Marina

in #ita6 years ago

Un braccialetto. Un semplicissimo braccialetto di perline, di quelli che andavano tanto di moda tra le ragazze della sua età. Era appoggiato lì, tra le scatole di prodotti appena arrivati ancora da smistare. Qualcuno evidentemente doveva averlo perso.
"Come si fa a perdere un braccialetto del genere?" si domandò Marina fissando l'oggetto al quale si stava avvicinando.
Era sistemato proprio al centro della scatola, posto in una maniera tale da lasciar intendere che, probabilmente, qualcuno doveva averlo raccolto e riposto volutamente in una posizione ben visibile.
Marina lo raccolse: aveva notato da subito il colore rosa del braccialetto. Adorava il rosa, la faceva sentire più bella, le sembrava quasi che le persone la guardassero diversamente, quando indossava il suo colore preferito.

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Marina. Sull'oggetto c'era scritto il suo nome. Lo guardò un attimo perplessa, poi lo infilò in tasca di corsa, senza farsi notare. In realtà era stato un gesto istintivo, il braccialetto non faceva parte della collezione esposta nel negozio per il quale lavorava, di certo non poteva essere accusata di averlo rubato.
"Oggi è proprio una giornata strana" pensò.
A casa cenò come tutte le sere, tra un'occhiata alla televisione e quattro chiacchiere scambiate con i genitori e i fratelli più piccoli. Il braccialetto era sempre lì, nei suoi pensieri. Lo mise sul comodino, guardandolo un'altra volta prima di spegnere la luce:
"cara Marina, si vede che anche tu, come me, non sei molto fortunata..."
Si lasciò scappare un sorriso ironico, e si addormentò.

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"Marina!"
La responsabile la stava chiamando, come era solita fare, con un tono non proprio amichevole:
"Hai sistemato tu le collane? Guarda che ne hai lasciata fuori una! Vai subito a metterla a posto, prima che qualche furbo se la metta in tasca!"
Provò a chiedere maggiori spiegazioni, ma la donna aveva già voltato i tacchi.
Com'era possibile che avesse dimenticato una collana? Era sempre molto attenta nel suo lavoro, ed era sempre solita assicurarsi di sistemare tutti gli oggetti nella maniera più corretta.
Eppure una collana era lì, chiaramente fuori posto tra gli scaffali, in una posizione che non era possibile ignorare.
Marina la raccolse, notando subito la sua estraneità al negozio:
"Non sa nemmeno quali prodotti vende..." pensò scuotendo la testa e riferendosi a Laura, la responsabile che l'aveva ripresa pochi minuti prima.
Rigirò l'oggetto tra le mani: aveva attaccato un pendente a forma di rosa.
Lo sguardo le cadde sul braccialetto trovato il giorno prima e che ora indossava orgogliosamente.
Due oggetti nello stesso punto del negozio, a distanza di un giorno: o questa Marina era una terribile sbadata, o quelle cose erano state lasciate lì, apposta perché lei li trovasse.
Replicò il gesto del giorno precedente e infilò in tasca la collana. Era davvero possibile che tutto ciò fosse un messaggio per lei?
"Andiamo Marina" disse a sé stessa, "perché mai qualcuno dovrebbe lasciarti dei regali? Sei sempre la solita sognatrice..."

Non ci aveva mai creduto più di tanto a quella ipotesi. In fondo, se qualcuno avesse voluto recapitarle dei doni, perché non avrebbe dovuto farlo di persona?
"Il corteggiatore misterioso esiste solo nelle favole" si era ripetuta prima di andare a lavorare, del resto aveva sempre avuto una spiccata tendenza ad auto-proteggersi.
Eppure non poteva negare, nemmeno a sé stessa, che in quel giorno il campanello dell'ingresso l'aveva fatta sussultare e accelerare i battiti del cuore; aveva avuto un occhio particolare per tutti quelli che entravano, aveva studiato i gesti e prestato cura agli sguardi, ma non era successo nulla.

"Tanto, finisce sempre così!" Si tolse il braccialetto e lo gettò sul comodino; quel giorno non l'avrebbe indossato.
Erano passate due settimane, a sperare di comprendere chi potesse averlo lasciato, e cominciava a sentirsi una sciocca.
Era stato semplicemente il caso, pensò: due persone, o la stessa per due giorni di fila, avevano dimenticato un oggetto nel negozio dove lavorava. Doveva per forza risultare così strano? Forse, strano ma non impossibile. Non c'era poi così tanto da meravigliarsi.

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𝘌𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘭𝘶𝘪, 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘳𝘦, 𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘷𝘢 𝘶𝘯 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪𝘦𝘳𝘰. 𝘈 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢𝘷𝘢 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘪𝘯𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢𝘤𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘥𝘪𝘨𝘯𝘪𝘵à 𝘳𝘪𝘤𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘷𝘢 𝘴𝘶𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘦𝘵𝘳𝘰. 𝘝𝘰𝘭𝘦𝘷𝘢 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘦. "𝘛𝘳𝘢𝘯𝘲𝘶𝘪𝘭𝘭𝘢 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢, 𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘤𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘪𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘦 𝘢𝘻𝘻𝘶𝘳𝘳𝘰 𝘦 𝘷𝘪𝘷𝘳𝘢𝘪 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘥'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦" 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘷𝘢 𝘴𝘰𝘳𝘳𝘪𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘴𝘦𝘥𝘶𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘢𝘯𝘪𝘢. 𝘈𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵à 𝘥𝘪 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯'𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘤𝘪𝘯𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘢 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘵𝘦𝘭𝘦𝘧𝘰𝘯𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘰 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘻𝘪𝘰, 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘶𝘵𝘦𝘳 𝘱𝘦𝘳𝘦𝘯𝘯𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘴𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘮𝘢𝘵𝘦𝘳𝘪𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘯𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪𝘦𝘳𝘪; 𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘭𝘢 𝘥'𝘢𝘵𝘵𝘦𝘴𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘵𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘥 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘷𝘢𝘭𝘭𝘢𝘳𝘴𝘪, 𝘮𝘢 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘭ì, 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘢𝘯𝘨𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦. "𝘋𝘰𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘭𝘦 𝘣𝘳𝘶𝘵𝘵𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘷𝘢𝘯𝘪𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰, 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘰𝘴𝘢 𝘦 𝘶𝘯 𝘣𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢: <<𝘝𝘶𝘰𝘪 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘢𝘳𝘮𝘪?>>

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Le sembrava di sognare. Eppure in quel biglietto, indirizzato a lei, c'era scritto proprio così: "Vuoi sposarmi?"
Portò una mano sulla bocca e trattenne a stento le lacrime. Chi poteva farle uno scherzo così terribile?
E se invece non fosse uno scherzo? Se qualcuno si fosse davvero innamorato di lei a tal punto da farle una domanda dall'apparenza così folle?
"La gente partecipa a show televisivi dove sposa sconosciuti che non ha mai visto, almeno conosce la mia faccia..." si ripeteva tra uno sguardo e l'altro rubato al prezioso biglietto.
"Gli dirò di si, chiunque esso sia" pensava. "Se davvero è arrivato ad un gesto del genere deve essere un uomo davvero innamorato".

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𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘧𝘦𝘭𝘪𝘤𝘦, 𝘤𝘩𝘪 𝘮𝘦𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘶𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘷𝘢 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳𝘭𝘰. 𝘓𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘥𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰, 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘢𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘢𝘥 𝘶𝘯 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘢𝘯𝘰𝘮𝘢𝘭𝘰. 𝘔𝘢 𝘤𝘪 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘪: 𝘦𝘳𝘢 𝘵𝘢𝘳𝘥𝘪, 𝘥𝘰𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢. 𝘋𝘦𝘭 𝘳𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘭𝘰 𝘳𝘦𝘤𝘭𝘢𝘮𝘢𝘷𝘢, 𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘮𝘢𝘪 𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘢𝘷𝘦𝘳 𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘣𝘢𝘤𝘪𝘰 𝘢𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘱𝘢𝘱à. 𝘊𝘩𝘪𝘶𝘴𝘦 𝘭'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘥𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘦𝘥 𝘢𝘣𝘣𝘰𝘻𝘻ò 𝘶𝘯 𝘴𝘰𝘳𝘳𝘪𝘴𝘰. 𝘎𝘶𝘢𝘳𝘥ò 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘵𝘰, 𝘴𝘤𝘢𝘵𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘭𝘶𝘪 𝘦 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘧𝘦𝘭𝘪𝘤𝘪 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘪𝘢𝘨𝘨𝘪𝘢. 𝘓'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘧𝘰𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘢 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘵𝘢 𝘷𝘪𝘢 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘵𝘰. "𝘚𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘳𝘦𝘴𝘢 𝘧𝘦𝘭𝘪𝘤𝘦, 𝘴𝘰𝘳𝘦𝘭𝘭𝘪𝘯𝘢, 𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘦", 𝘱𝘦𝘯𝘴ò 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘳𝘦 𝘴𝘢𝘭𝘷𝘢𝘷𝘢 𝘭'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘧𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘶𝘵𝘦𝘳: 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢.

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Grazie mille caro @mad-runner, una punta di autobiografia si è realizzata mentre scrivevo :)

Storia molto bella e delicata, ricca di sentimento, complimenti per questo tuo racconto gradevole e di ottima fattura, bravo @frafiomatale

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