Zafferano - Sviluppo di una coltivazione

in #ita5 years ago (edited)


Quest'oggi volevo raccontarvi della mia esperienza(seppur poca) con la coltivazione dello zafferano, iniziata nell'Agosto 2017 tramite mia zia, che, reduce da un viaggio in Abruzzo, mi diede tre bulbi di zafferano dal diametro di 3,5 cm.
Fui subito molto contento in quanto ho sempre ammirato il mondo delle spezie, in particolar modo quello dello zafferano.
Così, dopo aver letto qualche appunto sulla coltivazione e seguito le informazioni riportate dalla zia, misi subito i miei bulbetti in una ciotola di terracotta sul terrazzo di casa dal momento in cui il periodo corrispondeva anche alla messa a dimora.
Dopo solo due mesi ecco la prima fioritura dal colore azzurro/viola con l'inconfondibile colore rosso dei suoi stigmi accompagnati dal caratteristico odore, seppur misto a quello classico dei fiori da bulbo stile fresia, di zafferano.
Che dire, con questo bellissimo primo approccio la mia mente ha subito iniziato a riportare le cose in grande, i fiori davanti a me venivano proiettati nel terreno della casa in montagna dove forse potevano anche riscontrare un' habitat favorevole.
Sempre più convinto inizio a documentarmi sia sulla spezia, che sulla pianta e soprattutto a cercare qualche coltivatore di zona che potesse aiutarmi nel reperire piante per il mio fabbisogno e già acclimatate, in quanto mi trovo a 850 m.s.l.m.
Con grande fortuna, vicino la mia zona c'è una signora che ormai coltiva zafferano da anni e che si presta ad aiutarmi.
Perfetto dico, ho i bulbi, ho il terreno, lo lavoro e faccio la stessa cosa dell'anno scorso.
Beh, non è stato proprio come immaginavo...
Ho sempre coltivato piante, ma con il solo scopo di mantenerle in vita e compiere i loro cicli vitali, limitandomi a qualche esemplare per specie e mai coltivato qualcosa per "produrre" un determinato alimento. Ritrovarsi con centinaia di piante ed avere come obiettivo comunque quello di produrre zafferano, mi ha molto destabilizzato sul modo di coltivazione.
In campo aperto non vi è più la possibilità di spostare il vaso e metterlo al riparo, non vi sono preoccupazioni di eventuali danni da animali, una sola pianta non attira cinghiali, istrici topi od altro e soprattutto non imposti la pianta attraverso concimazioni, potature ed altro ad un indirizzo specifico.
Quindi un primo problema è stato quello di dover trovare una giusta collocazione al terreno ed ovviare ad una solida recinzione che possa inibire altri animali.
Altro ostacolo, non potendo usare sacche di terra con caratteristiche specifiche a piacimento ed eventuali materiali inerti per il drenaggio, è stato quello di dover lavorare ed impostare il terreno nel miglior modo possibile per far si che ristagni idrici e muffe non facciano marcire i bulbi. Per fortuna e sfortuna trovandomi in un suolo calcareo/argilloso, il drenaggio è abbastanza buono ma la presenza di rocce hanno rallentato la lavorazione del terreno stringendo così i tempi.
Nonostante ciò, ho deciso comunque di effettuare delle scoline, alternate da piani rialzati(sui quali verranno disposte le piante) per accentuare ancor più il drenaggio.
Sistemato tutto mancava soltanto il grande momento, quello della messa a dimora.
Ho deciso di acquistare 5 kg di bulbi dal diametro di 3 cm, pari a circa 300/350 piante che ho disposto in file da due e tre sul terreno rialzato ad una distanza di circa 5 cm l'un l'altro.
Finito tutto non mi è rimasto altro che ricoprire con uno strato di 10 cm di terra i bulbi e ammirare con soddisfazione e sollievo il lavoro svolto, l'ansia di ritardare la messa a dimora era molta!
28 Agosto 2018


Dopo esattamente 10 giorni, scavando nel terreno per un primo sopralluogo, ho potuto osservare con stupore il risveglio dei bulbi dormienti, l'apparato radicale è in parte già formato e l'apice vegetativo era ben visibile.
8 Settembre 2018

Dopo circa 20 giorni tutti gli apici si facevano strada nel terreno.
26 settembre 2018

E' il 13 Ottobre 2018 che nella sera del mio rientro posso vedere con grande gioia le foglie uscire raggruppate in mazzetti di 10 circa, dal colore verde intenso

Il lavoro svolto durante questo periodo non è stato molto, mi limitavo semplicemente a levare le infestanti e a controllare eventuali danni da animali e/o funghi.

Lo zafferano, da quanto visto, una volta messo a dimora, si limita a produrre inizialmente qualche foglia lunga non oltre i 20 cm, facendo partire immediatamente la fioritura. In contemporanea ad essa le foglie continuano a crescere seppur poco e soltanto dopo aver sfiorito riprende il completo ciclo vegetale che porta le foglie ad una lunghezza massimale di 35/40 cm.

Erano proprio quei pochi cm davanti a me che facevano ben sperare ad una prossima fioritura!
Infatti, il 24 ottobre dopo 2 mesi dalla messa a dimora ho potuto ammirare i primi fiori farsi strada tra le foglie.

L'emozione era tanta quanto il freddo delle 7 di mattina, questo perchè il fiore di zafferano va colto ancora chiuso, per evitare che la spezia possa essere contaminata da polveri o insetti pronubi quando il fiore è aperto.
Il raccolto è durato circa una settimana e mezzo, dove ogni mattina coglievo i fiori pronti che immediatamente sono stati separati dai stigmi e messi a seccare in un essiccatore della Biosec.
L'essiccazione è il momento più delicato che può essere effettuato in vari modi: essiccazione al sole, essiccazione alle braci, essiccazione tramite essiccatori oppure in forno ventilato.
Chiaramente l'essiccazione inciderà di molto sulla qualità del prodotto finito e il metodo utilizzato influenzerà di molto le proprietà organolettiche della futura spezia. Da quanto appreso, l'essiccazione alle braci è quella qualitativamente migliore sebbene sia anche la più difficile, mentre quella al sole è chiaramente la peggiore...
Una volta essiccato lo zafferano, ho agito riponendolo in un barattolo in vetro e lasciato in un posto asciutto per circa un mese o più, questo perchè all'interno avvengono delle trasformazioni chimiche che permetteranno allo zafferano di produrre safranale, composto organico che costituirà poi l'aroma caratteristico della spezia.

Quello che mi ha permesso di poter coltivare questa pianta ad altitudini così elevate è chiaramente la tollerabilità del Crocus sativus nei confronti della neve e ghiacciate. Qui di seguito vi lascio qualche foto di ora, per darvi un’idea della resistenza, in quanto da circa una settimana abbondante, le temperature minime si aggirano tra i -2 e i -6° C con massime di 5-6° C.
E' bene però non esporre la coltivazione ad un periodo prolungato di gelate e temperature inferiori a -10°C se non in coltivazione ottimale.
La cosa più importante è che ghiaccio e neve possano sciogliersi ogni giorno e mai perdurare nel tempo.
8 Gennaio 2019

Per ora vi lascio così da dove è partito tutto, nell'attesa di scrivere un futuro articolo riguardo tutte le fasi successive come ad esempio l'espianto dei bulbi, in quanto ho deciso di effettuare una tecnica colturale annuale piuttosto che una poliannuale come si usa in molti paesi esteri oppure in Sardegna.

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Tutte le foto sono di mia proprietà

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