livello biologico. Le scansioni cerebrali sono negative e gli esami del sangue non sono efficaci. Vogliamo prevedere meglio i risultati dei pazienti. Vogliamo anche sapere se un centro funziona meglio di un altro, il che potrebbe dirci come gestire meglio determinati pazienti"

CREATIVE è un progetto che mira proprio alla scoperta di cosa accade dopo tali lesioni. Le varie sedi sono sparse un pò per tutta Europa, ed una è situata in Italia diretta dal Dott. Guido Bertolini. Ogni anno viene pubblicato una sorta di pagella con tutti i dati riguardanti i traumi cranici, di come sono stati trattati, se sono stati riscontrati danni, se ci sono stati decessi.

Il Dott. Bertolini ha affermato:

"L'idea è di capire e identificare le unità più performanti e le peggiori prestazioni nella cura dei pazienti con TBI. Una volta identificate le unità con le migliori prestazioni, possiamo chiedere perché stanno ottenendo risultati così buoni."

Conclusioni

Il team è in continuo lavoro e sta facendo piano piano passi avanti. Il cervello è tutto da scoprire e capirne il meccanismo di determinate patologie è ancora una sfida difficile oggi. I medici restano comunque positivi per il buon svolgimento della ricerca. Il fatto di essere già arrivati ad una piccola conclusione, fa capire loro che sono sulla giusta strada. La ricerca scientifica è importante e molte volte non è supportata a dovere per problematiche di vario tipo; come in tutte le cose, senza soldi non se ne cantano messe!


fonti

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