Very Serial Things

in #movies5 years ago (edited)

La serialità è una cosa seria oggi. 

Lo è diventata da un decennio a questa parte.

Prima non era cosi.

Fino agli anni '90 non esisteva neppure il termine serie tv in senso stretto come lo conosciamo oggi. Esistevano le fiction, esistevano le soap opera, esistevano le comedy multicamera e a camera singola, quelle con le risate in sottofondo e prodotti di intrattenimento cult ma sempre un pò tamarri e inverosimili alla Miami Vice, Magnum P.I. e Baywatch per intenderci.

Il primo spartiacque lo introdusse quel genio di David Lync con il suo famigerato Twin Peaks. Successo planetario che testimoniò come l'arte potesse fare capolino anche in un prodotto seriale. Non fu capito da tutti e infatti la seconda stagione segnò un clamoroso tonfo sia a livello produttivo che di ascolti. Sarebbe stato il paziente zero della storia della tv, il virus che avrebbe fatto proliferare la qualità e la visione che anche in tv si potevano fare cose grandi, maestose e si potesse sperimentare.

La HBO fu la prima ad intuirlo.

Si aprì l'epoca della cosiddetta "Golden Age", quella che vide la HBO come protagonista, anzi come l'unica protagonista.

Eravamo a cavallo degli anni 2000 e uno dopo l'altro la cable tv più importante degli Stati Uniti d'America sfornò opere magistrali come The Wire, Six Feet Under, Band of Brothers e The Sopranos.

Nulla sarebbe stato più come prima ma tutto era ancora troppo acerbo per potersi tramutare in qualcosa di mainstream.

Molte delle opere sopracitate raggiunsero il successo solo anni dopo, molti anni dopo quando la critica rivalutò quei prodotti e l'impatto che essi ebbero sulla tv del futuro.

La Golden Age fu un fenomeno poco dirompente e molto isolato ma di valore storico enorme.

La HBO diede mano libera ai suoi autori e cercò di affidare i ruoli principali a grandi attori poco noti ai più o non più sulla cresta dell'onda ad Hollywood. James Gandolfini ed il suo Tony Soprano ne sono l'esempio più lampante.

Iniziò a farsi strada, in quegli anni, la dicotomia tra tv generalista e tv cable.

La prima doveva e voleva sottostare alle regole del mercato, regalando al proprio pubblico prodotti che potremmo definire industriali. Si rispettavano i target, si producevano serie che potevano rispettare la sensibilità delle famiglie, si tenevano in riga registi, autori e sceneggiatori e si cercava di dare spazio a tutte le varie sensibilità etniche, religiose e anagrafiche, senza scontentare nessuno. A risentirne era ovviamente la qualità con prodotti standardizzati e poco coraggiosi.

La HBO diede spinta a tutte le tv cable che invece iniziarono a seguire quel modello e rischiare sempre più. Non si disdegnavano scene violente o di nudo, non si censuravano scene o tematiche relative al mondo LGBT, si cercavano con coraggio strade alternative.

La AMC fu quella che abbracciò maggiormente quel modello mettendo in cantiere delle serie tv che sarebbero divenute epocali.

Mad Men prima e Breaking Bad poi, più o meno contemporaneamente cambiarono definitivamente la storia della tv.

La prima fu ribattezzata la Divina Commedia del ventunesimo secolo. Matthew Wiener fu assurto a nuovo Dante Alighieri e Don Draper divenne l'uomo che nel mezzo del cammino di nostra vita si ritrovò per una selva oscura. Erano i grattacieli di Manhattan a creare il bosco nel quale perdersi e ritrovarsi e donne, alcol ed eccessi i peccati da cui tornare indietro. Dopo le grandi serie della HBO qualcuno stava seguendo la stessa scia, non preoccupandosi più di scrivere serie avvincenti e prive di logica ma mettendo al centro l'essere umano, in un umanesimo 2.0 che cercava di sconvolgere i paradigmi alla ricerca dei perchè delle azioni umane e soprattutto delle grandi risposte che ogni uomo vorrebbe darsi. Il senso della vita, la fede, la morte, la felicità. Cosa sono? Concetti universali che finalmente divenivano protagonisti e non parole vuote.

Mad Men avrebbe sancito l'entrata definitiva del cosiddetto prestige drama nella disputa seriale. Nulla sarebbe stato lasciato al caso da quel momento in poi. Ambientazioni, personaggi, trama, tematiche, plot twist sarebbero stati curati come e meglio che al cinema nella continua ricerca dell'autorialità.

Breaking Bad avrebbe innalzato ulteriormente l'asticella, regalando un prodotto che partiva da quelle basi ma che sarebbe riuscito a diventare pop grazie ad un ritmo della narrazione molto più spinto, a scene indelebili che ricordavano l'efficacia dei film di Tarantino e soprattutto per la prima volta capovolgendo il ruolo del villain.

Walter White sarebbe diventato un villain ed un antivillain allo stesso tempo ma soprattutto sarebbe riuscito a creare un conflitto nel personaggio prima e nello spettatore poi. L'uomo può essere capace di cose mostruose ma potrebbe essere spinto da circostanze attenuanti, potrebbe essere vulnerabile e fragile nelle sue scelte proprio perchè la vita è complicata, caotica e spesso ingiusta. Tutti potremmo diventare Heisenberg nel nostro piccolo, proprio perchè tutti prima o poi potremmo ribellarci al nostro destino e cercare il riscatto a prescindere dalle conseguenze.

Immagine priva di diritti di copyright

Niente prima di Breaking Bad si era spinto cosi oltre. Solo Showtime ci stava provando in quel momento con quella che è stata forse l'opera più dissacrante fino al 2010: Dexter,

Un serial killer che uccide solo criminali, solo serial killer. Un assassino con un codice morale.

Era Dexter Morgan un uomo buono che faceva cose cattive o un uomo cattivo che faceva cose buone?

Ancora una volta un dilemma morale ed universale che spiazzò tutti e fece breccia in pubblico e critica. 

Le prime 4 stagioni di Dexter restano uno dei capisaldi della serialità e forse uno dei migliori pacchetti che la tv ci abbia regalato. Le 4 stagioni successive furono scritte male e a casaccio facendo perdere alla serie quell'aura di prodotto perfetto che si era guadagnata.

Anche la tv generalista iniziò ad osare di più e nel 2008 arrivò quello che forse ancora oggi è da considerarsi il maggior successo della tv generalista di tutti i tempi: Lost.

JJ Abrams dimostrò che si poteva raggiungere il pubblico senza mostrare nudità, violenza e terrore giocando con una storia che facesse leva intorno al mistero. Naufraghi su un'isola misteriosa che riscoprono se stessi nel tentativo di sopravvivere. L'utilizzo dei flashback e dei flashfoward di Lost ha fatto scuola ed il suo finale resta oggi uno dei più controversi della storia.

La nave era oramai salpata. Il prestige drama si stava affermando e qualcuno aveva capito che il futuro non sarebbe più stato al cinema o in teatro ma in tv.

La Golden Age prima, HBO ed AMC poi e Lost avevano convinto tutti.

In TV si poteva sperimentare mentre al cinema no.

I grandi autori e quelli emergenti iniziavano a paventare collaborazioni con le grandi emittenti cable e anche qualche grande attore iniziò a pensare che la tv non doveva essere necessariamente un cimitero degli elefanti.

Entrati negli anni 2010 ci attendeva qualcosa di inimmaginabile.

Le serie tv prodotte sarebbero state infinitamente di più e ad un aumento dell'offerta quantitativa si sarebbe accompagnato un aumento dell'offerta qualitativa.

Venne coniato il termine "peak tv".

Era il 2010 quando furono rilasciate 2 serie della HBO che avrebbero fatto la storia per motivi diversi.

La prima era Boardwalk Empire che sanciva il primo grande ingresso di una star dietro la macchina da presa ed in cabina di produzione. Martin Scorsese decise di investire su un progetto ambizioso che univa Lucky Luciano ed Al Capone insieme a tanti personaggi veri e di fantasia della criminalità dei primi del '900 sotto lo stesso tetto. Steve Buscemi era un grande attore che si stava prestando alla tv.

In pochi se ne resero conto ma quella fu la spinta che tutti attendevano per poter attrarre sempre più attori e registi di grido sul piccolo schermo.

Game Of Thrones fu l'altro grande titolo che ancora oggi è sulla bocca di tutti. Fenomeno mondiale che si appresta alla conclusione, dimostrò che si poteva provare a creare qualcosa di epico in stile Signore degli Anelli anche in tv.

Nulla sarebbe stato più come prima. Ad HBO, AMC e Showtime si aggiunsero altre emittenti che investirono tantissimo sui prodotti seriali. La FX fu quella che ci credette di più sprigionando in tutta la sua potenza fenomeni metropolitani, muscolari e ruvidi come The Shield e Sons Of Anarchy.

Showtime rispose con Homeland e anche la tv generalista abbozzò qualche colpo con 24, The Good Wife e altri titoli interessanti.

L'offerta era elevata ma non ancora elevatissima. Un player stava per irrompere sul tavolo da gioco, ribaltandolo e cambiando per sempre le regole.

Era il 2013 e nella sorpresa e in alcuni casi indifferenza generale Netflix aprì la campagna abbonamenti per il primo servizio di streaming della storia.

Sembra passata una vita ma son passati solo 6 anni.

Nel frattempo Netflix ha vinto svariati Oscar con "Roma"  ed è diventata l'emittente con il maggior numero di nominations alla scorsa edizione degli Emmy spezzando l'egemonia proprio della HBO.

Per aprire la nuova era Netflix puntò su un doppio premio Oscar come Kevin Spacey come protagonista della sua prima serie originale e affidò a David Fincher (Fight Club, The Social Network, Seven) la regia del pilot di House of Cards

Orange is The New Black fu l'altro titolo originale con il quale si presentò al pubblico. Carcere femminile + tematiche LGBT per un serie corale che fece capire immediatamente le intenzioni della piattaforma di streaming.

La peak tv aveva già fatto capolino ma è con Netflix che assunse il suo pieno valore.

Le tv generaliste crollarono negli ascolti e quelle cable dovettero fare i conti con un nuovo contender che aveva cambiato completamente le abitudini degli spettatori.

Non si sarebbe dovuto attendere una settimana per ammirare l'episodio successivo. Netflix rilasciava intere stagioni in tutto il mondo contemporaneamente. Si sarebbe potuto godere di un episodio ovunque e con qualunque dispositivo. Il catalogo si sarebbe andato ingrossando giorno dopo giorno.

Una rivoluzione.

Netflix anticipò tutti e solo Amazon riuscì ad accorgersi che quello sarebbe stato il futuro investendo tantissimo su una propria piattaforma di streaming.

Oggi Youtube, Facebook, Apple, Hulu, Disney, DC Comics, Warner Bros hanno lanciato o stanno per lanciare le proprie piattaforme streaming. Quella che 6 anni fa era una novità oggi è diventato lo standard.

Nel frattempo quasi quotidianamente vengono rilasciati nel mondo titoli che solo 15 anni fa avrebbero potuto ambire all'Emmy Award per qualità, attenzione ai dettagli e sforzi di produzione.

Nel frattempo in tv abbiamo ammirato attori come Julia Roberts, Michael Douglas, Matthew McCounaghey, Amy Adams e tanti altri.

Oramai è corsa alla produzione della propria serie tv per tutti i registi più importanti al mondo.

True Detective in questo senso è stato il detonatore. Nell'anno dell'uscita di True Detective Matthew McCounaghey riusci a vincere Emmy ed Oscar, segno che i tempi erano cambiati.

Quest'anno durante la notte degli Oscar sono stati premiati come di consueto i 4 migliori attori dell'anno.

Mahersala Ali, Olivia Colman, Rami Malek e Regina King sono tutti attori che nascono dalla tv e che devono le loro carriere ai ruoli recitati in tv.

Impensabile fino a 4-5 anni fa che anche solo uno dei premi fosse destinato ad un attore che veniva dal mondo della tv.

In Italia dopo l'exploit di Romanzo Criminale e Boris è arrivata Gomorra a fungere da miccia con un successo planetario che ha indotto Sky e la Rai ad investire pesantemente in progetti seriali che trovano compimento quest'anno in 2 prodotti internazionali realizzati in collaborazione con la HBO come L'Amica Geniale e Il Nome della Rosa.

La tv è divenuta una cosa importante insomma.

Sono Very Serial Things queste.


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Un bellissimo percorso ci hai mostrato. Però io non dimenticherei le grandi serie tv degli anni passati: Perry Mason, Rin tin tin, Gli intoccabili, e altre eccezionali: Berlin Alexanderplatz per es.(ti consiglio di trovarla e guardarla, se non l'hai già fatto). E altre.

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