Il velocista (della serie "Passione sportiva")

Una storia un pò rocambolesca per tutti gli appassionati della disciplina regina dell'atletica: i cento metri.

Correva i 100 metri.
Molto veloce.
Era un velocista.

Un giorno il suo allenatore, fiducioso, gli disse:
-Cerca la forza in te. Sperimenta altre zone per la tua espansione centrifuga. -
-Altre zone?...ma...ma...cosa vuol dire? -
-Non chiedere all'albero perché fa i frutti. -
E se andò a colazione.

La pista si colorava al primo sole di giugno.
Era il primo giugno.

Egli rimase assorto.
Era bello guardare quel fascio di muscoli in meditazione, in stato di stallo, in stand-by, con la mente protesa a comprendere.

Cambiò posizione e capì.
Decise di allenarsi di notte, nella città che dormiva.

Alle tre del mattino, tutto buio, partì.

Il suono dei suoi passi rimbombava lieve fra i palazzi grigi.
Dopo un riscaldamento di mezz'ora, iniziò un allungo.
Avrebbe corso a velocità sostenuta per circa 200 metri, per poi corricchiare in defaticamento e misurare il tempo di recupero dei suoi battiti cardiaci.
E avrebbe ripetuto l'operazione per cinque volte, per poi riprendere a correre in scioltezza.

Aumentò la velocità e piombò addosso ad un vecchietto insonne che usciva da un portone con il sacco dei rifiuti.
Lo travolse.

Ottanta chili di muscoli e quattro o cinque etti di tuta abbatterono il vecchietto che sbatté la testa contro il cassonetto.

Il velocista proseguì più veloce.
Il vecchietto gli gridava dietro.

Le luci di alcune finestre si erano accese.
Dopo alcuni secondi il velocista si voltò, sentì uno scroscio d'acqua e vide il vecchietto centrato in pieno da una valanga liquida che veniva dall'alto.

La situazione si faceva delicata.

Ora il velocista correva più veloce.
Il vecchietto aveva inforcato una bici malandata e lo inseguiva cigolando e imprecando, tutto fradicio.
Dietro venivano a gran carriera tre individui in mutande e canottiera.
Uno di essi impugnava un battipanni, probabilmente il primo oggetto contundente che gli era venuto fra le mani.
La faccenda aveva preso una piega inaspettata.

E correva.
Doveva correre.

E mentre correva dava un calcio ad un gatto che si infilava fra le ruote della bicicletta di un panettiere che precipitava con le sue pagnotte calde. A seguire, una macchina, per evitare il panettiere, si schiantava contro un palo che cadeva su una vecchia cabina telefonica dentro cui c'era un barbone ubriaco.
A seguire, un ferroviere si versava il cappuccino nel collo, una prostituta si spezzava i tacchi a spillo, inciampava e finiva addosso ad un fox-terrier che si metteva ad inseguirla, ma inseguendola finiva con il muso contro la vetrina di un gioielliere, facendo scattare il suono acuto dell'allarme a cui seguiva la comparsa del gioielliere in camicia da notte che correva dietro al ferroviere, brandendo anch'egli un battipanni, convinto che il colpevole fosse proprio il ferroviere che puzzava di cappuccino, ma dopo alcune spiegazioni e chiarimenti, tutti e due prendevano ad inseguire il velocista.

All'alba, il velocista era ancora in testa.

Dietro, duecento anime in pena, affamate, con un solo desiderio in testa.

P.S. Il velocista, grazie a questo allenamento notturno, qualche settimana dopo fece il suo record personale.

Tutte le foto sono di mia proprietà.