SIERRA STORYTELLING: UN RACCONTO DI AUTOEROTISMO

in #ita6 years ago

Questo racconto è stato scritto e pensato come partecipazione al neverendingcontest di @serialfiller

N1-S1-P1
Tema: Clonazione umana
Ambientazione: Futuro, Fantascienza


Sola nella lussuosa stanza d’albergo, la donna attendeva fremente, avvolta nell’oscurità. Indossava delle autoreggenti con balza in pizzo nere e un attillato body in cotone e organza, con una profonda scollatura che svelava l’incavo dei seni, due morbide curve che, nonostante l’età, ancora riuscivano a dare bella mostra di sé pur senza alcun sostegno. Sedeva sul bordo del letto, le lunghe gambe accavallate, e aspettava qualcuno.
Mancava poco, ormai, all’ora prefissata. A breve la porta si sarebbe aperta e l’appuntamento tanto atteso si sarebbe finalmente concretizzato. Con sorpresa, la donna si era resa conto di aver ormai superato ogni remora e di essere solamente in attesa che tutto avesse inizio. A lungo, nelle settimane precedenti, aveva dibattuto con se stessa il merito di quest’idea e soprattutto la sua moralità, ma alla fine la curiosità aveva prevalso e l’aveva spinta a prenotare. E da allora aveva iniziato ad aspettare: che l’appuntamento fosse confermato, che arrivasse il giorno e finalmente, adesso, che arrivassero l’ora e il minuto concordati.

Con la persona che stava aspettando non aveva mai parlato direttamente, ma sempre e solo con un intermediario. Le condizioni che aveva posto all’incontro, peraltro, erano molto precise: completa oscurità e meno parole possibili. Non voleva essere vista o rendersi in alcun modo riconoscibile. Non che temesse il giudizio degli altri o di chi stava aspettando. Dopotutto erano secoli, ormai, che la prostituzione era stata legalizzata e strettamente regolamentata in tutto il mondo e, per suo conto, era pur sempre una ex galeotta, solo recentemente rilasciata dopo 150 anni di crio-reclusione. Una notte di sesso a pagamento non avrebbe certo leso la sua reputazione.
Ma non era del tutto sicura che questo specifico incontro fosse legale. O anche solo etico. Perciò, preferiva evitare di coinvolgere appieno anche la sua partner o, se non altro, di sconvolgerla o turbarla. Forse anche da giovane avrebbe apprezzato questo incontro, ma consapevole che ciascuno di noi è il prodotto sia della propria natura che della propria cultura, non voleva fare supposizioni sulla ragazza. Voleva godersi questa avventura, togliersi questo sfizio e non lasciarsi indietro alcuno strascico.

Era la sua prima volta a pagamento. La sua prima volta con una donna. E, considerato la donna con cui aveva voluto condividere questa notte, era sicura sarebbe stata anche l’ultima.

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La ragazza scendeva in quel momento dall’unità di trasporto ed attraversava lo scanner di accesso al lussuoso hotel scelto dalla sua nuova cliente per il loro primo incontro. Come d’abitudine, aveva curato maggiormente il proprio aspetto sapendo di dover incontrare una cliente donna, ma in questo caso non sapeva se ne fosse valsa effettivamente la pena.
Le richieste avanzate dalla cliente non erano state del tutto inusuali. Nonostante lo stigma del sesso a pagamento fosse ormai solo un ricordo lontano, una favoletta per novizie delle scuole del piacere, c’erano comunque, di tanto in tanto, clienti che sceglievano di non farsi riconoscere. O che magari preferivano non essere in grado di riconoscere il professionista che forniva loro il servizio erotico richiesto, soprattutto negli incontri di natura omosessuale. I motivi potevano essere i più vari e per la ragazza non era la prima volta, né con clienti uomini né con donne.

E ciò nonostante, ogni volta che si recava ad un incontro così anonimo con una donna, la ragazza non riusciva a fare a meno di chiedersi se il motivo di tanta segretezza fosse di natura assai più particolare del solito. Tra i professionisti del settore era una possibilità di cui di tanto in tanto si discuteva, con punti di vista assai diversi. C’era chi considerava anche solo la possibilità che accadesse come un abominio, chi non giudicava ma non avrebbe voluto capitasse a se stesso e chi, più o meno segretamente, tutto sommato un po’ ci sperava.
La ragazza apparteneva a quest’ultima categoria e, ne avesse avuto la possibilità, sarebbe anzi stata la prima a voler organizzare questo tipo di incontro. Ma la legge era chiara e a quelli come lei non era consentito cercare alcuna informazione sui propri consimili che andasse al di là di quanto reso disponibile dal Governo. E al Governo interessava solo evitare l’endogamia: tutto quanto riguardasse la sfera privata o sessuale degli individui, al di là dei rapporti fertili certificati, era giuridicamente irrilevante.

Perciò alla ragazza non restava che sperare di essere eventualmente trovata e, nel frattempo, fantasticare sulle clienti anonime. Come quella al di là della porta che aveva appena raggiunto.

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Pixabay

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Una vibrazione, uno scatto. Il momento era arrivato.

La porta si aprì e la ragazza comparve sulla soglia. Per pochi attimi appena la donna riuscì ad intuirne la forma, abbracciata dalla luce soffusa del corridoio. Gambe lunghe e affusolate, slanciate ulteriormente dai tacchi a spillo e fasciate in pantaloni a vita alta, lucidi e attillati, forse in pelle. Uno stretto bustino le metteva in risalto il punto vita e i seni, alti e sodi, lasciando libero il décolleté. La linea elegante delle scapole e del collo e gli zigomi pronunciati venivano messi ancor più in risalto dal taglio di capelli estremamente corto, quasi maschile.
A quell’età, la donna non era mai stata particolarmente vanesia. Ma guardando ora la ragazza, la trovò incommensurabilmente bella. E apprezzò anche che, come da accordi, avesse gli occhi chiusi.

La porta si chiuse e la ragazza aprì gli occhi. Attese qualche secondo che la vista si abituasse all’oscurità e quando intuì la forma della donna, sul bordo del letto, si rivolse verso di lei. Meno parole possibile.
“Ciao. Sei pronta?”
La donna annuì lentamente, sperando la ragazza potesse vedere il movimento.
Nell’oscurità, la ragazza sorrise e si avvicinò al letto, fino a trovarsi davanti alla donna, che istintivamente dischiuse le gambe, fino a circondare quelle della ragazza. La giovane si chinò e con una mano accarezzò il volto della donna, quasi a tranquillizzarla ed assicurarsi che questo incontro fosse veramente ciò che voleva. Poi la baciò.

Il momento in cui le labbra delle due donne si incontrarono, ogni pensiero fu messo da parte e perse qualunque importanza. La donna smise di interrogarsi su etica e morale e la ragazza non si perse più in alcuna congettura, ma entrambe si abbandonarono al momento, alle sensazioni, l’una al tocco dell’altra.
Per un lungo momento ancora si baciarono, lasciando che le loro labbra trovassero l’incrocio più perfetto e che le loro lingue imparassero a conoscersi. Poi le mani della ragazza iniziarono ad accarezzare il viso e il collo della donna, intrecciando le dita tra i suoi capelli e disegnandole gli zigomi con i polpastrelli. La donna la afferrò per i fianchi, tirandola a sé fino a che le sue gambe non si piegarono accanto a lei sul letto e la ragazza le si sedette in grembo.
Iniziarono a spogliarsi ed esplorarsi il corpo. Quando la donna ebbe aperto la cerniera del bustino della ragazza, lasciandolo cadere a terra, le sue labbra si spostarono velocemente sul collo della giovane, fino a giungere a seni, dai capezzoli già turgidi. Li baciò, li accarezzò, li strinse e li succhiò con trasporto, mentre l’altra la liberava del body e assieme indietreggiavano sul letto fino a trovarvisi entrambe distese.
Continuarono a toccarsi e baciarsi ovunque, gioendo l’una del corpo dell’altra, fino a quando la ragazza scese, baciando e assaggiando, più in basso e, cingendo la donna attorno alla vita, si posizionò con la testa tra le sue gambe. La donna, di lì in poi perse ogni residua inibizione e coscienza e si abbandonò del tutto al piacere che le labbra, la lingua e le sapienti mani della ragazza seppero darle, cercando di ricambiare ogni tocco al meglio della sua inesperienza.

I due corpi avvinghiati su quel letto divennero quasi uno solo tanto le due si cercavano, toccavano, penetravano e assaggiavano reciprocamente. Persero presto il conto del piacere reciproco, un conto che a nessuna delle due interessava tenere. Si muovevano in una danza sinuosa di curve, lembi e umori. Erano cadute facilmente in un ritmo comune e più piacere si davano più sembravano volerne, senza che nessuna delle due desse alcun segno di volersi fermare.

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Pixabay

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Era passata giusto una manciata di minuti, o forse qualche ora, quando le due donne giacquero infine l’una accanto all’altra, ad un tempo sazie ed esauste. La donna lasciò brevemente il letto per andare in bagno a darsi una sommaria sistemata, tornò in camera e accarezzò un’ultima volta, fugacemente, la guancia della ragazza dandole un ultimo bacio sulle labbra morbide e affaticate, poi entrambe si assopirono appagate.

La donna fu la prima a svegliarsi. Si alzò e recuperò la propria lingerie da dove l’avevano lasciata cadere. Indossava ancora le autoreggenti ma subito le coprì con i vestiti con cui era arrivata all’hotel, un semplice paio di jeans e un maglione che aveva lasciato in un angolo della stanza. Ancora non era abituata al fatto che essendo ormai qualunque tipo di informazione registrata nel chip che ogni cittadino aveva impiantato nel polso sinistro non c’era più bisogno di portarsi appresso nulla, quindi perse qualche istante nel pensare a dove avesse appoggiato la borsa. Vecchie abitudini di un vecchio mondo. Fantascienza orwelliana negli anni in cui era nata e cresciuta, prima dell’arresto, del processo, e della crio-sentenza.
All’epoca, i chip sottocutanei erano ancora solo una teoria, ma la scienza era invece riuscita a perfezionare la crioconservazione e la sua fu una delle prime sentenze a prevederla come pena alternativa a quella detentiva. Una soluzione forse estrema ma che, si era teorizzato, avrebbe potuto risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e ovviare all’ormai lampante fallimento dello scopo rieducativo della pena. Le pene minori avrebbero consentito al detenuto di non sprecare anni di vita dietro le sbarre, ma di perdere, al contempo, il contatto con quella consorteria criminale che ne aveva facilitato l’azione. Nei casi più gravi, invece, la pena era assai più crudele: il detenuto, infatti, non sarebbe invecchiato di un minuto nel corso della crio-detenzione, ma la sua pena sarebbe durata dai cento anni e più, proiettandolo in un mondo nuovo, senza punti di riferimento o familiari ancora in vita chi tornare.

Eccola qui, dunque. Centocinquanta anni dopo la propria condanna, quarantenne come al tempo del processo, rinata al mondo e fresca del corso (obbligatorio) di reinserimento temporale. Nessun riferimento, nessun amico, nessun parente. Nessun collegamento.
Tranne quello che aveva trovato nel dossier che le avevano consegnato in occasione della sua scarcerazione.

Airin Lee (42): Originale
Consanguinei in vita: remoti
Cloni: 3 // Alfa: deceduta, nessuna discendenza - Beta (86), vedova; pensionata; nessuna discendenza - Gamma (21), nubile, servizi erotici

La clonazione. Ai suoi tempi non era nemmeno contemplata, ma al corso di reinserimento le avevano spiegato che durante la sua detenzione era stato iniziato un programma sperimentale di clonazione indirizzato ai soggetti ritenuti “irrecuperabili”, che aveva lo scopo di dimostrare che cambiando i parametri di educazione e crescita di un soggetto sarebbe stato possibile prevenirne l’istinto criminale. Lei era risultata una candidata ideale.
Non era riuscita a sapere molto di più dei propri cloni: non era previsto sapesse di più, né che cloni e Originali potessero cercarsi a vicenda. Le informazioni riguardo alle diverse genealogie venivano archiviate e salvaguardate dallo stato, che vi accedeva unicamente in caso di richiesta di licenza matrimoniale o riproduttiva, al fine di accertare che gli interessati non fossero geneticamente troppo vicini. Non aveva quindi alcun modo di trovare la sua Beta o magari anche solo di riconoscerla se l’avesse incontrata per strada. Ma per Gamma il discorso era diverso.
Servizi erotici era una categoria vasta ma per buona parte fortemente dipendente dall’immagine e Airin quantomeno ricordava che aspetto avesse a 21 anni. Ci erano voluti un paio di mesi di ricerche, certo, e gli algoritmi che controllavano le sue ricerche sulla rete certamente ormai la davano per un’inguaribile pervertita. Il che forse non era tanto lontano dalla realtà, visto che il chiodo fisso che si era impossessato di lei fin dall’inizio della ricerca era uno soltanto. La sua clone lavorava con il sesso. Come sarebbe stato scopare se stessa?

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La ragazza ancora dormiva quando Airin lasciò la stanza e quando infine si svegliò era sola. La nottata era stata molto soddisfacente: la segretaria che aveva gestito l’incontro aveva detto che la cliente non era mai stata con una donna, ma Gigi a malapena se n’era accorta. Sperava la donna avesse gradito l’incontro e che altri ne seguissero o che comunque non abbandonasse il gentil sesso, ora che aveva avuto questa prima esperienza. Sarebbe stato un peccato.

Ora che l’estasi carnale era trascorsa, Gigi tornò con la mente ai pensieri che l’avevano intrattenuta all’arrivo in hotel. Ovviamente sapeva dalla nascita di essere un clone e come tale era stata allevata: la famiglia giusta, gli insegnamenti giusti, tutto ciò che poteva servirle per diventare una cittadina bene educata, irreprensibile e corretta. E, ovviamente, come tutti i suoi simili, si interrogava sul suo Originale e su eventuali consimili.
Al compimento dei 18 anni le era stato consegnato un fascicolo con tutte le informazioni a cui aveva diritto, il minimo indispensabile per consentirle di non innamorarsi di un parente stretto.

Georgia Grier (18): clone Gamma
Originale: informazione secretata
Consimili: 2 // Alfa: deceduta, nessuna discendenza - Beta (82), coniugata; pensionata; nessuna discendenza

Informazione secretata. Le informazioni sugli Originali erano sempre estremamente scarse e, in genere, venivano rese disponibili ai cloni solo dopo che l’Originale e l’eventuale consorte erano deceduti da almeno 30 anni. Un’informazione secretata significava che erano vivi, morti da poco o eventualmente sottoposti a crio-detenzione. La cura spesa nella crescita e nell’educazione di Gigi le suggerivano che il suo caso fosse quest’ultimo, il che aveva portato la ragazza negli anni quasi a mitizzare la propria Originale. Quasi sicuramente, si trattava di una persona decisamente più interessante di chiunque avesse frequentato sino ad allora.
Da quando aveva iniziato a lavorare come operatrice erotica, peraltro, un chiodo fisso accompagnava sempre le sue riflessioni sull’Origine. Come sarebbe stato scopare se stessa?

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When I'm good, I'm really good. But when I'm bad, I'm better.
Mae West

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E adesso chi dorme stanotte? :D ;)

racconto elegante ed intrigante, nuove inaspettate implicazioni sulla clonazione oltre l'etica e la fredda scienza

Chi lo ha detto che il racconto erotico non può essere arte pura? Profondità, tensione e anche citazione orwelliana.
Stupendo.

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E che mi sono dimenticata di citare le tre conchigliette quando Airin va in bagno 😜

Devo dire che la domanda con cui concludi il racconto, da sola, vale il primo posto :)
Hai reso le notti senza fine di Salinger tormentate 😀

Ahhh ..... Airin :) :)
Accidenti che racconto, brava! Sentivo anche la pioggerellina insistente alla Blade Runner
Un saluto, nicola

Come sempre una marcia in più... fantasia, eleganza passione! Un saluto

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