Racconto di viaggio - Lipari

in #ita6 years ago (edited)

C'ERO GIA' STATO




Ci sono dei momenti in cui scrivo. Scrivo di piccole cose, del silenzio che precede l'esplosione emotiva di un viaggio. Del silenzio in cui i ricordi sono cavalli bradi nella pianura sconfinata. Scrivo dei deja vue, delle sensazioni di vissuto che bussano alla porta delle emozioni. Ripercorro strade già battute ma che appaiono diverse, sofisticate dal tempo. Così capita che un viaggio di lavoro venga accompagnato da una frase. Una frase iniziale che utilizziamo prima del racconto, prima di iniziare a coinvolgere gli altri col racconto del nostro viaggio. Una frase che nel mio caso non può che essere: C'ero già stato!
E allora ve lo racconto. Prendetevi qualche minuto e accompagnatemi nel tempo di un ricordo.

lipari-1433566_960_720.jpgImage CC0 Creative Commons – Pixabay

C'ero già stato.
Era il 1994 e stavo svolgendo il servizio militare. In marina. Addestramento a La Spezia, corso a Taranto. I primi del corso avranno destinazione vicino casa aveva promesso il comandante. Secondo del corso. Imbarcato. Più alti sono i gradi e meno c'è da fidarsi avevo pensato all'epoca poi col tempo ho cambiato idea. Gradi, non gradi, le persone non le etichetto più a monte, quanto aspetto che si rivelino a valle. Dicevo, fui imbarcato. Almeno il secondo posto nel corso i suoi vantaggi li diede. Destinato alla nave idrografica della marina Ammiraglio Magnaghi. Una nave bianca, disarmata, destinata ad accogliere campagne di carotaggi dei fondali marini e roba simile, e per questo molto più comoda e meno marziale delle unità da guerra.




C'ero già stato.
Trasferimento da Taranto a La Spezia in treno, intervallato da un giorno di licenza premio a casa, Napoli. Ma la nave non era a La Spezia. Ravenna, li dovevo raggiungerla e presentare la lettera al comandante. Attraversare l'Italia da Ovest a Est in treno è un'esperienza traumatica. Dopo 7 ore e tre cambi treno arrivai a Ravenna. Bianca, mi aspettava ormeggiata nel porto canale.




C'ero già stato.
Due giorni dopo partimmo per una campagna idrografica con a bordo attrezzature e ricercatori dell'università di Trieste. Mi assegnarono una branda in un letto a castello giaciglio usuale delle navi militari. Tipicamente erano composti da tre letti impilati e separati da spazi claustrofobici, praticamente loculi senza marmo di chiusura. Sulla mia nave, i letti erano due e l'effetto era decisamente meno asfissiante.
Cameriere quadrato ufficiali prima e poi ufficio del maresciallo addetto all'approvvigionamento. Mansioni che mi regalarono soddisfazione alimentare differente dal cibo in gammella. Ravenna Catania e 70% di equipaggio a vomitare pure gli occhi a poppa. Io drogato dalle pasticche contro il mal di mare. Non me lo scorderò mai l'effetto delle pasticche. Un'esperienza da ricovero a San Patrignano.




C'ero già stato.
Messina da un lato, Reggio Calabria dall'altro. Poi virammo a sinistra e ormeggiammo alla fonda davanti a Milazzo.

L'indomani rotta per Stromboli. Le isole Eolie. Questo fu il mio primo contatto. Rocce vulcaniche buttate con mano sapiente del destino in un mare blu cobalto a raccontare della sua profondità. A una a una tutte a sfilare mentre il missile per il carotaggio sfidava la profondità del blu. Stromboli , Vulcano e alla fonda a Lipari. Di tanto in tanto una lancia scendeva a terra e portava a bordo guantiere di cannoli siciliani, ovviamente destinate agli ufficiali e ai loro ospiti civili, ma io stando nel quadrato ufficiali, approfittavo della situazione come una faina in un pollaio. >Così ho imparato ad amare i cannoli. E non ho più smesso. Ma all'epoca non misi mai piede a terra.




C'ero già stato appunto.
Era il 1994. Adesso guardo il cannolo appena riempito, a terra sull'isola di Lipari, 23 anni dopo. 23 anni, una vita. E i suoi strani percorsi. Solo una settimana fa non avrei mai immaginato di starmene qui a guardare una giovane fanciulla che mi riempie di ricotta la cialda croccante di un cannolo a Lipari. Invece sono qua. A Napoli dovevo andare. Una ispezione di quelle annuali in una azienda che fabbrica lucette e segnali fumogeni sfidando impavida i produttori cinesi. Li dovevo andare. Poi, il migliore dei colpi di scena, una botta di culo di quelle che lo sai che ti stanchi, ma che di contro ti offrono in cambio la miglior contropartita possibile ovvero l'esperienza di un nuovo viaggio.

Un collega deve fare un'ispezione a Lipari e necessità del fonometro che è qui a Bellaria, tu devi andare a Napoli, che ne diresti di andare, così lo affianchi pure? Mi ero sentito dire così. Sabato e domenica, perdo il meritato riposo settimanale ma chi se ne fotte. Certo avevo risposto. Biglietti aliscafo e albergo, presi senza pensarci e giù con la macchina a Napoli che è pure l'onomastico papà e sarà felice di vedermi.
La mia città è bella e mi accoglie col sole in faccia. Caldo. Imbarcadero. Il tempo di una pizza, la pizza. La divoro. Poi l'imbarco. Si parte, rotta sud ovest.
Il golfo di Napoli sfila alla sinistra, la regina è sveglia e urla ai sudditi che alacri rispondono nel formicaio dei palazzi e delle vie. Il gigante. Vesuvio del cui fuoco sono figlio. Il golfo attraversato troppo in fretta tanto che il desiderio grida ancora, ancora. Sorrento a sinistra, Capri a destra. Io al centro come un metronomo. Rotta sud ovest.




C'ero già stato. 1994. Una vita fa.
4 ore. Sono partito da 4 ore, vedo la terra. Come una vedetta sull'albero maestro vorrei gridare, ma taccio. Ma l'anima urla. Stromboli. Un cono vulcanico che si stampa sugli occhi. A una ad una scorrono le isole. Panarea, Salina. Lascio Salina e lo spettacolo esplode. Il sole che muore ingoiato dalle acque profonde del Tirreno.

Li tra Salina e Filicudi, si spegne lento lasciando il rosso del suo fuoco sulle acque che diffondono. Muoio anche io. Vulcano ed il suo odore di zolfo. La caletta del porto è incantevole. Vorrei vivere qui. Ma è solo un pensiero confuso, partiamo ancora. Lipari. La meta. Pochi passi. L'albergo. Valigie in stanza, comoda ma spartana. I profumi dell'isola mi attendono e non li faccio aspettare oltre. Ho fame. Pescato del giorno. Buono. Vulcanico.
C'ero già stato e ci sono ora.




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Che bello il viaggio raccontato così =) Bravo!

grazie mille, magari se ti va ho scritto molto, racconti e poesie. Ciao

Qualche ingrani queste marce, hai un modo di far viaggiare le parole davvero particolarissimo, complimenti per tuo ennesimo componimento che possiede una sua musicalità unica

grazie Marco, sempre gentilissimo

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