I misteri della cucina

in #ita6 years ago

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Moltissimi anni fa, quando ero una giovane sposa, durante quella che io chiamo la vita n.1, decisi di diventare una brava cuoca e mi feci regalare nientemeno che l'Artusi, antico libro in cui venivano illustrate meravigliose ricette con ingredienti talvolta arcaici, non di rado introvabili.
Mi resi conto in breve che il livello era troppo alto per me, abituata ai libri e non alle pentole.
C'era un altro problema : i tempi di realizzazione della maggior parte dei piatti erano molto lunghi. Sicuramente dipendeva dall'epoca in cui era stato scritto il libro, tempi più calmi e meno frenetici, dove l'unico compito delle donne era stare dietro alla casa e preparare ottimi pasti per la famiglia.
Così riposi l'Artusi e passai ad un genere più "leggero".
In quel periodo, si parla dei primi anni '80, cominciò ad uscire un simpatico settimanale, Guidacucina, di piccole dimensioni e con tante ricette, la maggior parte delle quali realizzabili anche da cuochi inesperti.
Così, cominciò la fase migliore della mia attività domestica. Imparai a fare alcuni sughi, diversi dolci e anche piatti particolari, tipo il gazpacho e il pollo alle erbe, detto dai miei amici "il pollo cinese".
E' stata quella l'unica epoca in cui ero solita invitare persone a cena.
Non che avessi raggiunto livelli di eccellenza, ma insomma qualcosa riuscivo a preparare.
I piatti forti erano pasta al ragù, penne alla vodka, zuppa inglese e tiramisù, oltre ai già nominati pollo cinese e gazpacho.

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Poi la mia vita subì alcuni pesanti stravolgimenti e cominciò l'esistenza n.2.
Non sto a raccontare cosa accadde, diciamo che la mia quotidianità cambiò in modo piuttosto repentino e passai dal cucinare con impegno (anche se con mediocre successo) a non cucinare affatto.
Cambiai anche lavoro (sempre medico, ma in altra sede e reparto) e lì erano tutti bravissimi cuochi.
Una in particolare non faceva altro che raccontare le sue preparazioni culinarie. Portava spesso magnifiche torte alla frutta che io non avevo mai preparato neppure nei sogni.
In quel periodo, poi, entrò nella mia vita un uomo che cucinava benissimo, anche piatti complicati.
Mi sembrò pertanto superfluo riprendere a cucinare, dato che c'era lui che faceva per quattro e ripuliva anche.
Piatti forti ne aveva parecchi, specialmente di pesce.
Così, ripresi ad invitare gente, avevo ormai anche il cuoco.
Il cacciucco gli riusciva benissimo, tanto che una volta, a casa di amici, lo preparò per ben ventisei persone. In quel caso, mi fece fare l'aiuto cuoco, nel senso che dovevo pulire il pesce, passarlo e fare la bassa manovalanza.
Questo evento fu per me traumatico, alla fine della preparazione fui colta da un sonno profondo che avrebbe fatto invidia alla bella addormentata e a Banana Yoshimoto e non riuscii neppure a mangiare.
La vita n.2, dopo circa dieci anni, si concluse e mi ritrovai totalmente disabile alla cucina.

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Nella vita n.3, smisi di invitare persone a cena a casa. La mia attività professionale e quella politica si intensificarono e, praticamente, mangiavo quasi sempre fuori.
Parallelamente, persi ulteriormente le mie pochissime doti culinarie.
Regalai una enciclopedia della cucina italiana (comperata nella vita n.2 ) ad una giovane amica in procinto di sposarsi e presi l'abitudine di invitare ogni tanto gli amici al ristorante.
Anche il cibo da asporto cominciò ad essermi utile in diverse circostanze.
Conobbi ed apprezzai il ristorante cinese e l'indiano, il messicano e l'austriaco e perfino il mongolo.
Diciamo che fu una fase etnica.

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Dall'inizio del 2017, sono entrata nella vita n.4. Non sto ad elencare i passaggi, non ho intenzione di scrivere un'autobiografia, ma tutto scorre e tutto cambia.
Mangio fuori spesso, ma non quanto nella vita n.3.
A casa preferisco non ricevere, fa parte di una libertà a cui non rinuncio.
Cucino cose molto molto semplici, prevalentemente verdure e legumi, anche se non sono vegetariana.
Ho un compagno che non sa neppure come si accende il forno e anch'io mi sto disabituando.
Anzi, vi dirò di più : dopo alcuni anni, ho provato ad accendere il forno (solo per scaldare una pietanza, eh) ed è saltato tutto. Ho deciso che questo era un segno del destino, pertanto mi sono sentita autorizzata a proseguire nel mio minimalismo culinario che probabilmente, anzi sicuramente, rispecchia la mia vera natura.

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Ahahah, 4 fasi nella vita, chissà, magari ne avrai ancora altre 4 o addirittura di più, non si può mai sapere!!
Carinissimo racconto, cara #fulviaperillo, condito con sapienti tocchi di ironia, che in certi discorsi non guasta mai, e la puntualizzazione finale del saltatotutto all'accensione del forno sembra davvero un segno del destino!!!

altre fasi chissà, mai mettere limiti. Però, certo, il meglio è passato

Sto cercando di raggiungere dei nuovi equilibri, che possono dare delle soddisfazioni maggiori, cercando di valorizzare quello che la vita, seppur arida in diversi momenti, ci riserva, per cui tutto quello che raccoglieremo è valido e degno di menzione, ed anche se il meglio è sicuramente passato, come giustamente ed effettivamente hai detto tu, confidiamo e crediamo che il presente ed il futuro abbiamo un senso e riservino ancora dei piaceri, se non altro di vedere i nostri cari e cercando di vivere in pace con noi stessi

Forse e' questione di abitudine, io cucino da quando ero bambina ed ora lo faccio per mio marito e i miei tre figli e a dire loro sono brava. Ma se non avessi avuto occasione di farlo per impegni lavoratovi come e' successo a te, magari avrei dimenticato cosa avevo imparato. Se vuoi riprovare a cimentarti un pochino i libri di cucina di Benedetta Parodi sono veramente semplicissimi nella preparazione.

Grazie, ma a questo punto della mia vita, preferisco passare 😉😊

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