La Bestia dagli Occhi di Ghiaccio - Romanzo | CAPITOLO 21 [ITALIAN Language]

in Italy8 months ago

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Ciao!

Come spiegato in un precedente post, quello che trovi di seguito è un romanzo che scrissi alcuni anni fa e che ho deciso di revisionare negli ultimi mesi. Il titolo dell'opera è: La bestia dagli occhi di ghiaccio. La versione completa è disponibile su alcune piattaforme online in formato e-book o in cartaceo. Si tratta di un thriller ambientato in Italia, tra le pendici delle Alpi Apuane, che tocca altri generi come l'horror e il fantasy. Ci sono alcuni temi abbastanza forti, per cui consiglio la lettura a un pubblico di età adulta (over 18).

Cliccando sulla corrispondente parola in colore azzurro, puoi trovare:

il PROLOGO | il CAPITOLO 1 | il CAPITOLO 2 e il CAPITOLO 3
il CAPITOLO 4 e il CAPITOLO 5 | il CAPITOLO 6 e il CAPITOLO 7
il CAPITOLO 8 | il CAPITOLO 9 | il CAPITOLO 10 e il CAPITOLO 11
il CAPITOLO 12 | il CAPITOLO 13 | il CAPITOLO 14 | il CAPITOLO 15
il CAPITOLO 16 | il CAPITOLO 17 | il CAPITOLO 18 | il CAPITOLO 19
il CAPITOLO 20

oppure puoi proseguire nella lettura del post per trovare il CAPITOLO 21.

Buona lettura!


Copyright © 2013 Davide Simoncini
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LA BESTIA DAGLI OCCHI DI GHIACCIO

Romanzo

Proprietà letteraria riservata. È vietata la modifica, l'utilizzo e la riproduzione, in qualsiasi formato, su qualsivoglia mezzo digitale, cartaceo o di qualunque altra natura, senza il permesso esplicito dell'autore, a eccezione della personale consultazione.

Edizione Modificata e pubblicata nuovamente nel mese di Maggio 2023.

Questo romanzo è un'opera di finzione.

Il contenuto di questo romanzo è quasi interamente fittizio. Ogni riferimento (persone, luoghi, oggetti, avvenimenti, usanze, eccetera) è fittizio o casuale. Per ulteriori informazioni sarà possibile consultare la nota d'autore che verrà pubblicata dopo l'epilogo del romanzo.


CAPITOLO 21

Oggi, Fociomboli

Ottavio correva, sempre più veloce. Doveva arrivare alla catapecchia prima che fosse troppo tardi. L'intuizione l'aveva folgorato all'improvviso: adesso vi riponeva tutte le proprie speranze.
Scavalcò un paio di massi di vecchio cemento, probabilmente colato per delimitare la strada. Si tuffò letteralmente sul ghiaino, seguendo la scia di sassolini che si scontravano con i muri di cinta degli edifici. La casa che cercava distava non più di cento metri.
Mentre correva, Ottavio ripensò a Simone. Ripensò alle parole ascoltate mentre si trovavano sul confine del bosco, prima di vedere il giovane sbranato da quella bestia. Simone gli aveva confessato i suoi dubbi, senza che Ottavio e Linda gli dessero abbastanza peso. Non potevano saperlo, si giustificò con se stesso.
Per quanto ne so, avrebbero addirittura potuto uccidere qualcuno.
Era ciò che aveva detto Simone. Se lo ricordava bene.
La verità era celata dietro quella frase.
Simone e i suoi vecchi amici non erano stati coinvolti nell'assassinio, però sospettavano che Jack e Daniele potessero c'entrare qualcosa. I due amici avevano lasciato il paesino esattamente quando era accaduto quello scempio, ma nessuno aveva voluto pensare all'evidenza. Il sospetto si era trasformato nel tempo in un remoto barlume di dubbio, lontano come un'aquila sulla cima di una montagna.
Tutte baggianate, pensò Ottavio.
Simone e gli altri non avevano chiesto perché non erano curiosi? No, assolutamente no. Non avevano chiesto perché non volevano sapere. Il sospetto che quei due fossero coinvolti nel massacro era forte, troppo. La vita gli aveva insegnato che le persone non sono stupide. Non fare mai domande di cui non si vuole conoscere la risposta: era la prima regola per essere ignoranti, ma anche per essere umani. E soprattutto per vivere in pace.
Simone e i suoi amici avevano scelto di non sapere. Non tanto sul momento, all'epoca erano poco più che adolescenti. Ma nel corso degli anni quel ricordo era rimasto indelebile nelle loro memorie, eppure senza la necessità di una spiegazione. Avevano voluto evitare il destino di dover proteggere due amici macchiatisi di un orrendo trafiletto sulle pagine di storia della Garfagnana. La loro coscienza sarebbe stata infangata a vita da quella verità. Specie per Simone o per Roberto, le due teste più sensibili del gruppo: loro non avrebbero retto il colpo. Ciò che si erano immaginati non era tuttavia avvenuto. Non si poteva lasciar perdere una cosa del genere. Anche se avevano evitato di convivere con la convinzione di proteggere due assassini, avevano comunque convissuto con il sospetto di farlo. Per evitare un dramma, ne avevano scelto un altro.
Effetti collaterali. Esattamente come le medicine.
Virò a destra, raggiungendo la porta socchiusa del capanno.
Simone e gli altri avevano fatto la loro scelta. Ottavio stava facendo la propria. Era certo di una cosa: non sarebbe stata la stessa.

* * *

«L'hai legata bene?», chiese per sicurezza.
«Certo, Jack. Hai paura che scappi?»
«Non è di questo che mi preoccupo. Voglio evitare di dover avere più problemi di quelli che già non abbiamo. Le complicazioni sono pericolose, specialmente con te.»
Daniele sorrise. «Alle complicazioni si può sempre rimediare.»
«Già, ma non a modo tuo.»
Lo fissò dritto negli occhi. Gli occhi di Jack si riempirono di disprezzo. Un tempo verso il suo amico non avrebbe mai fatto qualcosa del genere.
Da quel giorno incastrato nel loro passato, tutto era cambiato.
«Ascoltami bene, brutto idiota», chiarì scontroso. «Non voglio ripetere ciò che è accaduto anni fa.»
«Mi sembra giusto.»
Non lo stava prendendo sul serio. «Non sto scherzando, Daniele. Prova a fare a modo tuo questa volta, e Dio solo sa se non saranno le mie stesse mani a troncarti il collo.»
Un'espressione che aveva visto in passato infangò quel volto già orribile. Un ricordo di vent'anni prima, dritto da quel maledetto giorno.
Se non fosse stato tanto legato a lui, di certo non avrebbe chiamato l'amico di un tempo per quel lavoro. Non era Jack ad avere qualcosa che non andava. Era sempre un rischio avere intorno Daniele.
«Hai con te l'occorrente?», domandò indicando le tasche.
«Torce e pistola.» Gli sorrise.
Jack si avvicinò. Puntò un dito contro il petto del compagno. «Ti ho detto...»
«Sì, sì, lo so», taglio corto Daniele. «Non vuoi che combini casini. Sei noioso, quando ti ripeti.»
«Spero che prima o poi un virus ti frigga il cervello», disse mentre gli voltava le spalle.
Sentì un rumore. Veniva dall'angolo della casa. Vi si diresse lentamente, aguzzando l'udito: non servì. In meno di due secondi, capì cosa fosse.
Ottavio sbucò davanti a loro, a cinque metri di distanza. I suoi occhi non sembravano sorpresi.
«Fermatevi!», gridò. Il suo sguardo si soffermò oltre Jack. Probabilmente aveva visto Daniele. «Lasciatela andare!»
«Che stai...?»
La domanda di Jack fu interrotta da una risata.
Si voltò, impaurito da quella sfumatura nella voce del suo amico. Non poteva essere ciò che pensava. Non poteva accadere di nuovo.
E invece stava accadendo.
Daniele aveva aperto la porticina di un piccolo capanno sul retro della catapecchia. Lì dentro, gli occhi di Linda bagnavano il terreno, colmi di paura.
Era un film che aveva già visto. Era un film che non avrebbe mai più voluto vedere.
«Guardala, Ottavio! Questa è la tua giovane amica», lo sbeffeggiò Daniele. «O forse più di questo, non è vero?», sorrise spietato.
«Lasciala stare, maniaco schifoso!»
«Non siamo maniaci, amico mio.»
«No, siete solo assassini! So quello che avete fatto vent'anni fa.»
Jack si voltò di nuovo verso Ottavio, sorpreso.
«Ma che vai dicend...»
«Siete stati voi a massacrare quella famiglia!»
Un lampo d'incredulità gli storse le labbra. Come diavolo faceva a sapere?
Gli tornò in mente don Luca. Di che cosa aveva discusso con il prete? Neanche il vecchio sapeva di loro. Per qualche oscura ragione, Ottavio era riuscito ad arrivare a ciò che era successo tanti anni prima. Come ci fosse riuscito, davvero non lo immaginava.
Il punto cruciale della questione rimaneva comunque: lui lo sapeva.
Forse avere Linda come ostaggio si stava rivelando una mossa azzeccata. Doveva soltanto riuscire a controllare quella testa calda di Daniele. Il suo compagno non amava la moderazione. Era necessario che Jack lo tenesse al guinzaglio.
«Bene, Ottavio. Adesso calmati.» Pronunciò quelle frasi con un tono pacato, velato di minaccia. Non doveva tradire la propria agitazione. «Non complicare le cose. Vogliamo parlare, nient'altro.»
«Nient'altro? Allora perché avete legato Linda?»
«Dobbiamo essere certi della tua collaborazione.»
«Non aiuterò mai due assassini.»
«Le cose non sempre sono come appaiono.»
«Le cose sono come scegliamo che siano, Jack.» Ottavio indicò la sua amica. «Voi avete fatto la vostra scelta.»
Una nuova risata catturò la sua attenzione. Una risata che non gli piaceva per niente. «Piccolo innamorato. Siete patetici, certe volte. Fai come vogliamo o sarà peggio per la tua amica.»
«Vi ho già detto che non lo farò.»
«Bip. Risposta sbagliata. Ritenta», lo esortò Daniele.
«No.»
«Altra risposta sbagliata.»
«Don Luca ha chiamato le autorità. Quando arriveranno, per voi non ci sarà più scampo.»
Jack lo fissò. Stava dicendo la verità? Perché questo poteva essere un problema. «Non c'è campo, quassù», gli fece notare. Che fosse un bluff? Era incapace di darsi una risposta certa.
«Non per i nostri cellulari. Ma per il telefono in chiesa è tutta un'altra storia.»
Dannazione. Non sapeva che ci fosse un telefono funzionante.
Vedendolo esitare, Daniele intervenne in suo aiuto. «Allora puoi cortesemente andare dal tuo amico don Luca e chiedergli se ha voglia di raggiungerci.»
«Siete spacciati», enfatizzò Ottavio. «Le autorità arriveranno entro un'ora.»
«Per allora ce ne saremo già andati», puntualizzò Daniele. Strinse il braccio intorno al collo di Linda.
Era una scena che Jack aveva già vissuto, era una scena che aveva tormentato per giorni interi la sua esistenza; prima che tutto fosse cancellato, prima che le sue emozioni scomparissero per sempre, annegate in un mare di apatia.
Lanciò uno sguardo nella sua direzione, dando le spalle a Ottavio. Si aspettava che il suo amico ammiccasse, ma non lo fece.
Questo significava soltanto una cosa.
Daniele aveva perso il controllo.
Le sue parole ne furono il segno patognomonico. «Facciamola finita, Ottavio. Chiama don Luca o guarda morire il tuo amore.»

* * *

Ottavio faceva da giocoliere in equilibrio su di un filo passante. Da un lato, un mare di magma, dall'altro un crepaccio senza fondo. Scegliere tra i due era impossibile.
Cercò di rabbonire i due criminali, provando a guadagnare tempo. Guardò Daniele dritto negli occhi, supplicante, mentre diceva: «Puoi ancora fermarti.»
«Certo», rispose l'uomo, privo di sconcerto. «Il tuo problema è che non lo voglio affatto. Hai sentito ciò che ti ho detto. Ora fallo.»
Vide la stretta intorno al collo di Linda farsi più forte. La donna gemette, sotto la pressione sulla carotide.
Quei due non avevano freno. Come potevano farle del male?
Impiegò un attimo soltanto prima di capire che le sue erano parole al vento. Avrebbero potuto fare anche di peggio: venti anni prima avevano sterminato un'intera famiglia, madre e bambini compresi.
Erano diavoli, non esseri umani. Stentava a riconoscerli per i tipi che gli avevano offerto un riparo una manciata di giorni prima. Come potevano degli esseri simili riuscire ad andare avanti in pace con se stessi?
Ottavio lasciò perdere quelle questioni, insospettito da qualcosa di strano che notò in quel frangente: l'aria di Jack. Non era normale, sembrava preoccupato, come se la situazione gli fosse sfuggita di mano.
Forse non tutto era perduto. Doveva tentare.
«Almeno tu, Jack», disse, l'aria contrita. Non riusciva più a controllare il proprio volto. La tensione era palpabile, la paura lo avvolgeva come una canottiera bagnata. «Non lasciare che il tuo amico ripeta ciò che è stato. Vi siete macchiati di un delitto, è vero. Però la redenzione esiste per tutti.»
«Io non voglio redenzione», grugnì Jack. «Io voglio solo un tesoro. Quello che fa Daniele è un problema suo.»
«No, è anche un problema tuo. E lo sai.»
L'uomo cercò di nascondere il suo disagio. «Tu pensi di sapere, ma la realtà è che non sai vedere più in là del tuo naso. Sei solo uno sciocco credulone. Ma lascia che ti dica una cosa.» Indicò alle sue spalle, verso Daniele. «Visto che credi alle illusioni, cerca di credere anche alle sue parole. Fra tutte le situazioni possibili, ti assicuro che sono le più incombenti. Daniele non fa mai minacce a vuoto.»
«Puoi dirlo forte, amico mio», intervenne il suo compagno. La faccia di Linda stava facendosi paonazza. Era probabile che non riuscisse a respirare bene, stretta com'era nella morsa di quell'essere immondo. «E ora, Ottavio, datti una mossa. Vai a chiamare don Luca.»
Non sapeva cosa fare. La sua eterna indecisione stava spingendo la sua amica sull'orlo del baratro. Poteva cambiare le cose, poteva fare in modo che andassero diversamente. Ma era la cosa giusta, darla vinta a quei tipi? Forse non avrebbero fatto del male alla sua amica, tentò di convincersi. Avevano sterminato una famiglia, ma erano altri tempi. Tempi in cui erano giovani, guidati dall'istinto. Tempi in cui non pensavano alle conseguenze, ancora invasi dalla bufera ormonale tipica di quei giorni.
Forse, oggi avrebbero agito diversamente.
Ottavio poteva sperarci davvero? Oppure erano solo illusioni?
Non poteva saperlo, ma non poteva nemmeno rischiarlo.
«Daniele...»
Le sue parole furono interrotte da uno sguardo severo. Daniele bloccò la frase sul nascere. Il suo tono era troppo titubante per essere ciò che voleva l'uomo.
«Sappi solo una cosa, vecchio bamboccio.» Daniele lo fissò. «Quello che farò, sarà soltanto colpa tua.»
Ottavio fu colto da un'intuizione che saettò dentro la sua testa. Capì immediatamente ciò che sarebbe successo. Prima ancora che il corpo di Linda si staccasse da quello di Daniele, prima ancora che vedesse le sue braccia prendere la carica, prima ancora che Ottavio potesse vedere una mano chiusa a pugno fiondarsi sulla testa della donna.
Le prime due cose accaddero: la terza no.
Successe ciò che Ottavio non aveva previsto.
Un grido spaventoso. Gli occhi di Daniele che si sgranavano, per la prima volta stravolti dalla paura.
E la bestia che sbucava di lato a lui, decisa ad attaccare.

* * *

Jack si voltò nel preciso momento in cui la bestia balzò addosso al suo amico. Vide la sua forma indugiare sul corpo di Daniele. Fu solo un istante, prima che la sua bocca si fiondasse sulla pelle abbronzata, azzannandola all'altezza della gola.
Fece un passo verso di lui, poi si bloccò.
Gli occhi dell'amico guardarono verso Jack. Ma non lo stavano cercando, non volevano il suo aiuto. Erano lì solo perché persi; smarriti, in un turbine di pensieri di cui probabilmente non avevano neppure coscienza.
Stava vedendo la morte in faccia. Anche Jack l'avrebbe vista a momenti. Doveva fare qualcosa.
Sentì dei passi pesanti avvicinarsi. Nel frattempo, Linda cadde, ferita dall'impatto frontale con la bestia. La vide accasciarsi, gemente. Poi si girò verso il rumore dietro di lui.
«Togliti di mezzo, brutto bastardo!»
Ottavio stava arrivando correndo. Jack staccò il piede destro da terra e ruotò verso sinistra. Così facendo, evitò la carica dell'uomo, riuscendo addirittura ad afferrarlo per un braccio. Lo lanciò nella direzione di Daniele, ormai inginocchiato sul terreno. A questo punto, tra Jack e la bestia si trovava Ottavio. Avrebbe guadagnato qualche istante per pensare.
«Oggi è la tua giornata sfortunata», gli disse. «Stai facendo un sacco di scelte sbagliate.»
In quel mentre, la bestia lasciò Daniele. Il corpo del suo vecchio amico cadde in avanti, faccia a terra. L'espressione smorta di chi ormai non c'era più, il compagno se n'era andato per sempre.
In fondo, era quello che si era meritato. Aveva fatto di testa sua come al solito, dimenticandosi completamente del problema numero uno che avevano lassù.
La bestia.
Quell'oscenità demoniaca che aveva ucciso tutti i loro vecchi amici; e che ora aveva ucciso anche lui, Daniele, l'ultima persona del gruppo rimasta in vita. Adesso il gruppo non esisteva più: c'era solo Jack. Solo lui, deciso a lottare per avere salva la vita.
Ottavio gli diede le spalle. Guardò verso la bestia.
Jack non poteva vedere i suoi occhi. Qualunque cosa ci fosse là dentro, poteva giurare che non fossero rose e fiori.
Quell'uomo stava assaporando il retrogusto di una morte preannunciata. Lui non avrebbe mosso un dito, perché la bestia potesse togliere di torno la seconda più importante seccatura del giorno. Allora, tutto sarebbe ritornato al proprio posto e lui sarebbe stato il galantuomo che avrebbe riportato la pace a Col di Favilla.
Morirai, pezzo di merda peloso.

* * *

Linda era a terra, proprio sotto quella cosa.
Ma non era lei il suo obbiettivo.
Il suo obbiettivo era lui.
Ottavio guardò verso la bestia. La bestia guardò verso di lui. Come se fossero due persone in pieno combattimento, due pugili impegnati a studiarsi l'un l'altro.
Ma Ottavio non aveva dubbi.
Le sue speranze di salvezza erano pari a zero.
La bestia avanzò.
Ne vide i tratti, sempre più nitidamente. E capì: capì di aver avuto ragione.
Le guance erano coperte di peli, il corpo pure. Le gambe, le braccia, ogni cosa. Ma i lineamenti! I lineamenti erano quelli di una persona; di un umano, in tutto e per tutto. Le orecchie, soltanto parzialmente visibili sotto quella coltre di pelo, avevano un padiglione circolare, non la punta che si vedeva negli animali della foresta. I muscoli erano possenti, scolpiti dalla lotta per la sopravvivenza.
La selezione naturale aveva fatto il suo corso. L'adattamento indotto dalle dure condizioni aveva disegnato quel fisico asciutto, implementando l'espressione di potenzialità nascoste. Per continuare a vivere, il suo organismo si era abituato al nuovo ambiente, crescendo con le stesse fattezze di un animale.
E i suoi occhi! Quegli occhi di ghiaccio. Quelli erano l'unica reminiscenza di un passato che sembrava oramai perso per sempre. Ottavio dubitava persino che quel bambino potesse ricordarsene.
Deglutì, inginocchiandosi a terra. Sapeva di non poter opporre resistenza. Per lui non c'era più niente da fare. L'unica consolazione era sapere che forse Linda si sarebbe salvata. Se fosse rimasta a terra, forse la bestia non l'avrebbe toccata.
Lui no. Lui sarebbe andato in pasto alla voglia di vendetta della bestia.
Aspettò, certo di volere che quella lunga agonia terminasse al più presto.
La bestia lo raggiunse.
E lo fissò. Lo fissò a lungo.
Poi i suoi occhi di ghiaccio scattarono verso di lui.

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