Killing Eve:buona (anche) la seconda

in #movie5 years ago

L'anno 2018 è stato un grande anno per la serialità. Tantissime nuove serie di altissimo livello fra le quali ha spiccato il volo "Killing Eve" serie ideata da Phoebe Waller Bridge con protagoniste Sandra Oh e Jodie Comer.

Per banalizzare e categorizzare secondo stilemmi e schemi predefiniti potremmo identificare la serie come una spy story. Categorizzazione molto molto lassa considerando le sfumature e la commistione di generi che la Waller Bridge (ideatrice di quel gioiello di Fleabag) ha partorito.

Al centro una spy story che era ed è sempre stata funzionale al racconto del rapporto fra le 2 protagoniste, un rapporto che potremmo definire malato e ambiguo fra preda e cacciatore, fra legge e fuorilegge, fra poliziotto e ladro, fra luce e ombra.

La seconda stagione si è concentrata molto meno sull'azione, senza mai negare grandi momenti thriller e action, e molto più sul rapporto fra Villanelle ed Eve.

Per un prodotto cosi fumoso, cosi amorfo, cosi indecifrabile era difficile ripetersi a certi livelli. Killing Eve ovviamente ci è riuscita.

8 episodi densi, molto ricchi di colpi di scena e ribaltamenti inattesi ed un monito costante sulla pericolosità di un avvicinamento fra le 2. Una letterale bomba atomica pronta ad esplodere in ogni momento.

Eve ha via via perso tutte le sue certezze. Lo ha fatto perchè attratta da Villanelle o a causa di Villanelle?

Immagine priva di diritti di copyright

Eve si allontana dagli affetti perchè inconsciamente spinta verso Villanelle o perchè l'ossessione "professionale" verso la serial killer le ha impedito di mantenere fede ai propri giuramenti e promesse nella sfera personale.

La serie si arricchisce delle sfumature di Eve Polastri oltre che di quelle di Villanelle. Può giocare sui loro volti, microespressioni e non detti anche grazie alla bravura delle 2 attrici.

I poli della calamita si attraggono, si respingono, si attragono ancora e si respingono ancora. Si sfiorano senza toccarsi mai se non per farsi del male, per ferirsi come lame tra momenti splatter alla Rodriguez e tensioni grottesche alla Coen. Humor nerissimo mescolato a gag molto british, approfondimenti psicologici mescolati a personaggi assurdi e mai banali.

Le venature e i colori di Killing Eve la rendono unica e inimitabile e difficile da raccontare, proprio come Fleabag.

Il finale sorprende. Spiazza e ci rimanda alla terza stagione. Ci tiene col fiato sospeso come accadde per alcuni season finale di Lost o Breaking Bad, con il dovuto rispetto. Il livello si conferma alto, altissimo e questa è la vittoria più grande per un prodotto partito senza aspettative e finito per diventare ad oggi una serie da top 10 fra quelle in onda.

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Ho seguito la seconda stagione sino in fondo. Mi piace molto l' idea, ma la trama di questa stagione l' ho trovata con qualche falla narrativa e un pò fumosa, un pò spinta per far colpo. Ma aspetto la terza.

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