La gatta ladrasteemCreated with Sketch.

in #ita5 years ago

Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 26 S1-P6-I1 di @spi-storychain sulla base delle indicazioni dei vincitori precedenti @sbarandelli

Tema: Inseguimento
Ambientazione: Tetti

La gatta ladra

Gatto sul tetto.jpg
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<<Nonna, nonna! Raccontacelo ancora!>> chiedevano con gli occhioni dilatati e ricolmi di aspettativa i tre nipotini. <<Dai, ti prego nonna! Solo l’ultima volta! Vuole saperlo anche Misù!>> supplicava Sergio afferrando il povero gattone rosso e puntandolo al viso della nonna come aveva visto fare a Rafiki con Simba. Il gatto di Lara era abituato ad ogni genere di dolci torture ed amava giocare coi suoi nipotini, dai quali riceveva anche tante carezze e prelibati bocconcini extra. Era sempre stato socievole con tutti ed amava il contatto umano: voleva sempre starsene appollaiato sulle gambe di Lara e chiedeva in continuazione di essere preso in braccio salendole sul piede miagolando e stendendo le zampine lungo la sua gamba. Questa strana abitudine lo accompagnava sin da quando, oltre 8 anni prima era arrivato in casa, ed era il motivo per cui il marito di Lara, Mauro, lo aveva chiamato Tiramisù, da tutti abbreviato in Misù.

Lara aveva colto lo sguardo supplichevole del gatto a pochi centimetri dal suo naso e sapeva che quel che le stava chiedendo era un po’ di tregua dai suoi vivacissimi nipotini, fra i tre ed i sette anni, con i quali giocava da tutto il pomeriggio.

<<E va bene, piccini, ma lasciate andare Misù, adesso. Venite tutti qui, sediamoci sul tappeto e vi racconterò la storia di come il nonno Mauro trovò Tatin, la nonna di Misù.>>
I piccoli non se lo fecero ripetere due volte ed in un lampo erano appollaiati sui cuscini sparsi in terra, tutti attorno a nonna Lara per sentire la sua storia. Anche Misù, dopo essere uscito dalla stanza per sgranocchiare un paio di meritati croccantini, era tornato nella camera con la sua famiglia, si era adagiato sulla coperta destinata a lui nell’ampia seduta della finestra con vista sul giardino ed aveva iniziato a leccarsi per bene con le zampe per aria.

<<Era una bella giornata di primavera di tanti anni fa. Io ero giovane e lavoravo da poco come postina proprio in questa stessa città, che però allora era molto più piccola. Facevo sempre tanta fatica ogni volta che dovevo portare la posta ed i pacchi per le vie del centro storico, tutto in salita, perché le case sembravano arrampicarsi l’una sull’altra fino in cima alla montagna, e le vie erano strettissime e si passava solo a piedi o col motorino. Mentre consegnavo le lettere, però, quella mattina…>>

Nella testa di Misù, che ormai aveva finito di farsi il bagno e si era raggomitolato osservando la scena dall’alto, le parole di Lara continuarono in un dolce sottofondo come un vecchio ed amato vinile, confondendosi con i miagolii della sua mamma, Cannella, che raccontava a lui ed ai suoi fratellini la stessa storia quando erano dei piccoli micini.

Gatto che dorme.jpg
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<< …quella mattina,>> miagolava la voce di Cannella nel ricordo di Misù, <<Lara consegnava lettere nel punto più alto della città, mentre la mamma di nonna Tatin era a caccia. Aveva bisogno di mangiare per allattare i suoi cuccioli, che erano nati da poco ed avevano sempre una fame da tigri. Girovagando sui tetti, guidata dai mille odori che sentiva provenire dalle case degli umani, si accorse che ai piani più alti qualcuno stava cucinando del buon pesce fresco di giornata, e si sa che dove c’è pesce ci sono deliziosi bocconcini che gli umani buttano via. Miau miauuu!!!>> Sussurrava Cannella con approvazione leccandosi i baffi al pensiero di lische ed interiora prelibate.
<<La mamma di nonna Tatin, allora, si arrampicò sui tetti, su su fino alla terrazza del piccolo attico dove ai tempi abitava Mauro, e vide davanti a se un vero e proprio banchetto: alici marinate, gamberoni ed una grossa cernia pronta per il forno. Si avvicinava con circospezione, cercando di non farsi vedere da quell’umano sconosciuto: sapeva bene che ci sono tanti umani che odiano i gatti e fanno loro del male e lei doveva tornare dai suoi piccoli e da nonna Tatin, o sarebbero morti! Appena fu vicina al sacchetto con gli scarti, i baffi iniziarono a vibrare, il naso ad arricciarsi e la bocca a riempirsi di saliva. Aveva davvero tanta fame, così iniziò a mangiare quello che trovava nel sacchetto della spazzatura. Ma quel coso di plastica faceva un sacco di rumore, così Mauro si accorse della gatta e le chiese avvicinandosi “ciao micino, cosa fai?!”.
La mamma di nonna Tatin non sapeva certo che lui è un amico dei gatti, ed impaurita fece un balzo indietro allontanandosi. Non aveva fatto caso, però, ad un piccolo pacchettino con dei nastri dentro i quali infilò una zampa, mentre con l’altra inavvertitamente ne tirava altri. I nastri del pacchettino, come un nodo scorsoio, si annodarono alla sua zampina, impaurendola ancora di più e facendola fuggire verso i tetti, inseguita da Mauro che aveva iniziato a gridare disperato e sempre più arrabbiato>>.

Le risate dei tre bambini interruppero il ricordo della voce di Cannella e svegliarono per un attimo Misù dal suo torpore, che aprì gli occhi ed alzò appena la testa per capire cosa stesse succedendo. Lara stava facendo sbellicare i tre mocciosi mimando la gatta che si impigliava nel pacchetto e fuggiva impaurita, ed il marito che si metteva al suo inseguimento.

<> continuava Lara a raccontare vivacemente ai nipotini <<lavorava al porto a quei tempi ed era un giovane scattante ed agile, o almeno è quello che lui racconta… Si mise subito ad inseguire quella gatta ladra, correndo e saltando da un tetto all’altro come se fosse anche lui un gatto. Ma non era affatto un gatto, e non poteva certo raggiungere quella micina impaurita che conosceva i tetti come le sue zampe! Ed è a questo punto che io vedo, mentre consegno un pacco ad una signora, la gattina bianca rossa e nera sfrecciare come un razzo dentro una casa abbandonata, mentre nonno Mauro dal tetto di un’altra casa si scusava con un signore che lo minacciava da un balcone sotto di lui di chiamare la polizia. Quel poverino lo credeva un ladro! Nonno Mauro aveva visto che il gatto con il suo prezioso pacchettino legato alla zampina era saltato giù in strada, e così aveva chiesto all’uomo del balcone di poter scendere in strada da dentro casa sua. Quello gli dice “aspetti un attimo”, entra in casa, prende un grosso arnese di ferro e gli dice “scenda pure”. Povero nonno Mauro! Scambiato per un malfattore! Poco ci mancava che lo arrestassero! Nel frattempo>> continuava Lara <<io guardavo la scena dalla strada e non riuscivo a smettere di ridere: era veramente comico! Quando il nonno arrivò giù e mi vide mi chiese “hai visto passare un gatto?” con una faccia che sembrava un matto! Poi, vedendo come lo guardavo, capì che doveva sembrare come uno che stava inseguendo i fantasmi.>>. Nonna Lara fece una pausa per bere un sorso di acqua. I nipotini non tollerarono l’interruzione, e ben presto si sollevò un coro di proteste e di “..e poi?...e poi?!”.

Lara riprese il racconto, mentre Misù si assopiva di nuovo, sentendo nelle orecchie la voce di Lara trasformarsi nel il miagolio di mamma Cannella che raccontava la sua versione, non molto differente, della storia. <<Lara portò Mauro dentro la casa abbandonata. La mamma di nonna Tatin, nel frattempo, era riuscita a sciogliersi dai nastri del pacchettino ed aveva portato via i suoi cuccioli, tutti tranne nonna Tatin. Forse non aveva fatto in tempo, o forse non era riuscita a liberarla dai nastri del pacchettino, con i quali la gattina aveva iniziato a giocare, ma quando Lara e Mauro entrarono nella casetta abbandonata, con la porta socchiusa e rotta, trovarono la piccola Tatin avvolta fra i nastri, che quasi sembrava essere lei stessa il regalo, e decisero di portarla a casa con loro.>>

Regalo.jpg
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<<E cosa c’era dentro quel pacchettino così importante?!?>> chiese Moira a nonna Lara, aspettandosi il risvolto romantico della storia che ben conosceva. <<C’era un anello di fidanzamento, tesoro, quello che nonno Mauro aveva ricevuto da sua madre per la sua futura moglie. Ed infatti eccolo qui!>> Diceva sempre Lara ai nipotini mostrando orgogliosa il dito con l’anello e la fede. Quello che non raccontava mai loro era come erano andate le cose nel dettaglio.

Entrati nella casa abbandonata, avevano trovato il gattino ed il pacchetto. Lara si era innamorata al primo sguardo di Tatin, una micina bianca e caramello, ed aveva deciso di portarla a casa con se. Mauro nel frattempo le aveva raccontato che quel pacchettino era un regalo importantissimo per lui, l’anello che la madre, morta pochi anni prima, gli aveva dato per la sua fidanzata. Lara, scherzando, gli aveva detto “Be’, allora forse la mamma gatta non voleva che tu lo dessi già via”. Lara non sapeva che Mauro stava pensando di chiedere alla fidanzata di allora di sposarlo, ma credeva moltissimo nei “segni del destino”, come amava chiamarli, e desistette dall’idea.

Poco tempo dopo, quando aveva già rotto con la ex, Mauro aveva visto sul tetto accanto alla propria terrazza dove la mamma di Tatin era andata in cerca di cibo, la piccola Tatin che faceva un giro di ricognizione. Si era ricordato di Lara, le aveva scritto un biglietto e lo aveva messo nel collare della gattina sperando che lei lo leggesse.

Dopo poco tempo Lara e Mauro si erano sposati, e la loro storia, iniziata dal più buffo degli inseguimenti sui tetti, era uno dei ricordi più preziosi e divertenti che amavano raccontare.

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