Empatia Razionale

in #ita6 years ago

Solidarietà ad ogni costo o addirittura frontiere chiuse?

Aiutiamoli a casa loro o accogliamoli a casa nostra?

Mai come in questo periodo storico in Italia tiene banco quotidianamente la questione migranti.

Le notizie sugli sbarchi affollano le news di giornali e telegiornali e anche sul web non si fa che parlare d'altro con tutti pronti a dire la propria e ad improvvisarsi massimi esperti di flussi migratori.

Aldilà del fenomeno migratorio sicuramente di grande interesse quello che emerge è che da ambo le parti sia in atto una strumentalizzazione che anzichè produrre delle proposte e risoluzioni serie e chiare non fa altro che spostare l'argomento di volta in volta attraverso un gioco di schermaglie e rimpalli indecoroso.

A livello politico in Italia assistiamo ad una battaglia fra chi era al governo e chi al governo vi è adesso con i primi sempre pronti ad additare i secondi di essere fascisti ed i secondi ad incoronarsi come unici possibili risolutori della faccenda.

E' tutto un gioco mediatico atto a rimpinguare le proprie casse di consenso e sentirsi meglio con la coscienza.

Se è vero che oggi assistiamo ad una, apparentemente, dura presa di posizione contro gli sbarchi incondizionati è pur vero che molti degli eventi verificatisi negli ultimi 2 mesi erano stati più volte auspicati dall'ex ministro Minniti, salvo poi adesso cambiare versione in nome di un'umanità vissuta a quanto pare a fasi alterne.

Ed è proprio qui che è possibile individuare il vero problema:

L'immigrazione è al centro dell'agente politica per una questione puramente mediatica e non per una voglia di capirne le cause, le criticità e dunque le possibili risoluzioni.

Come esseri umani non possiamo guardare dall'altra parte.

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Non possiamo permetterci di "permettere" che vite umane vengano sacrificate per giochetti di geopolitica.

Non possiamo restare indifferenti a quanto sta accadendo e il nostro lato umano, la nostra empatia ingrana, scatta dentro qualcosa quando assistiamo a scene di corpi riversi in mare dopo traversate improbabili a caccia di un disperato sogno irrealizzato.

Noi Italiani dovremmo essere ancor più accorti a queste tematiche se è vero che quando eravamo noi ad essere vittime di povertà, soprusi, guerre e incertezze cercavamo rifugio altrove trovando luoghi ospitali nei quali riscattarci e tornare a vivere.

Un essere umano è fatto di cuore e sangue che dal cuore stesso viene pompato fino a raggiungere ogni zona del nostro corpo, per mantenerci in equilibrio e permettere al nostro cervello di essere pronto a farci ragionare e comprendere le fatiche del mondo.

Ecco perchè non basta essere umani in queste situazioni.

L'empatia può travolgerci ma non dobbiamo rinunciare ad essa semmai dobbiamo affiancarle qualcosa di più razionale.

Una razionalità empatica può permetterci di capire quello che sta succedendo creando intorno a noi un'aura di amorevole ragione che sposti il problema dove merita di essere affrontato.

Dobbiamo chiederci perchè le persone si mettono in condizioni di attraversare senza cibo e senza acqua il mare, disposti a tutto pur di raggiungere una costa mai vista e sentita. 

A questa domanda non possiamo rispondere ne con una cieca solidarietà ne con un cieco respingimento ma con un'offerta che dovremmo dare a queste persone disperate.

L'accoglienza non risiede nel permettere uno sbarco ma nel consentire una vita dignitosa dopo di esso.

Se non abbiamo la cultura ne le strutture per farlo dobbiamo attrezzarci su entrambi i fronti.

Non basta dire che bisogna redistribuire i migranti in Europa, per quanto condivisibile dobbiamo essere noi portatori sani di soluzioni e non solo urlatori pronti a tutto pur di non vedere migranti sulle nostre coste.

E' necessario di certo censire chi arriva ma non per renderlo un bersaglio della giustizia bensi per renderlo cittadino del mondo e dell'Europa che stiamo costruendo.

Non riusciamo a comprendere il fenomeno e questo ci porta a trarre conclusioni sbagliate.

Coloro che arrivano scappano da guerre che noi abbiamo portato in casa loro. Non è forse nostra responsabilità correre ai ripari?

Che sia in Svezia o in Spagna, in Germania o in Grecia non possiamo girarci dall'altro lato e far finta di essere migliori perchè non lo siamo, non abbiamo dimostrato ciò.

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Aiutarli a casa loro è un bellissimo motto.

Facciamolo.

Inviamo fondi per costruire strutture ospedaliere, centri ricettivi e tutto ciò che serve per rendere la vita meno infernale. Smettiamo di portare guerra in quei paesi. Risparmieremo fondi che investiamo per la Difesa e li potremmo destinare a quei luoghi. Stringiamo accordi con i governi dei paesi da cui partono le persone e proviamo ad istituire un sistema per cui tutti i migranti debbano essere muniti di visto in modo che possano partire non su barconi della morte ma su navi Statali in accordo fra i vari governi.

Vogliamo parlare delle ONG?

Smettiamola di criminalizzarle da un lato e dall'altro rendiamoci conto che moltissime ONG stringono accordi con gli scafisti per trasbordare migranti sotto bandiere di associazioni non governative.

Ricordiamoci anche che quello che dovremmo contrastare sono le mafie e la mala imprenditoria che trae vantaggio dalla situazione lucrando alle spalle dei migranti stessi e di tutti i cittadini per bene. Iniziamo anche a combattere questo fenomeno.

Urlare sempre al fascismo nuoce a tutti, approfondiamo i problemi.

Ma se urlare sempre al fascismo non fa bene, comportarsi in modo da aizzare il popolo contro i migranti è molto peggio.

Stiamo costruendo un popolo molto vicino al razzismo, instillando nella gente la convinzione che se l'Italia è il paese con più poveri in Europa è colpa dell'immigrato. Se c'è un crimine è colpa dell'immigrato o addirittura che essi portino malattia.

Sono ragionamenti ignoranti che vanno smontati giorno dopo giorno non fomentati.

La cultura è alla base di tutto perchè questa è innanzitutto una battaglia culturale.

Soluzioni non ce ne sono, non ne posso fornire io ne nessun altro ma sicuramente ognuno di noi ha l'arduo compito di non cadere nel vortice dell'odio che si sta creando e al tempo stesso di contrastrare il demagogico buonismo che spesso pervade tavoli familiari o talk show.

Il tentativo, finora riuscito, è quello di banalizzare e semplificare un problema complesso.

Se continueremo con la dicotomia che sta contraddistinguendo il confronto/scontro sociale di questi mesi allora saremo destinati ad alimentare la più grande lotta razziale degli ultimi 50 anni, con conseguenze devastanti per tutti noi come esseri umani e come cittadini.

Come diceva Walt Whitmann:

 A te. Straniero, se passando mi incontri e desideri parlarmi, perché non dovresti farlo? E perché non dovrei farlo io? 
Sort:  

Anche tu hai toccato tematiche molto giuste e corrette, ci deve essere una corretta via di mezzo tra il buonismo imperante che c'era nel governo precedente e questa sorta di razzismo strisciante che sta venendo fuori adesso, l'accoglienza, per tanti motivi, bisogna darla, ma con criteri diversi da quelli dei precedenti governi di sinistra, che a mio modestissimo giudizio hanno fallito miseramente sotto questo punto di vista.
Siamo messi male economicamente, ma questo non deve impedirci di guadagnare obiettivamente al movimento di migrazione che avviene verso le nostre coste, con controlli più rigidi rispetto al passato, e leggi meno permissive, ma nei confronti di chiunque, italiani e stranieri, che delinque deve avere una certezza della pena, e ci entra nel nostro paese deve sapere che non siamo il paese dove si può fare di tutto, come troppo spesso è avvenuto nel passato

Occorre una sintesi.
Io sono fondamentalmente per un'accoglienza totale ma mi danno fastidio tremendamente i personaggi pubblici o che ricoprono cariche istituzionali che si rifugiano dietro la benevolenza massima per non affrontare un problema che fondamentalmente non comprendono. Non sapendo dare risposte si mettono dietro la bandierina dell'accoglienza.
Ad esempio Minniti mesi fa dichiarava che sarebbe stato un miracolo se la Spagna avesse accolto anche solo un migrante. Oggi che accoglie una nave intera per Minniti nulla succede, nulla cambia, se non la voglia di cambiare versione rispetto a se stesso. Al tempo stesso dall'altra parte si ingigantisce un problema che è in fondo marginale rispetto ai tanti problemi che affligono la povera Italia, solo per avere consensi, solo per scatenare l'animo illogico del popolo.
Insomma, meglio evitare di creare un nostro pensiero ascoltando quello che dicono politici e personaggi pubblici.
Dobbiamo essere noi a formarci, a formare un pensiero e di conseguenza agire socialmente.

"L'accoglienza non risiede nel permettere uno sbarco, ma nel consentire una vita dignitosa dopo di esso" .questa frase, come tante altre da te scritte, riassume bene il mio pensiero. Bellissima analisi della situazione @serialfiller

Grazie @rosemery, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato. Grazie mille per la dimostrazione di fiducia.

Ciao @seriafiller,

mi potresti spiegare il significato della parola "buonismo"? Perchè la sento da un po' di anni senza capirne il senso. Si parla addirittura di politiche "buoniste", quando a me pare che l'immigrato, sotto la sinistra e sotto la destra italiana, sia stato accolto molto peggio di come si trattano gli animali (e non sono contrario al trattare bene gli animali, non considero demagogico "buonista" chi lo fa).

Un problema culturale (ovvero la mancanza di una visione culturale per organizzare e sviluppare la nostra società) diventa un problema tecnico. Il mondo è così, è stato sempre così e sempre lo sarà. Quindi la risposta: mi dispiace sei stato sfortunato a nascere nero e in un paese sottosviluppato africano e io sono stato fortunato a nascere bianco in un paese ricco, ora la mia fortuna la devo proteggere, vita mia e morte tua. Questo è l'atteggiamento tecnico, la cultura fascista e la cultura mafiosa che rappresenta la maggior parte degli italiani (non solo i partiti di oggi). La battaglia politica degli ultimi decenni è fra una cultura fascista e un'altra cultura fascista. A vincere non può che essere il fascismo. Ad essere debellato è stato l'atteggiamento culturale, quello che discute di una visione... come dovrebbe essere la nostra società? Domanda inutile per il tecnico, la società è così, è stata così e sempre lo sarà, chi si fa queste domande è come il debosciato che non vuole lavorare, che è ideologico.

Quello che siamo riusciti a fare tanto bene in questi ultimi decenni è cancellare l'ultimo residuo di cultura, che significa prendersi il tempo per incontrarci. Pensate che l'occidente sia capace di aiutare a casa loro gli immigrati senza di loro? Che sia capace di costruire una società senza di loro? E come può farlo senza incontrarli e confrontarsi su una visione senza imporla?

Come è possibile incontrarli e confrontarsi? Ecco... mi immagino uno dei nostri tecnici pronto a dare il suo contributo: creiamo una app per chattare con loro così se ne stanno buoni buoni a casa mentre parliamo, che ne dite? Anzi, altra ideona, perché non creiamo anche un sistema automatico che risponde alla chat al posto nostro, tanto a noi che importa di quello che hanno da dire, sono solo degli sfigati.

Ecco il termine giusto, quello che definisce bene anche le persone che la pensano come me, non "buoniste" ma "sfigati". Mi sembra alla fine più corretto.

@anedo la penso come te e la penserò sempre come te.
La mia risposta era commisurata ai tempi che corrono ed al dibattitto che è ahinoi sul tavolo.
Per me la chiave è l'integrazione totale e l'accoglienza totale, ovviamente con attenzione ai temi della sicurezza e della dignità della persona che accogliamo.
Ma come fai a far capire a quelle persone che vedono l'immigrato come causa dei suoi mali che domani dovrà invitarlo alla sua tavola, sedersi con lui in ufficio, fare la fila con lui alle poste o vedere suo figlio "immischiato" con il proprio sui banchi di scuola?
Ti sei giustamente soffermato su uno dei temi che ho esposto.
Parlo però anche di tema culturale, di battaglia culturale a fine articolo perchè come te credo che sia quella la strada per abbattere i muri.

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