Non mi dire ... - 1° parte [fuori concorso - theneverendingcontest]

in #ita5 years ago

-Pronto?- risposi sorpreso al mio telefono che quasi mai squillava.
-Buongiorno. Parlo con Alex, Alessandro Bernardi? Mi chiamo Stefano Longo, sono il fratello di Giacomo. Si ricorda? Avete studiato insieme ...-.

La storia cominciò quando Giacomo, un mio compagno delle scuole serali, tornato da un viaggio in India, mi raccontò che aveva assistito alla partenza della Rickshaw Run, rimanendone incantato. Da allora ogni giorno arrivava con qualche nuova informazione che aveva trovato in internet e quando era particolarmente annoiato dalle lezioni, e non ci voleva molto potete immaginare, non faceva altro che inviarmi fotografie della manifestazione tramite whatsup. Insomma, mentre la triste realtà ci vedeva alle prese con equazioni di matematica di chissà quale grado e bilanci aziendali passivi e attivi, noi passavamo il tempo sognando questa fantastica avventura che aveva contagiato anche me.
Si trattava di una famosissima corsa di risciò che si teneva tre volte all'anno in India, una sorta di rally off the road senza alcun percorso ufficiale: solo una linea di partenza e un traguardo da raggiungere in qualsiasi modo possibile.



Immagine CC0 creative commons



Giacomo era un giovane ragazzo di 26 anni che, dopo una giovinezza burrascosa piena di incontri sbagliati al momento sbagliato, aveva finalmente messo la testa a posto e aveva ripreso a studiare. Io invece, uomo maturo verso i sessanta, ero stato lincenziato l'anno precedente e non trovando lavoro, mi mancavano un po' di anni alla pensione, decisi di cercare di prendere il diploma di scuola superiore. Una sorta di riscatto per quello che non ero riuscito a fare nel passato ma anche una speranza che potesse essere d'aiuto per il futuro.
Fatto sta che io e Giacomo ci prendemmo in simpatia e, studiando spesso insieme, riuscimmo a ottenere quel fatidico “pezzo di carta” frutto di numerosi sacrifici. Ma finita la scuola, come spesso accade quando si hanno vite diverse, pian piano ci perdemmo di vista.

E adesso quella telefonata, quasi cinque anni dopo. Incontrai Stefano che mi raccontò che Giacomo stava male, aveva un tumore. Si era già sottoposto a diverse cure ma senza buoni risultati e il verdetto non ametteva repliche: un anno ancora di vita, forse anche meno. Contro il parere di tutti Giacomo aveva deciso di sospendere le terapie che lo stavano uccidendo prima del tempo e di vivere con serenità i mesi che ancora aveva a disposizione godendosi la famiglia e il cambio delle stagioni.
-Alex … lui cerca di essere forte, ma sai qual'è l'unica cosa di cui Giacomo parla con il sorriso sulle labbra?- mi chiese Stefano.
-Non mi dire ...- dissi immaginando la risposta.
-Esatto. La Rickshaw Run. E io ce lo voglio portare! Con te!-
-Cosa? Tu sei pazzo!!-

Stefano passò le seguenti tre ore a tentare di convincermi, lui ci aveva pensato a lungo ma nulla gli sembrava più importante di rendere suo fratello felice. L'unico grande problema erano i soldi: circa 2500 euro per l'iscrizione, più vitto, alloggio, carburante, riparazioni meccaniche, visti, assicurazione, ah e il viaggio. Per non parlare della raccolta fondi da donare in beneficenza, minimo 1500 euro, perchè questa è una gara con un obiettivo prettamente filantropico e il ricavato viene investito per progetti di sviluppo ambientale e di sostegno verso i più bisognosi. Stefano pensava che avere un team dove uno dei partecipanti era malato di cancro e donare poi il ricavato a un ente di ricerca o a qualche ospedale poteva aiutare a sensibilizzare la gente alla nostra causa.

Io lo feci penare un po' ma dopo mezz'ora avevo già deciso ed ero pronto per la missione.

Da subito, anche con l'aiuto di Luisa, la moglie di Giacomo, iniziammo a progettare una raccolta fondi su tutti i livelli: Regione, giornali locali, radio, amici e parenti, social, piattaforme online ... il tam tam si diffuse ovunque e in meno di due mesi, increduli, raggiungemmo la somma di ben 25.000 euro!! Il supporto di tutte quelle persone e di qualche azienda locale ci fecero commuovere.
Era novembre e decidemmo, tra le tre gare, di partecipare alla prima, quella che sarebbe partita il 1° dell'anno (ci sembrava un buon auspicio): 2.500 km dal sud al nord dell'India, da Cochin a Jaisalmer, da percorrere in poco più di due settimane.

Era ora di dirlo a Giacomo, non avevamo voluto rischiare di deluderlo prima di esserne sicuri di poterlo fare davvero.
Arrivai a casa sua con suo fratello e lui era veramente sorpreso; gli raccontai che Stefano mi aveva cercato e mi aveva raccontato della sua malattia.
-Così ho pensato anche di farti un regalo per Natale- gli dissi con leggerezza dandogli una busta.
-Natale? E' un po' presto, no? O forse pensi che non arriverò … - non finì la frase quando vide i biglietti Milano-Bangalore per il 20 dicembre.
-State scherzando vero? … non è quello che penso che sia?- balbettò Giacomo.
-Dipende da quanto credi a Babbo Natale!!- gli risposi ridendo. -In ogni caso il team “FuckYouCancer” è regolarmente iscritto alla Rickshaw Run di gennaio!!-.


Storia fuori concorso per:
theneverendingcontest n° 25 S5-P5-I1 – Contest di @spi-storychain

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Una storia delicata e commuovente.
Un inno alla vita e al coraggio.
Complimenti.

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