Alcuni sostengono che quando si vincono partite nella maniera occorsa alla Juventus ieri sera in quel di Monza, sia possibile leggerci dietro dei chiari segni del destino. Vedersi raggiunti al terzo minuto di recupero dagli avversari, peraltro alla prima vera conclusione verso la porta, ma avere ancora la forza di riacciuffare la vittoria nello scampolo di partita rimanente, di solito indica una grande forza d'animo del gruppo, ravvisabile soltanto nelle annate migliori.

La scorsa stagione, quella prima e quella prima ancora, la Juventus con ogni probabilità non avrebbe avuto la forza e la "voglia" di andare a prendersi i tre punti e sarebbe tornata a casa con l'ennesimo risultato deludente contro una squadra di media caratura, ma quest'anno, a livello di convinzione e motivazioni, qualcosa sembra decisamente essere cambiato.

Alcuni vedono in questo gruppo profonde analogie con quello allenato da Antonio Conte, che nel 2012, contro ogni pronostico, vinse un insperato scudetto grazie ad una rosa fondata su onesti "operai" alla Matri, Vucinic e Giaccherini (più l'aggiunta di uno straordinario Andrea Pirlo), superando una corazzata come il Milan dei vari Ibrahimovic, Pato, Robinho, Seedorf e Thiago Silva, stra-favorito della vigilia.

_{Antonio Conte, Clément Bucco-Lechat, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons}

Anche quella versione del club bianconero si ritrovava il presunto vantaggio di non disputare alcuna competizione europea (quella volta tuttavia a causa di demeriti del campo e non della sete di vendetta di alcuni noti personaggi) e di poter di conseguenza concentrare molte più energie sugli allenamenti settimanali e sulla preparazione alla successiva partita di campionato.

Il nervosismo che si leggeva allora nelle dichiarazioni settimanali dei dirigenti e dell'allenatore rossonero (che per ironia della sorte all'epoca era l'attuale tecnico bianconero, Massimiliano Allegri) lasciava trasparire la preoccupazione di poter perdere il campionato nonostante una rosa qualitativamente e numericamente molto migliore di quella dei rivali, cozzando contro la serenità di tutto il gruppo bianconero.

Gruppo che, oggi come allora, appare ben consapevole che anche un secondo, un terzo o un quarto posto finale rappresenterebbero un risultato da accogliere con il sorriso, alla luce dell'assoluta necessità di reimmettere nel bilancio i soldi della Champions League cortesemente regalati la scorsa estate ad una rivale, e che si sta scontrando contro l'affiorante nervosismo di dirigenti, giornalisti, tifosi VIP e meno VIP della squadra data da tutti come vincitrice designata fin da inizio stagione.

Hanno sorpreso un po' tutti infatti le dichiarazioni di Beppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter (squadra rivale dei bianconeri al momento nella lotta scudetto), che in un piccato botta e risposta con l'allenatore della Juventus ci ha tenuto a sottolineare più volte come proprio l'assenza di impegni infrasettimanali renda il club sabaudo favorito alla corsa verso il titolo.

_{L'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri. All-Pro Reels from District of Columbia, USA, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons}

Voglia di mettere le mani avanti fin da subito? Di certo Marotta conosce la delicata situazione finanziaria del suo club, che rende fondamentale l'ottenimento dei risultati sportivi (e relativi emolumenti), soprattutto in campo europeo, e può darsi che la mossa sia da interpretare in un tentativo di togliere pressione al gruppo.

Con il presidente Zhang scomparso nel nulla (alcuni sostengono sia trattenuto in Cina, agli arresti domiciliari in attesa del processo per bancarotta), un patrimonio netto negativo e un debito che continua a crescere sempre di più, forse dalla parti di Milano hanno compreso che un dualismo troppo prolungato in questa stagione con la Juventus, unito al proverbiale calo delle squadre di Simone Inzaghi nella seconda parte di stagione, rischia di minarne le certezze da prima della classe.

Le sceneggiate di Faraoni e Gagliardini (ex giocatori dell'Inter) durante le partite con la Juventus o le dichiarazioni bellicose di un tifoso VIP come il presidente del senato, Ignazio La Russa, rischiano tuttavia di rivelarsi un inutile spreco di energie. Tra la prima Juventus di Conte e quella attuale esiste un abisso di differenze.

_{L'ex allenatore di Padova e Milan, Nereo Rocco (a destra), insieme ad Helenio Herrera. Public domain image}

Dodici anni fa quella squadra condivideva con questa un ritrovato spirito di gruppo, ma era abituata a scendere in campo con la bava alla bocca, per aggredire la partita e gli avversari, mentre la versione attuale della Signora assomiglia più al Padova di Nereo Rocco, con la sola preoccupazione di schierare il classico pullman a difesa della porta, sperando che prima o poi possa saltar fuori il goal della partita.

Si rilassino pure Inzaghi e i suoi sodali, non c'è bisogno di farsi il sangue amaro ogni domenica o di ricorrere all'artiglieria pesante: una squadra dal livello offensivo così misero e a tratti imbarazzante, senza idee e senza coraggio, non potrà mai vincere il campionato, nemmeno a fronte del peggiore dei cali degli avversari. E così sarà fin quando il morbo Allegri continuerà ad infettare la Continassa.

Statemi bene, alla prossima!

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