Sono Musica [come sinfonia CONTEST]

in #ita5 years ago


Immagine CC0 creative commons

Livia era cresciuta in una casa dove le insegnarono che la matematica, la musica e la filosofia formavano un tutt'uno universale e questo stimolò moltissimo la sua fervida intelligenza ma soprattutto la sua anima, che imparò a comunicare in un modo speciale senza tante parole ma con appassionate sinfonie di note musicali.
Ben presto dimostrò il suo sublime talento per il violino, tanto che sia genitori che maestri restavano stupiti per le meravigliose melodie che sapeva riprodurre già in tenera età.
Livia si diplomò prestissimo al conservatorio e subito si sposò con Filippo, un affascinante maestro di musica delle scuole medie. Tutti temettero che, con le nozze, Livia avrebbe potuto mettere da parte la sua vena artistica, ma non fu così. Grazie anche all'appoggio di Filippo, partecipò a molti concorsi musicali facendo risaltare la sua bravura e veniva spesso invitata a suonare nei migliori teatri d'Italia.
A soli ventidue anni venne scelta come primo violino al Teatro La Fenice di Venezia e questo fu per lei fonte di grandissima soddisfazione e gioia: avrebbe potuto lavorare e vivere con la sua musica per sempre.
L'unico problema era la lontananza da Filippo che si faceva sentire profondamente, soprattutto quando scoprì di aspettare un bambino. Filippo chiese il trasferimento e le giurò che presto la avrebbe raggiunta a Venezia: ma quel momento non arrivò mai, neanche quando nacque la piccola Alice.
Livia allora, per il bene della sua famiglia, chiese un anno di aspettativa per far si che Alice crescesse anche vicino al padre, ma lei era triste, amareggiata, come spenta. Per quanto la bambina la riempisse di gioia il suo cuore era spezzato. Un giorno la sua amica Eleonora le fece la sorpresa di invitarla a teatro per vedere "Il barbiere di Siviglia" di Rossini, interpretato, per un'occasione speciale, dal tenore statunitense Rockwell Blake: Livia parve rinascere, si sentì come in armonia col mondo intero, nulla esisteva più all'infuori di quel palco e della musica.
Non ebbe più alcun dubbio e nel giro di una settimana tornò a Venezia con la sua piccola, pronta a qualsiasi sacrificio per seguire la sua felicità.
Adorava quei momenti poco prima dei concerti, quando l'orchestra si ritrovava, tutti vestiti di bianco e nero, ognuno accordava il proprio strumento, si sistemavano le pagine degli spartiti, l'ultimo ritardatario arrivava trafelato correndo e, nel silenzio, si aspettava solo un cenno del Direttore d'orchestra per iniziare la magia. E nella fusione degli strumenti lei ritrovava la completezza della sua anima, che poteva vivere mille e mille emozioni, danzando, audace, con il suo violino, passando da note leggere come se galleggiassero nell'aria a note profonde, suonate con intensità, portando il suo pubblico fino all'orlo del precipizio della vita per poi salvarlo dall'andare in frantumi, dolcemente, per salvare contemporaneamente anche se stessa.


Ispirato a una storia vera.


In partecipazione a:
Come sinfonia: Contest narrativo di @fulviaperillo

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Molto emozionante il legame tra la protagonista e la musica.

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