Spigolature: dal mondo delle api #10

in #ita5 years ago (edited)

Spigolature: dal mondo delle api #10

Mi ricordo che da bambino, avevo il piacere di leggere la settimana enigmistica che, puntualmente ogni settimana, trovavo in casa. Mi destavano curiosità ed interesse, piccole notizie che si proponevano ai lettori, raccolte qua e là, senza badare ad un ordine prestabilito, balzando da un argomento all'altro, da leggere senza grande concentrazione.
Un appuntamento periodico, per destare la vostra curiosità, proponendovi spigolature sul mondo delle api, come un'ape bottinatrice che salta da fiore in fiore.
Buona spigolatura.

Amaca.jpg

.…”Beh, mi sembra giunto il momento di mettere un segno tra le pagine del libro, ed andare , di fiore in fiore, a bottinare” ….

…. “Spiegai al detective che il colore e persino la consistenza del miele dipendono moltissimo dal nettare di cui è fatto. Il miele di fiori d’arancio, per esempio, è di un bianco lattiginoso ed emana un leggero profumo agrumato, mentre il miele d’erba medica ha una sfumatura ambrata con un deciso aroma di menta, e il diffusissimo fiore del trifoglio produce il miele dolce e dorato che viene comunemente venduto sugli scaffali dei supermercati. Infinitamente più raro, anche se molto più dolce del miele che si trova nei negozi, è quello che si ricava dai fiori di eucalipto …. i rami di questi alberi sbocciano da gennaio fino a luglio – gli spiegai – e nelle giornate calde, per tutta la durata della stagione della fioritura, le intrepide delle mie api bottinatrici lavorano con particolare diligenza per raccogliere il dolce nettare di eucalipto che poi trasformeranno nel miele più saporito che abbia mai gustato. Tuttavia mi è capitato molto raramente di assaporare questo gioiello liquido, perché le mie api sembrano preferirlo a tutti i mieli che producono e quindi lo accantonano quasi elusivamente per nutrire le loro covate” ….

…. “L'Ape, a modo suo, lo sa, come funziona il mondo. L'uomo, a modo suo, un po' meno” (Michele Serra) ….


... Pierino delle Api- “Pierino delle Api ha il nome di suo padre che a sua volta aveva quello del nonno, insomma i Pierino delle Api non finiscono mai e facevano miele con l'odore della menta. La casa, a mezza costa, è lontana dal paese e dalla valle. Voi non sapete che in America, a primavera, ci sono i treni che passano nelle pianure di meli e peschi e portano le arnie delle api che fanno da ruffiane da fiore a fiore perché i rami non si muovono per fare all'amore e non arrivano a sgocciolare dentro le campanule. Questo è il mestiere che fa Pierino in primavera: porta le arnie in giro nelle campagne e poi aspetta all'ombra che i culi delle api, golose e impazienti, ingravidino i fiori. Ecco perché nascono i frutti, altrimenti non ci sarebbero né mele, né pesche, più niente”. Tonino Guerra ….


…. E’ uscito qualche mese fa il “canto dell’Ape“ titolo del nuovo album della cantautrice pugliese Rita Zingariello ….


.... Apprendiamo che nel sito archeologico di Villa Adriana, residenza imperiale dell’imperatore Adriano e luogo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, presto si produrrà il “miele di Adriano” difatti, sono in fase di collocazione le prime arnie. Il progetto si avvarrà della collaborazione delle nostre Api per monitorare le condizioni ambientali del sito archeologico ….

…. A proposito del sito archeologico di Villa Adriana è stata vista aggirarsi, forse per un sopralluogo tra le splendide rovine, l’Ape regina, attratta dall’isolina del “Teatro marittimo”, splendida dimora di Adriano ….

…. Avolte bisogna insistere e allora vi ripropongo ....”o giocato tre numeri al lotto: 25, 60 e 38. Li ho giocati convinto perché... usciranno tutti e tre!” …. se avete sognato: * Api che stanno nell'alveare, significa abbondanza e prossimi guadagni ingenti, giocate il n. 33; di mangiare miele, avrete successo in affari, sicurezza in viaggio e allora da giocare è il n. 9; se invece nel sogno vedete la cera, state malaticcio, giocate i n.38 e 54; quando le Api volteggiano attorno all'alveare, significa che avrete un lavoro produttivo, giocare subito i n.70 e 85; se si sogna un’ Ape, avrete ricchezza, non aspettare a giocare il n. 66; ma se sognate un’Ape che volteggia attorno a voi allora è tormento ed il n. 80 è quello da giocare ….

TiscaliNews ci informa che la Varroa destructor, l’acaro parassita che installandosi nell’arnia si attacca al corpo dell’Ape e la indebolisce succhiandone cellule e plasma, l’emolinfa, portando alla morte l’Ape ed spesso l’intera colonia, ha i giorni contati! Grazie ad un gruppo di giovani fisici della Convective Knowledge, i quali hanno messo a punto un trattamento chiamato “tecnologia del plasma freddo” che stermina l’acaro senza provocare danni alla nostra cara Ape. Di che cosa stiamo parlando ce lo dice uno dei soci della C.K., Massimiano Proietti, "Parliamo di un gas ionizzato a temperatura ambiente che ha la caratteristica di avere le cariche positive separate da quelle negative ed è così in grado di uccidere i batteri senza rovinare i tessuti". Che dire, le Api e gli apicoltori ringraziano! …. Ma penso che ci vorrà ancora del tempo prima che questa tecnologia si possa praticare ….


….Riporto qui di seguito una testimonianza di Luigi Gatti, artista poliedrico da qualche anno scomparso, tratta dalle del libro di Sandro Ottoni che racconta un episodio della sua vita, il suo arresto da parte della Gestapo poco prima della Liberazione: “Mi portarono al Corpo d’armata. Lì, per tre giorni fui seviziato, bastonato, flagellato. Mi chiesero di denunciare i miei compagni di studio o amici ufficiali nell’esercito. Credevano che fossi coinvolto in certi comitati clandestini. Mi hanno anche torturato con scosse elettriche , con fili attorcigliati intorno alle orecchie. Facevano passare una scossa più forte a ogni domanda. (…) A un certo punto, durante le scosse, vomitai sangue sulla parete, uno schizzo di sangue, due metri di diametro, non esagero. E’ rimasto lì, ho potuto farlo vedere ai miei genitori, mesi dopo, finita la guerra. Era ancora lì”. Poi Gatti ebbe ulteriori problemi di salute per via di una nefrite gravissima e fu ricoverato all’Ospedale di Verona e poi all’Ospedale di Bolzano: “Dopo pochi giorni dal mio arrivo (nell’Ospedale di Bolzano) ci fu la Liberazione. Ma i medici disperavano delle mie condizioni. Ricordo di avere sentito il professor Casanova che parlava con mio padre e mia madre nei bagni, vicino alla corsia: “Una settimana, due … ma non c’è niente da fare”. Il mio peso normale era di ottanta chili. Allora ne pesavo trentadue. Si vedeva un pezzo di pane quando mi scendeva per lo stomaco. Avevano fatto di tutto, ma continuavo ad avere sangue nelle urine. Però alla vita ci tenevo. Non volevo morire così. Mi misuravano la febbre, le urine, ma era un proforma, come medicine mi davano giusto della vitamina C. Ne parlai con un’infermiera che conoscevo, si chiamava Amadori, suo figlio Sandro cantava allora come tenore ed eravamo amici anche tra famiglie. Lei aveva un libro di cure, tedesco, me lo fece leggere e mi disse di prendere un chilo di miele al giorno. Io sono un orso, il miele mi piace ancora oggi. Cominciai quella cura. Dopo due settimane non avevo più una goccia di sangue nelle urine. Ho fatto ancora sei mesi con un chilo di miele ogni giorno, e poi un anno con mezzo chilo.. Mi piaceva, non facevo nessuna fatica. Dopo un anno ho anche ripreso a giocare a pallacanestro, non come prima naturalmente. Avevo ancora residui della malattia, problemi alle articolazioni, eccetera. Comunque all’ospedale non potevano capacitarsi. Un miracolo” ….


…. Ci tiriamo su con un bel dolce? Bene, ve ne propongo uno semplice e godurioso: le seadas! Ci sono diverse interpretazioni, qui quella della mia vicina di casa Giulia: Ingredienti per la pasta: 300 g di semola di grano duro tre cucchiai di strutto o tre cucchiai di olio extravergine di oliva - Ingredienti per il ripieno: 300 g di pecorino buccia grattugiata di un limone - Ingredienti per la finitura: miele di castagno, zucchero ed olio extravergine per friggere Procedimento: in una capiente ciotola versiamo la farina e lo strutto con un po’ di acqua i lavoriamo fino ad ottenere un impasto morbido. Copriamo e facciamo riposare per circa 30 minuti. Procediamo stendendo la sfoglia portandola ad uno spessore di circa 3 mm e ricaviamo dei dischi di circa 10 cm di diametro. Sui dischetti di pasta sfoglia mettiamoci su qualche scaglia di formaggio pecorino, un po’ di zucchero e di buccia grattugiata di limone, e poi ripieghiamo la pasta e sigilliamo bene i bordi. A questo punto prendiamo una padella a bordo alto e versiamoci abbondante olio, e giunti alla giusta temperatura, friggiamo le seadas avendo cura di versare olio caldo sul lato che resta scoperto. Scoliamole su carta assorbente da cucina ed a questo punto ricopriamole con una quantità generosa di miele di castagno. Vanno mangiate subito, direi al volo! Alla prossima.


Fonti:
“Parlando con le api” di Peggy Hesketh – Neri Pozza Editore 2013
“Suonate pure! Io ho suonato abbastanza di Sandro Ottoni - Silvana Editoriale, 2007.
Apicoltori e poeti
Tre numeri al lotto

Tutti i disegni/foto sono di mia proprietà


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Immagine di mia proprietà, realizzata da @pab.ink un ringraziamento speciale al team di @DaVinci.art


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un post fiabesco e molto piacevole complimenti phage

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