The Favourite: Lanthimos brilla insieme alle sue attrici

in #movies5 years ago

10 nominations agli Oscar, critiche positive da ogni parte, un terzetto di attrici in stato di grazie, un regista emergente che piace a tutti e che il pubblico fatica a comprendere appieno.

Potrebbero bastare queste 2 righe per attirarvi o respingervi dalla visione de "La Favorita", ultima fatica del greco Yorgos Lanthimos.

La verità è che non basterebbero 20 pagine per raccontarvi della pellicola, per offrirvi tanti spunti per recuperarla ed altrettanti per non farlo.

Lanthimos è uno dei registi contemporanei più difficili da interpretare, uno di quelli che regala film che non regalano una conclusione netta.

Si esce dalla sala cinematografica straniti, confusi e spesso, ad una prima riflessione, delusi. Delusione fisiologica quella che colpisce lo spettatore medio che credeva di essere uscito per ammirare e rifuggere dentro una storia lineare e semplice per quanto approfondita e magistralmente raccontata e si ritrova a dover fare i conti con lo spettro più grande del nostro secolo: LA RIFLESSIONE.

Eh si, perchè per noi abituati a non pensare, abituati a saltare da una news all'altra, da un app all'altra, da un luogo all'altro, da una chat all'altra è faticosissimo subire un film che induca a ragionare su quello che abbiamo visto nelle 2 ore precedenti.

Non è tanto la storia in se ma il messaggio che vuole trasmettere a mandarci nel panico.

Cosa avrà voluto dire? Cosa avrà significato quell'ultima lunga inquadratura? E perchè quella tripla dissolvenza? E perchè quei continui rimandi e richiami alle 3 donne che da sole divorano un intero film?

Immagine priva di diritti di copyright

Lanthimos non ci sbatte in faccia nulla ma ci prende a schiaffi, calci e pugni per tutta la durata del film. Musiche angoscianti che contrastano con l'ironia pungente del film, anatre che si rincorrono e uomini nudi colpiti con arance fresche che contrastano con una guerra mai vista ma che miete vittime ogni secondo che passa. Una donna urla, un'altra gode, una donna piange, un'altra ride e spesso è la stessa donna, lo stesso personaggio a farsi percorrere da tutte queste emozioni ed espressioni contrastanti.

La Favorita è un film che gioca sui contrasti, che osa, che trascina, che si fa amare ed odiare e che finisce quando non eravamo ancora pronti al termine e che inizia quando non eravamo ancora pronti a carburare. Nel mezzo c'è tanta roba ma soprattutto una storia eccessiva che trova equilibrio grazie a 3 donne fortissime che si dimostreranno anche clamorosamente fragili per motivi diversi. Una regina che non vuole e non sa governare e che vorrebbe solo che la sua esistenza finisse. Donna forte per eccellenza ma crollata sotto il peso delle sue tragedie. Una nobildonna di palazzo che vorrebbe essere regina, una donna senza peli sulla lingua e sullo stomaco che finirà vittima della sua più grande debolezza ovvero il potere. Una donna venuta dal nulla, schiava degli uomini che per tutta sua gioventù si son presi gioco di lei ma che adesso vuole diventare qualcuno che nessuno potrà più avere il coraggio di affrontare. Finirà anche lei per risucchiare ed essere risucchiata nelle debolezze di corte, debolezze forse femminili o più semplicemente ed universalmente umane. 

Ed allora in questo mosaico emerge la bravura delle 3 attrici, 3 candidate agli oscar 2019, una vincitrice che fino a 15 anni fa era addetta alle pulizie e che oggi alza la statuetta più ambita grazie ad un ruolo folle e fragile. Olivia Colman intenerisce e fa paura, creando un personaggio quadridimensionale come pochi altri. Vittima, carnefice, svuotata, impetuosa, remissiva, pazza, tenera, complice, fiera, debole. Potrete trovare tutto in uno. Emma Stone è una sorta di Joker al femminile, un Joker travestito da Bambi e che per tutto il film gioca su una bidimensionalità di carattere, tono e comportamenti davvero unica. Un'equilibrista su un filo rosso sottilissimo che non si spezza mai.

Rachel Weisz sembra essere quella più lineare ma è protagonista del destino meno lineare fra tutti. Orgogliosa, rigida, severa, brutale, cinica permea il film con un aura da Crudelia Demon capace di amare, riflettere, perdonare quando meno te lo aspetti e anche per questo capace di fallire, risollevarsi e ricadere continuamente provando a restare sempre a galla in un mondo cosi frastagliato.

La Favorita è un "The Crown" capovolto, una corona sul capo di una regina spaesata e triste che finirà per deprimere e prendere in ostaggio un regno intero. Ed allora la dimensione umana torna preponderante in un contesto dove le tragedie colpiscono i re come i sudditi, la psiche è labile nei cortigiani e nei nobili, la voglia di essere amati non ha confini e non conosce casate.

Lanthimos prova a ricordarcelo. A modo suo. Senza curarsi di noi e della nostra di psiche.

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