Champions League 2024: gli albori della SuperLega

in #ita5 years ago (edited)

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CC0 Creative Commons - fonte Pixabay

Non è un mistero, già da diverso tempo, il fatto che i grandi club europei stessero pensando di riformare la Champions League, al fine di trasformarla in una sorta di SuperLega europea, finalizzata a diventare il torneo principale del calendario agonistico e a relegare in secondo piano i tornei nazionali e, se l'indiscrezione venuta a galla oggi fosse in qualche modo confermata, il destino della principale competizione calcistica per club del vecchio continente sembrerebbe aver irrimediabilmente preso la strada che conduce ad un cambiamento epocale.

La fonte del resto è di quelle autorevoli, dato che il celeberrimo quotidiano sportivo francese L'Équipe ha lasciato trapelare gli sconvolgimenti allo studio delle menti pensanti di UEFA ed ECA (organismo che rappresenta le società calcistiche a livello europeo) riguardanti la competizione, che sembrano ormai sul punto di venire definiti in maniera inappellabile: le trentadue squadre verranno suddivise in quattro gironi da otto (a differenza degli otto gruppi da quattro attuali), con conseguente aumento delle partite della prima fase da sei a quattordici; le prime quattro classificate di ogni girone passeranno il turno qualificandosi per gli ottavi di finale, garantendosi inoltre il diritto alla partecipazione per la Champions League dell'anno successivo.

Per la prima volta quindi non saranno più solo i campionati nazionali a definire il diritto o meno di iscriversi al prestigioso torneo, ma i risultati nella competizione diventeranno fondamentali per garantirsi il posto, trasformando la stessa in un campionato non più subordinato ai risultati sportivi dei singoli Paesi, ma "autosufficiente" a tutti gli effetti.

La cosa assume valenza ancora maggiore se si considera che lo stesso trattamento verrà riservato non solo alle "magnifiche 16" della fase ad eliminazione diretta, ma anche ad altre otto squadre non qualificate per la seconda parte del torneo, ovvero le quinte di ogni girone e le quattro vincenti del play out incrociata tra seste e settime; in altre parole ventiquattro squadre su trentadue potranno continuare a sedersi alla ricca tavola imbandita della nuova Champions League, indipendentemente dall'andamento all'interno dei loro campionati nazionali, mentre i restanti otto posti verranno lasciati a disposizione dalle retrocesse per le semifinaliste dell'Europa League e per quattro squadre vincitrici del proprio campionato, eventualmente non ancora qualificate (come il Leicester 2016 o, per i più nostalgici, il Verona 1985).

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Champions ed Europa League diverranno pertanto tornei separati, a differenza del sistema attuale, nel quale le terze classificate nel gironi del torneo maggiore vengono ripescate nei sedicesimi di finale della seconda competizione, usufruendo in tal modo, per richiamare un linguaggio da videogamer, di una vita extra; partecipare alla nuova Coppa dalle grandi orecchie, resa presumibilmente ancora più ricca dagli sponsor con la nuova formula, risulterà quindi fondamentale per rimanere nell'élite del calcio che conta e, volendo coglierne i lati positivi in ottica nazionale, altre squadre potranno intraprendere un percorso di crescita economica per provare ad insidiare il dominio della Juventus.

Tuttavia ogni medaglia, per quanto bella e luccicante possa essere, presenta sempre una faccia meno nobile: che ne sarà delle formazioni escluse dal giro della grande competizione europea e che presumibilmente vedranno allargarsi la forbice con i top club in maniera definitiva?
E ancora, quale destino avranno i campionati nazionali, inevitabilmente passati in secondo piano negli obiettivi delle squadre maggiori? Dovremo davvero abituarci a vedere la Serie A il mercoledì per lasciare spazio alla Champions League, con le grandi squadre intente a mandare in campo le riserve al fine di preservare i grandi giocatori per le sfide che contano?

Probabilmente ad indirizzare in modo determinante i miei pensieri sono i primi capelli bianchi che affollano le tempie, ma questo cambiamento in nome della modernità e di un calcio d'élite, elevato sempre di più a spettacolo "eletto" per pochi "eletti" non mi convince affatto; il 2024 è ancora relativamente lontano ed è bene ricordare che di definitivo per il momento non c'è ancora nulla, ma la sensazione di trovarsi come una pallina su un piano inclinato impercettibilmente è molto forte.
Forse abbiamo già incominciato a rotolare, ma non ce ne siamo ancora accorti...

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